La Nazionale australiana unita nel difendere i diritti umani, dura la reazione del governo del Qatar
L'Australia parteciperà agli imminenti Mondiali in Qatar che inizieranno il prossimo 20 novembre e a meno di tre settimane dalla kermesse iridata più importante del sistema calcio, i giocatori della Nazionale hanno deciso di rilasciare un lungo video in cui hanno condannato apertamente il Governo del Paese del Golfo, accusato ripetutamente di aver calpestato i diritti umani. Un lungo video, di oltre tre minuti in cui tutti i calciatori si sono esposti in prima persona rappresentando quella che è ad oggi la prima esplicita dichiarazione di un intero Paese verso il governo qatariota.
Un filmato che è stato pubblicato sui social ufficiali della nazionale australiana e che è figlio di una riflessione lunga e intensa, durata due anni che ha coinvolto tutte le parti calcistiche australiane e non solo e che, non a caso, è stata resa pubblica a ridosso dei Mondiali: ci sono state consultazioni tra i Socceroos e il sindacato nazionale dei giocatori, oltre a Football Australia, la Federcalcio del Paese che aveva da tempo aperto la discussione chiamando in causa anche Amnesty International, l'organo di governo mondiale dello sport e FifPro, l'organizzazione globale dei giocatori. Alla fine ne è nato un filmato che ha già scatenato la reazione del Governo del Qatar.
"Grazie al calcio coloro di noi che hanno avuto l'onore di rappresentare il nostro Paese, hanno avuto l'opportunità di conoscere il mondo e la sua gente. Durante la ricerca per qualificarsi per l'apice del gioco più bello del mondo, i Socceroos hanno giocato in quasi tutti i continenti: durante il viaggio di Socceroos dalla Cambogia nel 1970, Hong Kong nel 74, Scozia nell'85, a Doha nel 2022, abbiamo visto il potere del calcio e l'impatto che ha sulle persone." Così inizia il lungo video che ritrae uno ad uno tutti i giocatori della Nazionale australiana. "Ci sono valori universali che dovrebbero definire il calcio. Valori come rispetto, dignità, fiducia e coraggio. Quando rappresentiamo la nostra nazione, aspiriamo a incarnare questi valori ed è per questi motivi che dobbiamo parlare della situazione in Qatar. Negli ultimi due anni abbiamo intrapreso un viaggio per capire e conoscere meglio la situazione" continua il racconto.
Un racconto che ha denunciato pubblicamente la volontà di farsi testimoni di quanto il calcio possa fare per migliorare la società, grazie al suo enorme impatto: "Affrontare questi problemi non è facile e non abbiamo tutte le risposte" dicono i calciatori che poi spiegano la finalità che si dovrà raggiungere: "far avanzare le riforme e stabilire un'eredità duratura del Mondiale in Qatar, con un lascito che deve proseguire oltre il torneo". Le proposte sono concrete e puntuali come la creazione di un centro di risorse per i migranti e soluzioni per coloro ai quali sono stati negati i diritti, nonché la totale depenalizzazione di tutte le violazioni e parità di diritti per ogni scelta sessuale.
Al di là delle precedenti denunce arrivate anche da altri Paesi oltre l'Australia, questa è la prima volta che si sente la voce di un gruppo di giocatori unito e rappresentante un intero Paese. E il riverbero delle frasi dei 16 nazionali non poteva non lasciare indifferenti i vertici del Qatar. Alcuni progressi sono stati compiuti sotto la pressione internazionale con il sistema della "kafala" che – tra i tanti abusi – permetteva ai datori di lavoro di togliere i passaporti ai lavoratori e impedirgli di lasciare il Paese è stato in parte demolito, con le condizioni di lavoro generali che sono migliorate, stabilendo un salario minimo. Tuttavia "mentre le riforme sono un passo importante e gradito, la loro attuazione rimane incoerente e richiede miglioramenti" si sente dire nel video. Parole che sono arrivate anche alle orecchie dello sceicco Tamim bin Hamad Al Thani che ha denunciato tale mobilitazione come una "campagna contro il Qatar senza precedenti che mai prima nessun Paese ospitante la Coppa del Mondo ha subito" sostenendo che molte riforme sono state già messe in atto e che, in occasione dei Mondiali, al contrario di quanto da più parti denunciato non ci sarà alcuna repressione né per motivi ideologici, né politici né sessuali. Ma ciò che il calcio pretende – e il messaggio dei giocatori australiani ne è una conferma – è che tutto ciò debba continuare, lasciando una eredità che vada ben oltre "il fischio finale della Coppa del Mondo".