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La protesta compatta del mondo ultras: “Fermate il calcio e non calpestate la vita umana”

Il mondo del tifo organizzato si è riunito dietro ad un comunicato ufficiale contro il ritorno al calcio giocato “finchè affollare gli stadi non tornerà ad essere un’abitudine priva di rischi per la salute collettiva”. Una presa di posizione che va controcorrente rispetto alla direzione intrapresa delle gare a porte chiuse e stadi blindati a tempo indeterminato.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il calcio è della gente e la gente vuole che il calcio si fermi. Il comunicato emesso in queste ore dagli ultras uniti da questo pensiero si riassume in questo semplicissimo concetto. Avvalorato che laddove si sta tornando a giocare, dal Portogallo alla Germania, lo si farà senza pubblico, senza tifosi, a porte chiuse. "Il cuore pulsante di questo sport popolare, i tifosi" viene meno e con esso il motivo fondamentale per tornare a giocare a calcio. Ma al di là dell'accorato appello del mondo delle curve calcistiche, gli ultrà sanno perfettamente che il loro sarà un grido inascoltato che perderà nel vento davanti agli interessi economici che ne determinano da sempre le decisioni.

"Chiediamo fermamente agli organi competenti, di mantenere il fermo delle competizioni calcistiche finchè affollare gli stadi non tornerà ad essere un'abitudine priva di rischi per la salute collettiva". Dunque, finché c'è emergenza, stop ai campionati, finchè non si troverà il modo corretto per riaprire gli impianti, ci volessero altri lunghissimi mesi, La volontà ultrà arriva proprio nelle ore in cui invece in Germania, Karl-Heinz Rummenigge, dirigente del Bayern Monaco, brinda alla ripartenza della Bundesliga assaporando la possibilità di avere miliardi di spettatori in diretta tv. La frontiera cui il calcio, anche ai tempi del coronavirus non ha mai tolto lo sguardo.

Teniamo a sottolineare che se gli ultras avessero una minima intenzione di lucrare su quella che è la propria propria passione – prosegue il comunicato dei gruppi di tifo organizzati – come abbiamo potuto leggere dai media in questi giorni, spingeremmo per una ripartenza per i campionati anzichè lottare affinché questo non avvenga, andando contro tutto il sistema calcio e a chi lavora per esso, scrivendo assurdità di ogni tipo

Un appello che molto probabilmente resterà tale e inascoltato. Oramai le gare a porte chiuse non sono più da tempo un argomento di discussione, avendo tutti concordato che questo sia la condizione necessaria, anche se non l'unica, per poter pensare di ritornare a giocare. Anche a tempo indeterminato, tanto che in alcuni Paesi come la Danimarca, si stanno studiano soluzioni a lungo termine, con stadi virtuali, e anche in Italia – se mai ripartirà la Serie A e in vista della prossima stagione – si sta studiando un calcio senza pubblico.

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