La lettera di Andrea Agnelli ai dipendenti della Juventus: “La squadra non era più compatta”
Dopo 12 anni, Andrea Agnelli lascia la Juventus. Il presidente e l'intero consiglio d'amministrazione bianconero ha presentato le sue dimissioni, nell'ultima assemblea straordinaria dei soci. Una rivoluzione clamorosa, con il nuovo corso che inizierà poi ufficialmente il 23 gennaio in occasione della nuova assemblea. Fino ad allora a traghettare il club saranno il direttore generale Scanavino e Maurizio Arrivabene. Come si è congedato Agnelli? Con una lettera a tutti i dipendenti della Juventus.
Prima di tutto il manager uscente ha voluto ripercorrere le tappe della gestione sportiva e non solo, richiamandosi ai principali valori della Juventus. La sua missiva infatti inizia così: "Giocare per la Juventus, lavorare per la Juventus; un unico obiettivo: Vincere. Chi ha il privilegio di indossare la maglia bianconera lo sa. Chi lavora in squadra sa che il lavoro duro batte il talento se il talento non lavora duro. La Juventus è una delle più grandi società al mondo e chi vi lavora o gioca sa che il risultato è figlio del lavoro di tutta la squadra".
Un lavoro di squadra che ha portato risultati importanti, e qualche rimpianto pesante, ancora difficile da digerire: "Siamo abituati per storia e DNA a vincere. Dal 2010 abbiamo onorato la nostra storia raggiungendo risultati straordinari: lo Stadium, 9 scudetti maschili consecutivi, i primi in Italia ad aver una serie Netflix e Amazon Prime, il J|Medical, 5 scudetti femminili consecutivi a partire dal giorno zero. E ancora, il deal con Volkswagen (pochi lo sanno), le finali di Berlino e Cardiff (i nostri grandi rimpianti), l’accordo con adidas, la Coppa Italia Next Gen, la prima società a rappresentare i club in seno al Comitato Esecutivo UEFA, il J|Museum e tanto altro".
Tutto frutto di un duro lavoro a detta di Agnelli che ha spiegato, come sia stato compatto a tutti livelli il gruppo Juventus, in campo e fuori: "Ore, giorni, notti, mesi e stagioni con l’obiettivo di migliorare sempre in vista di alcuni istanti determinanti. Ognuno di noi sa richiamare alla mente l’attimo prima di scendere in campo: esci dallo spogliatoio e giri a destra, una ventina di scalini in discesa con una grata in mezzo, un’altra decina di scalini in salita e ci sei: “el miedo escénico” e in quell’attimo quando sai di avere tutta la squadra con te l’impossibile diventa fattibile. Bernabeu, Old Trafford, Allianz Arena, Westfallen Stadium, San Siro, Geōrgios Karaiskakīs, Celtic Park, Camp Nou: ovunque siamo stati quando la squadra era compatta non temevamo nessuno".
Quando però la compattezza viene meno, allora Agnelli sottolinea la necessità di fare un passo indietro. Soprattutto in un momento definito "delicato societariamente" per le recenti vicende legate alla giustizia: "Quando la squadra non è compatta si presta il fianco agli avversari e questo può essere fatale. In quel momento bisogna avere la lucidità e contenere i danni: stiamo affrontando un momento delicato societariamente e la compattezza è venuta meno. Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità ad una nuova formazione di ribaltare quella partita. La nostra consapevolezza sarà la loro sfida: essere all’altezza della storia della Juventus".
E la chiosa arriva con una popolare citazione di Friedrich Nietzsche: "Io continuerò a immaginare e a lavorare per un calcio migliore, confortato da una frase di Friedrich Nietzsche: “And those who were seen dancing were thought to be insane by those who could not hear the music”. Ricordate, ci riconosceremo ovunque con uno sguardo: Siamo la gente della Juve! Fino alla fine…".