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La moglie di Dani Alves non smette di amarlo: “Lo sento tutti i giorni. È infedele, ma innocente”

Dani Alves è in carcere da 5 mesi per un’accusa gravissima di stupro, Joana Sanz è una donna lacerata col cuore a pezzi: “Mi fa male perché lo amo e lo amerò per sempre, ma non possiamo tornare assieme”. La modella spagnola non può fare a meno di sentirlo tutti i giorni al telefono: “È l’unico modo che ho per sapere che è vivo. Ho bisogno di sapere come sta. Se ha mangiato, se dorme, se si allena”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Dani Alves è in carcere dallo scorso 20 gennaio, sono ormai quasi 5 mesi, in seguito alla grave accusa – che gli può costare una decina di anni di galera – di aver violentato una ragazza la sera del 30 dicembre nel bagno di un privé di una discoteca di Barcellona, il Sutton Club. Il giudice ha negato più volte al 40enne calciatore brasiliano la libertà su cauzione – a causa del pericolo di fuga in patria, ma anche di un quadro indiziario ritenuto pesantissimo – ed ora le cose sembrano mettersi davvero male per l'ex pilastro blaugrana, l'uomo che in carriera ha vinto più trofei di tutti nella storia del calcio.

Intanto la sua permanenza in prigione sarà ancora molto lunga, visto che affronterà il processo da galeotto. Poi ci sono le conseguenze sulla sua carriera (che è finita, dopo che la sua ultima squadra, l'UNAM Pumas di Città del Messico, lo ha licenziato) e sulla sua vita privata, assolutamente devastata. Joana Sanz, la 31enne modella spagnola con cui è sposato da parecchi anni, ammette di amarlo ancora, ma di non poterlo perdonare per il tradimento confessato da Dani Alves agli inquirenti. È questa l'ultima delle tante versioni date dal brasiliano ai magistrati: un rapporto consensuale con la ragazza che lo ha denunciato, per negare lo scenario di uno stupro.

Dani Alves e Joana Sanz quando il loro amore era senza ombre
Dani Alves e Joana Sanz quando il loro amore era senza ombre

Un'ammissione cui è stato di fatto costretto dal fatto che le sue versioni precedenti – in cui andava dal non conoscere affatto la donna ad averla soltanto incrociato in bagno – erano state smentite dalle immagini delle telecamere del locale e dalle numerose testimonianze dei presenti. A questa ricostruzione, il tradimento sì ma non lo stupro, ha deciso di credere la moglie di Dani Alves, che in una lunga intervista apre il suo cuore fatto a pezzi dalla vicenda. Non riesce a smettere di amare il brasiliano, ma è impossibile stare ancora assieme a lui come compagna.

"Penso che Dani sia innocente – premette Joana a Vanitatis – Per quanto ne so, non c'è stato ancora un processo. Non possiamo condannarlo prima che accada. Come sono venuta a conoscenza della notizia? L'ho scoperto attraverso i media. Lo giuro. Non sapevo niente finché non l'hanno reso pubblico. Ed è così che ho scoperto tutto. In linea di principio non ho dato credito a nulla. Ero scioccata. E tutto mi sembrava molto serio. È entrato in prigione senza alcuna prova. Non dimentichiamo che è andato a testimoniare volontariamente. Che non aveva ricevuto alcuna notifica per andare a farlo, nessuno glielo ha chiesto. E da lì lo hanno portato direttamente in prigione".

A distanza di mesi dall'arresto di Dani Alves e con tante notizie uscite su quella drammatica notte al Sutton Club – incluse le immagini in cui si vede la ragazza 23enne in lacrime chiedere aiuto al personale della discoteca – l'opinione della Sanz non è cambiata: "Credo nella sua innocenza e spero di non sbagliarmi. Conoscendolo, posso dire che Dani non è una cattiva persona. Che ha rovinato fino in fondo il nostro matrimonio, sì. Ma penso che non avrebbe mai fatto la cosa di cui lo accusano sapendo che avrebbe potuto perdere tutto. È troppo serio".

Quando le si chiede perché allora Dani Alves abbia fornito così tante versioni diverse, la moglie sposa la tesi della difesa, ovvero è proprio per lei che non avrebbe inizialmente confessato il rapporto sessuale adulterino (sia pure consensuale): "Penso che l'abbia fatto per me, per non darmi un'altra mazzata. Quando è andato in prigione, mia madre era morta da una settimana e immagino che non volesse farmi soffrire di nuovo. Penso che voleva evitare di procurarmi altro dolore nel momento peggiore della mia vita".

Joana Sanz è nata a Tenerife, compirà 31 anni il 9 giugno
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Nonostante ritenga che sia innocente, la modella è intenzionata a divorziare da Dani Alves: "Sto valutando il divorzio perché scopro che mi è stato infedele, ma, nonostante tutto quello che è stato detto, non abbiamo ancora avviato le procedure. Siamo ancora sposati. Al momento è solo a parole. Io e Dani abbiamo una conversazione in sospeso perché ha rotto alcuni valori che considero quelli che mantengono un matrimonio: rispetto e fiducia. Ma, nonostante tutto questo, continuerò ad esserci perché Dani è la mia famiglia. Siamo stati super bravi, non abbiamo mai litigato. Non abbiamo mai avuto problemi con nulla. Sono una persona molto semplice e non discuto. Quello che mi fa più male di tutto questo è che l'amore è intatto".

