La reazione di Handanovic dopo la papera di Radu in Bologna-Inter: glaciale indifferenza
Ionut Radu non giocava una partita dal 19 gennaio scorso, anche allora chiuse il match con i brividi lungo la schiena per la qualificazione in Coppa Italia che all'Inter costò lacrime e sangue contro l'Empoli (3-2 dopo i supplementari). A Bologna è andata peggio, schiacciato dal peso della responsabilità per aver commesso l'errore decisivo valso la vittoria degli emiliani (2-1) e, forse, compromesso la rincorsa scudetto. Dopo Gianluigi Donnarumma con il Paris Saint-Germain e in Nazionale, Alex Meret del Napoli crocifisso a Empoli e Gigi Buffon col Parma (sì, proprio lui, il portiere campione del mondo perché certe cose capitano anche ai migliori) è il portiere rumeno a finire sotto i riflettori per una papera clamorosa. Il liscio, come si dice in gergo, lascia a Sansone un colpo da biliardo facile, facile… basta un tocco, palla in buca. Gol, sangue nelle vene che si gela, sguardi impietriti, mani nei capelli. Sipario e tutti a casa mentre l'altra metà di Milano rossonera gongola e fa i conti per la conquista del titoli.
La sorte ha avuto per l'estremo difensore un ruolo tragicomico. In campo c'era andato all'ultimo momento per l'indisponibilità di Samir Handanovic, costretto ad alzare bandiera bianca per un problema muscolare (contrattura all'addome) avvertito nell'immediata vigilia della partita. A suo modo diventerà protagonista nel post-gara per un atteggiamento che non passa inosservato e un po' fa riflettere per la reazione emotiva apparentemente algida rispetto al dramma (sportivo) che s'è consumato e ha investito il collega.
Radu non dimenticherà mai la serata da incubo vissuta nel finale. Ne porterà addosso il peso a lungo. Ci vorrà del tempo per ritrovare tranquillità e fiducia. Gli servirà tutto l'affetto dei compagni di squadra per rialzarsi. Che beffa. E quanto fa male quello che è capitato. Schiacciato dal peso della responsabilità, il numero uno dell'Inter esce dal rettangolo verde a capo chino, in lacrime, con la faccia nascosta parzialmente dietro la maglietta per pudore e vergogna.
È distrutto ma non viene lasciato solo. Cordaz (terzo portiere) lo stringe in un abbraccio. Dumfries compie un gesto molto bello: si piazza davanti alle telecamere e ostruisce la visuale. Lo fa per proteggere il compagno caduto in disgrazia, non vuole che il suo dolore diventi il manifesto del match, non accetta che quel pianto umano e comprensibile occupi i titoli di coda, fa di tutto perché non sia strumentalizzato e amplificato. "Andate via", dice il terzino olandese. "Lasciatelo stare" è il messaggio che trasmette dinanzi alla TV, mostrando solidarietà e compassione (che non è senso di pena ma sincera condivisione della sofferenza, come suggerisce l'etimologia della parola), compattezza di spogliatoio e consapevolezza che, nel bene e nel male, la forza di un gruppo è nell'unità che lo contraddistingue nei momenti più difficili.
L'immagine di Handanovic, invece, restituisce un'altra sensazione. Tra gli ultimi fotogrammi della serata dell'Inter a Bologna ce n'è uno che colpisce particolarmente: la reazione fredda, di glaciale indifferenza rispetto al momento che sta vivendo Radu (come si evince da un video di Sky). Un'istantanea che spicca soprattutto per la fascia di capitano che il portiere reca sul braccio: si dirige verso l'imbocco del tunnel senza voltarsi verso il compagno di squadra, procede a passo lento guardando dinanzi a sé, non concede nemmeno uno sguardo al collega disperato, confuso e stordito. Sopra il giorno di dolore che uno ha (e ha avuto anche lui) c'è quell'atteggiamento in apparenza distante e distaccato che lascia di stucco.