La lunga giornata di Antonio Conte: “Ho guardato il Milan, la Juventus no…”
Antonio Conte è in modalità conto alla rovescia e lo dà a vedere dissimulando l'eccitazione di chi vede avvicinarsi il grande obiettivo. Dopo il successo dell'Inter sul Bologna l'allenatore salentino tiene a bada gli entusiasmi con una serie di frasi preconfezionat per non dare all'esterno il segnale che l'Inter possa iniziare a mollare la presa. Nonostante l'abbraccio a fine partita con Oriali, particolarmente sentito, abbia dato a tanti l'impressione di un'esultanza liberatoria, quasi fosse definitiva.
"Con Oriali ho un legame molto forte, risale a quando sono stato commissario tecnico. È inevitabile che più ci si avvicina alla fine, più ogni vittoria diventa pesante. Decisiva? No, bisogna arrivare primi, deve esserci la matematica ad assegnarlo e mancano ancora dieci o nove partite da giocare. Noi sappiamo che è lunga, ci sono 30 o 27 punti da assegnare. Noi quella cosa la vediamo più vicina, altri la vedono più lontana, ma vediamo tutti la stessa cosa. Adesso sta a noi continuare a fare questo percorso e meritare il primo posto".
Antonio Conte ha velatamente sottolineato quanto il calendario di questo turno pre-pasquale non fosse favorevole per l'Inter, designata per il posticipo e dunque scesa in campo per ultima, con la pressione di conoscere già i risultati delle avversarie. Pressione per certi versi positiva, perché dal Milan alla Juventus i nerazzurri hanno avuto modo di osservare solo passi falsi.
"Oggi non era semplice, è stata una giornata lunghissima per noi. È cominciata alle 12:30, sei in albergo e vedi tutte le partite. Ho guardato prima quella del Milan, poi il Sassuolo. Non ho visto la partita della Juve perché eravamo in pre-gara. Abbiamo giocato dopo tutti e non era semplice, i ragazzi sono stati bravi".
Con orgoglio Conte guarda al percorso già fatto nell'Inter e torna a parlare di come i problemi societari abbiano inciso sul gruppo.
"Io sono stato chiamato all'Inter per cambiare la storia degli ultimi anni, con l'obiettivo di riuscire a vincere in tre anni, costruire qualcosa di credibile e dare orgoglio ai tifosi dell'Inter. Ovvio, qualcosa è cambiato durante il percorso. Io ho detto ai ragazzi di incidere sul campo perché su quel che accade fuori non possiamo influire".