La Juventus chiude il bilancio 2021-22 con una perdita monstre da 254 milioni: è record
Un rosso che gela il sangue nelle vene e toglie il fiato. Il passivo da 254,3 milioni di euro è l'ennesima pessima notizia (ma le previsioni l'avevano già annunciata) che scandisce la stagione della Juventus. Se la situazione sotto il profilo sportivo è balbettante in campionato e preoccupante in Champions (la sconfitta col Benfica ha compromesso la qualificazione agli ottavi), quella d'esercizio è da incubo. Un segno negativo sui conti mostruoso, mai registrato finora.
Una perdita record tremenda, più grave rispetto al precedente consuntivo (21o milioni). La più alta nel calcio italiano, un fardello pesante sui conti e sulle prospettive del club. La quinta consecutiva per un ‘buco' complessivo di 600 milioni. Una voragine che ha rischiato di risucchiare la ‘vecchia signora' in una crisi pericolosa, tamponata un anno fa con un aumento di capitale di 400 milioni dopo quello del 2019 che ammontava a 300 milioni.
Come si spiega questa condizione? A pesare in maniera determinante, oltre agli effetti della pandemia e la contrazione dei ricavi, anche la gestione di Cristiano Ronaldo che ha bruciato risorse contestualmente a un cammino in Coppa deludente (anche quanto a introiti) nonostante la presenza in squadra di CR7.
Nel confronto con il bilancio di un anno fa (già durissimo) la lettura delle differenti voci mette i brividi: -7,8% quanto a ricavi a proventi, aumento del 7,6% dei costi operativi, inferiore del 14% anche la quota relativa ad ammortamenti e accantonamenti netti. Il patrimonio netto è di 169,4 milioni (in virtù dell'aumento di capitale a dicembre 2021) ma la perdita dell’esercizio ha già prosciugato una parte della somma versata: al 30 giugno 2022 l'indebitamento finanziario netto è di 153 milioni, in ribasso di 236,2 milioni rispetto a un anno fa.
Il bilancio consolidato per l’esercizio chiuso al 30 giugno 2022 è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione al termine del quale non è stato annunciato altro. Né news sulla posizione di Massimiliano Allegri (che aveva già ricevuto la conferma, a patto che la tendenza sia invertita, in una telefonata ricevuta dal presidente, Andrea Agnelli), né su quella di Pavel Nedved (sul quale nelle ultime ore erano affiorate voci incontrollate di possibili dimissioni dalla carica di vice-presidente).
Ecco perché, salvo un crollo verticale nel mese di impegni verso la sosta per i Mondiali, il tecnico è riuscito a salvarsi dall'esonero. Lo aveva spiegato in maniera molto chiara l'amministratore delegato, Maurizio Arrivabene, rispondendo in maniera altrettanto colorita ma efficace a un tifoso che chiedeva la testa dell'allenatore e l'ingaggio di uno nuovo ("lo paghi tu l'altro?"). Ma cambiare passo, in Serie A quanto in Champions, è una necessità assoluta che viaggia in parallelo all'obbligo di ridurre i costi.