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La rabbia di Antonio Conte sull’aereo di ritorno da Inter-Napoli: duro sfogo sull’arbitro Mariani

Il tecnico salentino ha una strana sensazione dopo quanto accaduto (anche) a San Siro per quel rigore “inaccettabile” concesso all’Inter. Ma ci sono altri segnali che hanno portato allo sfogo in diretta tv domenica sera.
A cura di Maurizio De Santis
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"Retropensieri". La parola che Antonio Conte ha usato nello sfogo in tv dopo il pareggio con l'Inter a San Siro è stato come accendere la miccia: gli effetti della deflagrazione, lo spostamento d'aria hanno creato rumore e agitazione. Il Napoli è uscito indenne ed è ancora in vetta alla classifica perché la sorte (l'imponderabile e l'ingestibile da mani umane) ha voluto che un cecchino dal dischetto (e dalla distanza) come Calhanoglu sbagliasse la conclusione stampandola sul palo, lasciando che la sfera rimbalzasse anche lontano. Ma quel che il tecnico salentino ha visto e annusato nell'aria è puzza di bruciato che arriva da dietro le quinte del campionato.

Vi ha rimuginato su anche durante il viaggio in aereo da Milano (come racconta Repubblica), riflettendo con i suoi più stretti collaboratori su quanto sia "inaccettabile" come un errore di quella portata possa mandare a monte "lavoro e sacrifici", col rischio di essere determinante in negativo per l'esito della stagione, qualunque sia l'obiettivo prefisso, ambito, in ballo.

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Nel mirino non ci sono solo l'arbitro, Mariani, e gli ufficiali al Var esautorati dal protocollo (in occasione del rigore assegnato ai nerazzurri per il contatto leggero tra Anguissa e Dumfries non poteva intervenire). O meglio, il bersaglio è un altro ed è bello grosso al di là dei regolamenti, delle interpretazioni e della qualità dei singoli. Non può fare i nomi dei presunti mandanti (ammesso ve ne siano), però qualcosa gli ronza in testa e gli toglie il sonno. Perché è questo il succo del ragionamento se fai "retropensieri" e lo dici a gran voce in pubblico citando esempi tangibili: credere ci sia qualcuno che prova a condizionare i match, metterti i bastoni tra le ruote, avvelenare i pozzi. E gli torna in mente lo spintone plateale di Moreno su Kvaratskhelia lanciato a rete in piena area.

Anche allora sbottò ma la sua ira restò all'interno del recinto del campo di gioco: si voltò verso il quarto ufficiale e protestò urlando: "È acceso il var?". Fu il segnale, assieme ad altri, che c'era (c'è) qualcosa in atto. La decisione dell'arbitro Mariani ha fatto sì che quella rabbia rompesse gli argini e tracimasse nel battibecco con Marelli a DAZN: "Ma che significa il Var non può intervenire? Se c'è un errore, lo deve correggere". Replicò a muso duro anche ad Ambrosini che gli menzionò il Var a chiamata: "Ma che significa? E che lo devo chiamare io?… le distorsioni del suo utilizzo nel nome del protocollo possono far venire cattivi retropensieri".

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Antonio Conte ne ebbe (forse) anche quando era sulla panchina dell'Inter che nel 2021 venne sconfitta a Torino (3-2) dalla Juventus e perse quel match a causa di un controverso (molto controverso) calcio di rigore assegnato ai bianconeri per un contatto di Cuadrado con Perisic: lo subì il croato ma venne assegnato penalty ai bianconeri che grazie al successo (e all'inopinato pareggio del Napoli in casa col Verona) salirono in corsa sul treno Champions al posto dei partenopei. Il tecnico salentino aveva lo scudetto già cucito sul petto e la pancia dei nerazzurri era piena abbastanza da tollerare anche un errore così clamoroso che l'ex direttore di gara, Calvarese, ancora ricorda con rammarico.

Il tecnico leccese sa cosa vuol dire essere dall'altra parte della barricata, sa come funzionano certe situazioni. Le riconosce a naso, questione d'istinto e di abitudine e di storia dei club. E oggi che è al Napoli non vuole correre il rischio di scontarle. Che mandino tutto il suo lavoro a carte e quarantotto.

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