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La Juventus ha perso 2 punti a causa del Var ma per Gravina “non è colpa di nessuno”

Il presidente della Federcalcio non ha dubbi al riguardo e difende l’operato degli ufficiali di gara Marcenaro (arbitro in campo), Banti e Meli (Var e Avar). “Diamoci una calmata, torniamo nei nostri ranghi”.
A cura di Maurizio De Santis
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Non è colpa di nessuno. Nessuno ha sbagliato, né l'arbitro né il Var. Meglio darsi tutti una calmata. Il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, ha chiuso così il ‘caso Candreva‘ scoppiato domenica sera per la posizione del calciatore della Salernitana non rilevata dalle immagini e che ha portato all'annullamento del gol segnato dalla Juventus con Milik.

Una situazione assurda, paradossale, che ha avuto ampia eco anche sulla stampa internazionale sia per la ricaduta sportiva (i bianconeri hanno perso 2 punti senza alcuna possibilità che la gara possa essere ripetuta) sia per il buco nero, quel clamoroso blackout dello strumento tecnologico.

Non c'è stato alcun malfunzionamento. Più semplicemente – e questo genera dubbi e stupore ulteriori – la camera tattica non era a disposizione degli ufficiali di gara in cabina di regia. Cosa vuol dire? Non è mai esistito alcun frame che potesse aiutare gli arbitri a valutare pienamente lo sviluppo dell'azione – compresa la posizione più defilata di Candreva, quasi nei pressi del calcio d'angolo – che aveva portato alla rete del 3-2 poi annullata da Marcenaro.

La posizione di Candreva non rilevata nelle immagini a disposizione del Var che hanno portato all'annullamento della rete segnata da Milik.
La posizione di Candreva non rilevata nelle immagini a disposizione del Var che hanno portato all'annullamento della rete segnata da Milik.

Quel ‘vuoto' è sembrato giustificabile con l'adozione di un numero minimo di telecamere previste dalla Lega Serie A per le produzioni audiovisive relative a match di ‘fascia c', ovvero quelle partite che hanno un appeal televisivo basso come nel caso di Juventus-Salernitana.

Una spiegazione sulla ‘zona cieca' che non convince del tutto mentre sono molto più plausibili altre due opzioni che possono chiarire cosa abbia provocato la falla: la prima è che l'operatore addetto alla telecamere dei 16 metri abbia focalizzato l'attenzione solo sull'area di rigore (escludendo Candreva) e dal Var abbiano preso subito per buona l'inquadratura senza una verifica più approfondita; la seconda è che l'assistente di linea in asse con Candreva non se la sia sentita di ribaltare la decisione del Var e poi dell'arbitro.

Un'immagine laterale dello sviluppo dell'azione in area granata conferma che Candreva teneva in gioco il difensore della Juventus.
Un'immagine laterale dello sviluppo dell'azione in area granata conferma che Candreva teneva in gioco il difensore della Juventus.

Il numero uno della FIGC, però, non ha dubbi al riguardo e difende l'operato degli ufficiali di gara Marcenaro (arbitro in campo), Banti e Meli (Var e Avar). Per lui non c'è altra deduzione da fare se non quella diffusa dall'Aia nella serata di lunedì, dopo una giornata tremenda.

"L'immagine che è stata fatta vedere dopo non era stata messa a disposizione – ha ammesso Gravina a margine di un intervento svoltosi a Bari -. Esiste una produzione di immagini che non è dell'Aia, né degli arbitri, né del Var. Questa produzione ha messo a disposizione alcune immagini che sono state visionate e gli arbitri hanno visto quello che purtroppo poi si è rivelato un errore. Non hanno sbagliato né gli arbitri né il Var".

Non c'è alcuna ragione di gridare allo scandalo dopo sei giornate di campionato, il polverone sollevato da quell'episodio viene reputato eccessivo. Ecco perché Gravina invita tutti a darsi "una calmata, torniamo nei nostri ranghi". E poi mette il cappello sull'argomento con un'altra frase che dimensiona anche il concetto di margine d'errore: "Se noi pensiamo che il Var renda infallibile l'arbitro siamo fuori strada. Il Var serve a ridurre al minimo il margine d'errore. Se ci sono degli errori cominciamo a riconoscere prima i nostri, poi pensiamo a quelli in capo agli arbitri".

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