La partita che Messina Denaro vide allo stadio nascosto tra 35mila persone: non era lì per tifare
Il calcio, a Matteo Messina Denaro, non è mai interessato granché. I grandi eventi, però, sì. Palermo-Sampdoria, nel 2010, lo era eccome. Uno scontro diretto alla penultima giornata di campionato per guadagnarsi l’accesso alla Champions League, un traguardo storico che verrà centrato dai blucerchiati pareggiando al Barbera (rigore di Pazzini da un lato, rigore di Miccoli dall‘altro). Mentre gli occhi dei 35.872 presenti erano rivolti sul terreno di gioco, però, sugli spalti avrebbe trovato posto il superlatitante più ricercato d’Italia, già allora in cima alla lista delle forze dell’ordine, a quattro anni dall’arresto di Bernardo Provenzano. Questo è quanto confidato ai Ros, pochi mesi dopo quella partita, da un pentito.
Il meeting di mafia e la partita al Barbera
La notizia, riportata all’epoca da Repubblica, aprì grossi interrogativi su come fosse possibile che Messina Denaro potesse avere accesso allo stadio, per giunta in una partita di cartello (ad oggi, quella col maggior numero di spettatori di sempre nell’impianto palermitano). Dalle informazioni pubblicate sul quotidiano, emerge che proprio nel giorno di Palermo-Sampdoria si sarebbe tenuta una riunione con alcuni mafiosi palermitani, alla quale il boss avrebbe partecipato assistendo pure al match di campionato. Un meeting in cui si sarebbe discusso della possibilità di una nuova fase stragista, tra chi voleva un nuovo corso di Cosa Nostra e chi proponeva nuovi attentati in Sicilia. Dalle ricostruzioni, Messina Denaro si sarebbe opposto alla strategia delle bombe.
Ciò che appare meno probabile, però, è che il latitante che era stato arrestato lo scorso gennaio alla clinica Maddalena di Palermo fosse un tifoso di calcio. Al contrario, il pallone non rientrava tra le sue principali passioni, a differenza però di quelle degli uomini che gli sono stati vicini in questi anni. Inoltre, nel pomeriggio del 9 maggio 2010 e nei giorni precedenti alla sfida tra Palermo e Sampdoria, l’intera città era in fibrillazione per un evento mai verificatosi prima nella centenaria storia del club rosanero. Un vero e proprio spareggio per l’accesso in Champions League, con la squadra di Miccoli, Pastore e Cavani all’inseguimento della Sampdoria di Cassano e Pazzini. I doriani, quarti con due punti di vantaggio, riuscirono a mantenere inalterate le distanze e per poco non andarono vicini al chiudere i conti proprio al Barbera. Finì 1-1, il Palermo sbagliò un gol clamoroso a porta vuota nel finale e col successo sul Napoli all’ultima giornata, furono i liguri a staccare il pass per i preliminari di Champions, persi contro il Werder Brema.
Il fallito attentato allo stadio Olimpico
Il calcio, seppur di riflesso, ha rischiato anche di essere vittima di Messina Denaro. Nel 1994, allo stadio Olimpico di Roma, in occasione del match di Serie A tra i giallorossi e l’Udinese. Sulla scia delle stragi avviate due anni prima, nelle quali persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Cosa Nostra aveva organizzato un altro attentato, puntando come obiettivo un presidio dei Carabinieri, in servizio per garantire l’ordine pubblico durante la partita. Un malfunzionamento nel dispositivo che avrebbe dovuto far saltare in aria un’autobomba evitò il peggio. L’ennesimo atto di rappresaglia di quegli anni bui, che fortunatamente non ebbe effetti. A quasi 30 anni da quel Roma-Udinese, Messina Denaro si è spento dopo aver trascorso otto mesi in carcere.