La parabola della carriera di Higuain: “Pensavo di giocarci con la sigaretta”
Al Real Madrid giocava punta centrale. In Italia la collaborazione con Sarri lo ha rigenerato trasformandolo nel bomber che a Napoli ha segnato il record dei 36 gol in un campionato. Alla Juve ha giocato perfino da centrocampista. Gonzalo Higuain racconta e si racconta alla Bobo Tv nel collegamento sul canale Twitch con Christian Vieri, Daniele Adani, Nicola Ventola e Antonio Cassano. Il Pipita ha chiuso la propria esperienza in Serie A: ha lasciato la Juventus e scelto di volare dall'altra parte del mondo. Adesso è a Miami e milita nella Major League Soccer americana e s'è dovuto ricredere in fretta sulle potenzialità e il livello di competitività del torneo.
Pensavo di giocarci con la sigaretta e invece si fa fatica perché è un campionato duro. -spiega l'argentino -. È simile a quello italiano… In Spagna e in Inghilterra puoi anche fare bene ma in Serie A rischi di soffrire e in America è la stessa cosa. Perché qui il calcio è cambiato.
Cosa lo ha spinto ad abbandonare l'Europa e ad accettare l'offerta che gli è arrivata dalla Florida? Higuain ne aveva già parlato in passato e lo spiega anche durante la chiacchierata con gli ex calciatori: la qualità della sua vita, come uomo e atleta, è cambiata in maniera molto netta, decisamente in meglio. E il Pipita in questa nuova realtà si trova benissimo, anche se qualcuno gli ha contestato di essersi presentato grasso, pelato e barbuto. Ha capito che era il momento giusto per farlo lasciando alle spalle l'Italia e quant'altro ha fatto parte del suo bagaglio di attaccante.
A Miami ho trovato la serenità fuori dal calcio – ha aggiunto l'ex madrileno -. In Europa l'avevo più. Buffon mi disse che quando non avrei più sentito il fuoco dentro sarebbe stato il momento di cambiare. E l'ho fatto.
Spagna, Italia, Inghilterra (sia pure per una breve parentesi) poi di nuovo Italia e infine gli Stati Uniti. La parabola della carriera di Gonzalo Higuain è stata scandita anche dall'evoluzione del suo modo di giocare. È lo stesso calciatore a spiegare come ha cambiato la sua posizione in campo e come s'è dovuto adattare alle differenti richieste degli allenatori. Uno in particolare quello che è stato determinante per lui e di cui conserva un ottimo ricordo.
A Madrid ero una punta centrale mentre con Sarri ho imparato ad aiutare la squadra. Alla Juve quasi facevo il centrocampista centrale. Prima dell’arrivo di Maurizio ero indeciso ma lui in cinque minuti mi ha convinto a restare a Napoli e ho fatto 36 gol. È stato un grande maestro, è stato uno dei migliori allenatori che ho avuto. Perché alla Juve è rimasto solo un anno? Voleva giocare sempre a due tocchi ma alcuni giocatori non erano contenti della sua idea di gioco.