La Juve voleva liberarsi di Cristiano Ronaldo da due anni: “Ne parlavano in un gruppo Whatsapp”
Cristiano Ronaldo sapeva con certezza dove non avrebbe più giocato ed era convinto di andare al City. Il ritorno al Manchester United è stata una exit strategy, il "piano B" scattato quando ha capito che i Citizens non avrebbero affondato il colpo. L'ex Real voleva andar via ma doveva attendere che tutte le tessere del mosaico combaciassero. Considerava la sua esperienza alla Juventus finita ("la decisione migliore che ho preso") anche per le "voci di dentro" sul suo conto: un campione della sua risma, una star globale dello sport, un atleta che macina record e trofei s'è ritrovato nella scomoda posizione di orpello costoso da mettere sul mercato per sistemare i conti e scrollare dal bilancio tutto il peso (economico) della sua fama.
Fallito l'assalto alla Champions League per tre stagioni consecutive, complice l'effetto devastante della pandemia sulle risorse, anche cinque Palloni d'Oro possono diventare un onere difficile da sostenere. CR7 era al corrente di tutto da tempo, lo conferma Guillem Balague (l'uomo che ha raccontato la vita del portoghese e di altri campioni in una biografia) nell'intervento a Radio Cope. Al netto delle dichiarazioni di facciata, la sua permanenza a Torino era solo un dettaglio contrattuale.
La Juventus stava provando a vendere Cristiano Ronaldo da due anni – ha ammesso Balague -. Lo sapevano i direttori sportivi dei principali club europei, se ne parlava nel gruppo WhatsApp che hanno i presidenti. Si diceva apertamente, me l’hanno confermato un paio di loro. La Juventus lo smentiva attraverso i media più vicini al club, ma ne era al corrente lo stesso Ronaldo.
Poteva andare davvero al Manchester City? Sì, conferma Balague. Giornalista, scrittore, molto vicino a Pep Guardiola: in virtù delle sue conoscenze e del rapporto molto stretto con i protagonisti della vicenda ha raccontato il retroscena di una trattativa nata e morta nel giro di pochi giorni e lo "scivolo" che ha permesso a Ronaldo di trovarsi ancora una volta a Old Trafford. È tornato a casa ma non era proprio in cima ai suoi pensieri. Anzi, il suo trasferimento alla corte del tecnico catalano era fatto. Era la "loro destinazione preferita" con il benestare dell'allenatore, impressionato dal numero di reti segnate da CR7 in relazione alle occasioni create dalla sua squadra. Insomma, sarebbe stata la pedina giusta per trasformare l'attacco in un reparto più efficace e non solo bello a vedersi. Qualcosa, però, è andato storto.
Jorge Mendes e Ronaldo volevano andare al City sopra ogni cosa – ha aggiunto il giornalista sudamericano -, ma è arrivato un momento in cui hanno dovuto preparare un "piano B". Lo United non aveva preso in considerazione subito l'operazione CR7 ma quando ha capito che era disponibile non ha perso tempo.
Cosa ha sabotato il passaggio dell'ex Real Madrid al Manchester City? Non un problema di accordo con il calciatore ma la situazione oggettiva della rosa (affollata in avanti) e la difficoltà nel riuscirsi a liberare di alcuni calciatori così da lasciare la casella vuota da colmare con l'arrivo di Ronaldo.
Quando è divenuto chiaro che il City non era in grado di vendere almeno uno dei suoi giocatori (in particolare Silva, Juan Jesu o Mahrez) in tempo utile prima della chiusura del mercato, Mendes consigliò al suo assistito di accettare l'offerta dello United. CR7 ha ottenuto uno stipendio migliore di quello che gli era stato offerto dal City, anche se inferiore a quello che ha ricevuto alla Juventus, ma era contento della scelta.