La parabola ispiratrice di Luis Diaz, dalla malnutrizione alla Premier: “Ci chiedeva di mangiare”
Tra i colpi più importanti a livello internazionale di questa ultima sessione di mercato invernale, c'è sicuramente il trasferimento dal Porto al Liverpool di Luis Diaz. I Reds hanno sborsato 45 milioni di euro per acquistare l'esterno offensivo colombiano classe 1997 beffando le altre big inglesi molto interessate alle sue prestazioni, in primis il Tottenham di Antonio Conte. Un ulteriore salto di qualità per Luis Diaz che è passato in soli sette anni dall'essere un ragazzo povero e malnutrito, ad essere una delle stelle del calcio internazionale. Una storia molto particolare quella di questo 25enne sudamericano.
Una crescita esponenziale quella di Luis Diaz che nel 2019 ha lasciato la sua Colombia per trasferirsi al Porto, rifiutando Cardiff City e poi Zenit (l'anno successivo), per seguire le orme di tanti suoi connazionali come James Rodriguez, Radamel Falcao, Fredy Guarin e Jackson Martinez. Qualità, quantità e talento per l'esterno capace di "vedere" la porta come pochi, come confermato da 25 gol in due anni. Nei Dragoes, Diaz ha conquistato a poco a poco un ruolo di titolare inamovibile e in questa stagione ha fatto piangere anche il Milan segnando il gol decisivo per la vittoria dei suoi in Champions.
In patria è considerato un vero e proprio idolo, anche in un momento non semplice per i Cafeteros in crisi nel girone di qualificazione ai Mondiali. Negli occhi di tutti ci sono ancora le sue super prestazioni nell'ultima Copa America. Partite super per contribuire al terzo posto della Colombia, impreziosite da alcune reti di pregevole fattura come quella in rovesciata contro il Brasile. Sua la Scarpa d'Oro del torneo in coabitazione con Messi. Il suo rendimento in crescendo ha fatto accendere i riflettori di mercato della Premier, con il Tottenham che sembrava più avanti di tutti nella corsa al suo acquisto. E invece ecco il Liverpool che ha sbaragliato la concorrenza.
Un sogno che si realizza per Luis Diaz, che ha una storia molto particolare. Il calciatore ha origini umilissime. Le sue radici sono Wayuu, ovvero appartenenti all'etnia indigena che occupa la penisola di Guajira, divisa tra Colombia e Venezuela. Nato a Barrancas, cittadina in una zona quasi desertica a 100 chilometri da Riohacha la capitale di La Guajira, Diaz è cresciuto in una famiglia molto povera, con il papà istruttore e gestore di una scuola di calcio.
Una struttura molto umile e non certo all'avanguardia. Sin da piccolissimo oltre a coltivare la passione per il pallone, Luis era costretto a lavorare e aiutare la famiglia per sopperire alla povertà e alla denutrizione. La sua vita sembrava destinata lì in quel piccolo angolo di mondo, pur sognando sempre di diventare un grande calciatore. Basti pensare che tra il 2008 e il 2016 in quella zona della Colombia sono morti circa 4.770 bambini Wayuu proprio per malnutrizione. La svolta nella vita di quel ragazzino così umile ed esile è arrivata a 17 anni, quando suo padre lo portò a Bogotà per sottoporsi alla selezione dei componenti della squadra nazionale che avrebbe gareggiato nella Copa America de los Pueblos Indígenas
In quell'occasione quel ragazzo sottopeso, ma dal talento impressionante, fu subito notato da un'icona del calcio colombiano come Carlos Valderrama che subito lo segnalò alla Primavera del Barranquilla dove è iniziato poi il suo viaggio nel mondo del calcio professionistico. John ‘Pocillo' Diaz che ha guidato quella nazionale colombiana alla BBC ha raccontato: "Per un momento, abbiamo pensato che sarebbe stato molto difficile per lui esibirsi perché ‘Lucho' sembrava avere problemi di malnutrizione. Era molto magro e ha perso i duelli con altri giocatori. Ma nonostante ciò, è riuscito a distinguersi tra i 400 candidati e ad entrare nella rosa di 26 uomini. Potevi vedere i suoi occhi illuminarsi per quell'esperienza. Lucho ci chiedeva se poteva consumare lo stesso pasto più di una volta era così umile". E infatti la prima cosa che fecero i responsabili della rappresentativa fu di impostare per lui una dieta proteica, che gli permettesse di mettere su 10 chili di muscoli. Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora, e oggi, Diaz è uno dei calciatori più stimati del mondo.