Parole che fanno intuire la lacerazione interiore della donna, una ferita che sanguina copiosamente quando le si chiede perché pensa che sia accaduta quella vicenda quella notte, un tradimento nei bagni di un locale, se a suo dire col marito si amavano così tanto: "Non ha niente a che fare una cosa con l'altra. Dani ha commesso un errore e per questo ha perso tutto quello che avevamo. Com'è la nostra relazione adesso? Lo vado a trovare in carcere. Non ci sono vibrazioni negative. Stiamo insieme da otto anni e non mi rimane solo quello che ha rotto il nostro rapporto di coppia. Prendo anche tante altre cose belle che abbiamo vissuto e condiviso insieme. Non auguro il male a nessuno, figuriamoci a lui. Sono sempre andata molto d'accordo con i miei ex partner, quindi come posso non andare d'accordo con l'uomo con cui ho condiviso otto anni della mia vita".

La coppia si è sposata nel 2017, dopo due anni di fidanzamento
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"Conserviamo sempre il rancore e il male che ci fanno, ma il fatto che gli altri ci facciano qualcosa di brutto non significa che dobbiamo ricambiarlo con qualcosa di brutto. Ora è rinchiuso tra quattro pareti di cemento. Non ha ancora avuto un processo, non è stato ancora condannato. E questo mentalmente deve essere tremendo – continua Joana, che poi spiega che va a trovare il marito non certo perché vede ancora un futuro assieme – No, vado a vederlo a prescindere dalla relazione. Vado a trovarlo perché era lì ogni volta che avevo bisogno di lui. È vero che, quando avevo più bisogno di lui, mi ha fatto questo, ma prima abbiamo condiviso anche la nostra vita ed è stato al mio fianco anche in altri momenti molto duri. È venuto al funerale di mia madre. Ha preso un volo dal Messico lo stesso giorno in cui è morta ed è atterrato a Tenerife. Era con me, quindi ora come posso non stare con lui, come posso non andare a trovarlo. Ci vado quando posso. Alla fine, a causa del mio lavoro, sono sempre in viaggio, ma quando mi va bene e sono a Barcellona vado a trovarlo. In totale penso di esserci stato circa quattro volte da quando è andato in prigione".

Visite in carcere peraltro davvero molto dure e in cui la donna non può e non riesce a dire quello che vorrebbe, a causa delle modalità dei colloqui: "È molto complicato. Lo vedo attraverso il vetro e parliamo attraverso un telefono. Non siamo soli. Ci sono separé trasparenti in cui, ai lati, hai più persone che, se parli un po' forte, ti ascolteranno. Ecco perché lo trovo così violento ed è per questo che non siamo ancora riusciti a parlare delle cose gravi che ci riguardano. Non sono ancora riuscito nemmeno a insultarlo", dice con una risata amara.

È un filo che non si può spezzare, qualcosa che brucia ancora dentro e che rende il dolore ancora più insopportabile. Non ci sono solo gli incontri in carcere, ma un rapporto quotidiano tuttora fortissimo: "Gli parlo tutti i giorni al telefono. Perché è l'unico modo che ho per sapere che è vivo. E ho bisogno di sapere come sta. Se ha mangiato, se dorme, se si allena. Ho bisogno di sapere che sta bene mentalmente, così posso essere calma. Sono preoccupata che sia in un posto dove potrebbe succedergli qualcosa. Non posso fare a meno di preoccuparmi per lui, ma questo non significa che non sono ferita da quello che mi ha fatto. Se fosse stato a casa, probabilmente avrei lasciato che i suoi amici si prendessero cura di lui. Ma la situazione in cui si trova è diversa".

Joana Sanz ama ancora il campione brasiliano, ma il dolore per il tradimento non è superabile
Joana Sanz ama ancora il campione brasiliano, ma il dolore per il tradimento non è superabile

Joana Sanz non capisce perché sia stata negata la libertà provvisoria a Dani Alves in attesa del processo: "Può fuggire? Ma dove va? Se è andato volontariamente a testimoniare e in nessun momento è fuggito da nulla. Inoltre quello che mi dice è che la persona che ama di più sono io ed è per questo che non lascerebbe mai la Spagna. E al giorno d'oggi è molto facile predisporre delle misure: il ritiro del passaporto, un GPS, non so, ci sono molte opzioni".

Nella testimonianza della moglie, la prigionia del campione brasiliano lo ha ridotto ai minimi termini: "Come sta? Beh, si può immaginare. Il primo mese che è stato lì, ha solo pianto. Non ha nessuno con cui parlare. È solo con i suoi pensieri. Ora, con il passare del tempo, sta diventando più forte, si allena come meglio può e legge molto per tenere la testa occupata".

Dani Alves con Leo Messi al tempo dei trionfi col Barcellona: assieme hanno vinto tre Champions League
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Leggendo l'intervista è impossibile non essere colpiti da quanto Dani Alves occupi ancora il cuore della moglie, ogni momento di ogni singolo giorno. Ma il rispetto che ha per se stessa le fa rispondere senza esitazione alla domanda se potrebbe esserci una riconciliazione tra di loro: "No. E mi fa male il cuore perché lo amo e lo amerò per sempre. È stata una tappa molto importante della mia vita ed è per questo che continuerò ad esserci, per rispetto, ma non come coppia".

Quanto alla Joana di oggi, è una donna che sta cercando di aggrapparsi a tutto per non precipitare a fondo: "Sto male, sono molto triste e spaventata. Vado dallo psicologo per farmi aiutare, perché sennò il cervello dice ‘ciao'. Tutto quello che è successo è tremendo. E mi sta schizzando addosso senza aver fatto niente. Al contrario, anch'io sono una vittima".

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