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Diego Armando Maradona morto a 60 anni

La morte di Diego Armando Maradona poteva essere evitata

L’autopsia sul corpo dell’ex capitano dell’Argentina e del Napoli, ha fornito dettagli fondamentali che portano a pensare che non sarebbe stata presa nessuna precauzione per i gravi problemi cardiaci di cui soffriva l’ex Pibe de Oro. Nel sangue e nelle urine sono state invece trovate tracce di farmaci considerati rischiosi per chi soffre di tali patologie.
A cura di Alberto Pucci
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Ad un mese esatto dalla tragica notizia che ha sconvolto il mondo del calcio, emergono nuove informazioni importanti sulle condizioni fisiche di Diego Armando Maradona prima della sua morte: dettagli fondamentali che confermano come i medici argentini non abbiano fatto tutto il possibile per aiutare e salvare l'ex Pibe de Oro. L'eco della sua scomparsa non è ovviamente scemato in queste ultime ore che precedono il primo Natale senza Diego. Né a Napoli, dove le lacrime per l'argentino continuano a rigare le guance dei tifosi, né in Argentina dove i media scavano alla ricerca della verità e della risposta alla domanda che tutti si sono fatti: la morte di Diego Armando Maradona poteva essere evitata?

Tutte le notizie rimbalzate dall'Argentina, al netto delle accuse e degli attacchi di chi lo ha conosciuto e vissuto fino all'ultimo, lasciano pensare che probabilmente con cure adeguate l'ex capitano dell'Argentina e del Napoli avrebbe festeggiato la fine di questo maledetto 2020. A rivelarlo sono gli esami medici svolti sul suo corpo: in primis l'autopsia. Prima di morire Diego non aveva fatto uso di droghe o alcol, ma era in una condizione critica con cuore, fegato e reni molto compromessi. Le analisi hanno evidenziato che Maradona aveva un'insufficienza cardiaca e gravi problemi ai polmoni e soffriva di ‘cirrosi epatica, necrosi tubulare acuta associata a malattia renale cronica, fibrosi miocardica e subendocardica', con il suo corpo che presentava anche ‘aree suggestive di ischemia acuta".

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L'assenza di tracce di farmaci per la malattia cardiaca

La stessa autopsia, oltre a confermare le gravi patologie, ha però anche messo in primo piano un altro aspetto fondamentale: Diego non aveva ricevuto alcun farmaco per la sua malattia cardiaca. In pratica nelle ore precedenti alla sua morte non era stata adottata nessuna cura specifica per i problemi al cuore, che le analisi hanno confermato pesare 503 grammi: quasi il doppio di un cuore normale. Il lavoro degli specialisti della Soprintendenza della Polizia Scientifica argentina, si è invece concentrato sul sangue e sulle urine di Diego dove sono state trovate tracce di alcuni farmaci considerati rischiosi per chi soffre di problemi cardiaci.

Tra questi anche la venlafaxina e la quetiapina: due farmaci utilizzati per combattere disturbi psichiatrici, disturbi bipolari e depressione, che possono portare ad un aumento della frequenza cardiaca (tachicardia) e ad aritmie complesse. "Se un cardiopatico non prende le sue medicine, devono essere prese le precauzioni necessarie per prevenire tutto ciò che potrebbe accadere, come se fosse ricoverato in ospedale – ha spiegato Carlos Montaldo, esperto di malattie cardiache, al sito argentino ‘TN' – Richiede il monitoraggio di 24 ore di ossimetria, pressione sanguigna e cuore. Questo può essere fatto con un monitor multiparamedico che avverte di qualsiasi anomalia tramite un allarme". Sul perché non siano state prese tutte queste precauzioni sta indagando la Procura di San Isidro. Ciò che a questo punto rimane in testa a tutti i tifosi è la convinzione che la morte di Diego Armando Maradona poteva essere evitata.

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