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La Macedonia si beffa della Nazionale di Mancini: “Vinto all’italiana. Due tiri, un gol”

La Macedonia del Nord ha sfruttato il secondo tiro nello specchio della porta di Donnarumma, regalandosi la finale con il Portogallo al 92′: “Era stata preparata così”
A cura di Alessio Pediglieri
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Il ct della Macedonia, Blagoja Milevski festeggia la vittoria sull'Italia (fonte: account Instagram Federcalcio Macedone)
Il ct della Macedonia, Blagoja Milevski festeggia la vittoria sull'Italia (fonte: account Instagram Federcalcio Macedone)

Controllo e tiro, ad incrociare la porta avversaria colpendo la palla di collo e mirando il palo opposto laddove il portiere non può arrivare. Da manuale del gioco del calcio, il gol di Aleksandar Trajkovski, attaccante classe 1992, oggi all'Al Feiha squadra di metà classifica nel campionato saudita e autore del tiro che è valso l'accesso alla finale playoff per i mondiali, eliminando a Palermo la più quotata Italia di Mancini. Il tutto, arrivato al 92′ senza più dare ulteriore scampo ai sogni azzurri, al secondo tiro verso Donnarumma. Tanto è bastato a far gioire la Macedonia del Nord che adesso proverà a beffare un'altra big, il Portogallo di Cristiano Ronaldo per guadagnarsi il Qatar.

Una vittoria all'italiana, contro gli italiani. Non un semplice modo di dire, ma una constatazione che è stata esternata negli immediati minuti dopo il fischio finale di un quasi incredulo Blagoja Milevski, il ct 51enne che ha preso la propria nazionale non più tardi della scorsa estate e che è già diventato eroe in patria. Ha saputo resistere e sfruttare la pochezza del reparto offensivo del collega Mancini, vittima – a conti fatti – anche delle proprie scelte, trascinando una nazione intera nel sogno mondiale: "Siamo riusciti a vincere all'italiana contro gli italiani, un gol con due tiri. Sono contentissimo per questa vittoria, sono orgoglioso per questi ragazzi. Tutte le energie adesso saranno rivolte sul Portogallo. L'Italia? Grande squadra e con grandi giocatori ma noi abbiamo fatto una grande partita".

Un'analisi spietata ma coerente con quanto visto in campo al ‘Barbera' di Palermo. La Macedonia arrivava da vittima sacrificale per il trionfo azzurro, la classica Cenerentola al ballo delle debuttanti che si sarebbe dovuta accomodare nella sedia in fondo alla fila, dimenticata dai più. Così è stato per 90 minuti: la scena se l'è presa l'Italia di Mancini, infarcita di fosforo e piedi buoni. Malgrado una difesa azzurra raffazzonata per le tante assenze, ma mai messa in seria difficoltà, il resto mostrava in campo una supremazia manifesta, tanto evidente da vedere i macedoni da subito racchiusi nella propria metà campo in balìa dei fraseggi nostrani.

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Un andamento che non ha sorpreso la Macedonia che aveva impostato tutto nel modo in cui si stava consumando: reggere, difendere, attendere. "Sono molto contento per Trajkovski per il suo gol" ha poi sottolineato il ct macedone. "La partita è stata preparata così: abbiamo giocato come dovevamo. Conosciamo i nostri punti di forza e prima della partita ho detto ai ragazzi di divertirsi. Loro hanno fatto proprio questo".

L'obiettivo era quello di giocarsi i Mondiali fino all'ultimo, conscia delle proprie qualità ma anche dei propri limiti, provando il tutto per tutto anche nella speranza dei supplementari e, perché no, dei rigori. Gli stessi che avevano già condannato l'Italia a doversi giocare il Qatar ai playoff. Così, Milevski ha lasciato il pallino del gioco a Verratti e compagni: parola d'ordine, resistere. Un paio di contropiedi e nulla più, un tiro velleitario verso Donnarumma e affidamento sul reparto arretrato, sacrificando anche chi aveva piedi buoni per provarci (come Bardhi) alla causa difensiva.

Poi, il finale che tutti oramai abbiamo imparato a conoscere e con cui dovremo fare i conti per i prossimi quattro lunghissimi anni. Controllo, tiro ad incrociare la porta avversaria colpendo la palla di collo e mirando il palo opposto laddove il portiere non può arrivare. Tutto da manuale del gioco del calcio. Non all'italiana.

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