La polemica di Mourinho sul calendario della Roma ha un solo responsabile: “Arrivato per la politica”
Calendario penalizzante e stagione programmata male da chi nel calcio non c'è mai stato oppure vi è entrato attraverso altre strade, senza essere mai passato dal campo. Alla vigilia della sfida di campionato della sua Roma contro il Lecce, José Mourinho, rinfocola la polemica su un torneo di Serie A che, al netto delle Coppe, è cucito fuori misura rispetto alle esigenze delle squadre.
Nel caso specifico l'abito sta stretto addosso ai giallorossi che, prima della sosta, arriveranno al derby con meno giorni di riposo rispetto alla Lazio: gli uni in campo giovedì sera per l'Europa League, l'altra martedì per il match di Champions. La "sfortuna" – così la definisce in maniera ironica il tecnico portoghese – è che il derby della Capitale cada in un momento particolare: è l'ultimo turno prima dello stop in occasione delle qualificazioni a Euro 2024 e al lunedì sera non è possibile posticipare alcun match.
Perché nessuno ci ha pensato prima? Lo Special One dà una spiegazione chirurgica, smonta le obiezioni da parte di chi lo accusa di sollevare lamentele inopportune e rifila una stoccata – senza mai nominarlo – l'ad della Lega Serie A, Luigi De Siervo.
Noi parliamo del calendario dall'inizio del campionato, non lo abbiamo fatto certo per la prima volta dopo la partita contro l'Inter – le parole in conferenza di Mourinho -. Nel calcio c'è tanta gente arrivata con il paracadute. Non è il loro mondo, non lo conoscono. Sono arrivati per la politica, per l'abito o per la cravatta belli. È gente scesa con il paracadute, non è nata e cresciuta nel calcio. Non sanno cosa significare giocare dopo 3 giorni oppure lo sanno ma fanno finta di non sapere.
La riflessione di Mourinho porta in primo in piano ancora un altro paio di aspetti della questione, l'uno più generale e un altro che suona come un monito alla società: sarebbe sbagliato bollare come strumentale l'atteggiamento da parte dei tifosi che a ogni partita fischiano l'inno della Lega e se lo fanno – dice – ci sarà un motivo; il fatto che debba essere sempre lui a esporsi su determinati argomenti.
Se il nostro club non fa questa domanda pubblicamente e a livello istituzionale, sono sempre io che devo parlare delle stesse cose e magari non dovrei farlo. La prossima settimana succederà di nuovo ed è l'unico momento nel quale si può parlare di sfortuna. La Lazio gioca martedì, noi giovedì. Non possiamo giocare lunedì perché c'è la pausa e la partita dovrà essere domenica. Tutto quello che è successo fino ad oggi e che tornerà dopo ci ha penalizzato e ci penalizzerà.
Nel discorso dell'allenatore c'è anche un altro punto che entra nel corredo accessorio: la rosa della Roma che non ha abbastanza alternative e gli infortuni che pure hanno un peso determinante.
Ci sono squadre con più potenziale per fare tutto questo e altre che ne hanno meno oppure hanno difficoltà. Se avessimo 6 centrali, potremmo giocare anche ogni 3 giorni perché potremmo cambiare. Quando ne hai 4, che diventano 3 e poi si riducono a 2, diventa più difficile.