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Perché sì, è giunta l’ora dell’esonero di Allegri: lo implora la storia della Juventus

La Juventus di Allegri perde anche a Monza ed è in uno dei momenti più critici della sua storia. Non ci sono guide in campo e fuori, nessuna leadership che sia da esempio. Un brutto film con troppi colpevoli.
A cura di Jvan Sica
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La Juve è alla deriva, c’è poco altro da dire di una squadra costruita con calciatori che in serie A possono sicuramente vincere il campionato. È alla deriva quando è evidente che non riesce a imbastire un gol con un lungo fraseggio, l’idea è subito di cercare il centravanti o al massimo un laterale che poi crossi al centro dell’area. La faida comunicativa di Allegri gli ha fatto molto male.

Lo scopo era zittire i “chiacchieratori” televisivi e digitali, dicendo che il calcio è di chi lo fa, senza troppe riflessioni e analisi specializzanti. In questo modo ha cercato sempre più, parlandone ma anche mettendolo in pratica, di fare un calcio “pane e salame”, poco evoluto, tutto centrato sul campione migliore degli altri e sul fatto che basta avere corsa e voglia per poter vincere le partite. Non ci si rende conto se Allegri ormai non sa più che il calcio è una geometrica costruzione di un complesso ritmico con il pallone, in cui spazi e movimenti devono essere studiati e mandati a memoria, oppure ha voluto mettere da parte questo assunto autoevidente per mostrare a tutti che basta Kostic e Di Maria che crossano per Vlahovic per vincere un campionato. Ormai la sua Juve è una antitesi da dimostrare, non una squadra di calcio.

La Juve è alla deriva per il mercato che ha portato avanti. Ha preso un ottimo calciatore, Di Maria, che ha chiesto di giocare un solo anno e poi tornare al Rosario Central. In pratica ha scelto un giocatore per farlo allenare in Europa e farlo arrivare in palla ai Mondiali di novembre. Una cosa che la storia della Juve non dovrebbe nemmeno considerare. Ha preso un calciatore che hanno cercato in tutti i modi di far giocare al Manchester United, Pogba, senza riuscirci mai, eppure sono stati tanti gli allenatori che hanno tentato di farlo sulla panchina dei Red Devils. Hanno preso poi alla fine quello che passava il convento, Kostic e Milik, due più che buoni calciatori, ma gettati nella mischia senza nessun indirizzo, sempre nell’ottica che basta assemblare e non allenare.

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È alla deriva la Juve anche per come sta utilizzando i giovani. Quasi per senso di ripicca, Allegri ha puntato fortissimo su Miretti, che ha giocato quasi tutte le partite in questo inizio stagione, dando tanti minuti anche a Gatti e Fagioli. In realtà i tre hanno anche mostrato buone cose, ma in un contesto del genere, senza guida tecnica e senza guida “spirituale” in mezzo al campo, sono nella totale assenza di punti di riferimento.

La Juventus, la squadra più importante e vincente d’Italia, ha detto a tre ragazzi di vedersela da soli. I tre sono ottimi giocatori, lo ha dimostrato proprio oggi un loro “coinquilino” per poche settimane. Nicolò Rovella del Monza è stato uno dei migliori in campo della squadra di Palladino. Basta dare compiti precisi e indicazioni sensate all’interno di un gioco di squadra anche semplice e ancora solo abbozzato e i talenti vengono fuori.

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La Juve infine è alla deriva perché le espulsioni, il video di Nedved, le parole senza filtri in conferenza stampa, l’astio dei tifosi, le frasi dei giocatori in mezzo al campo dimostrano come non ci siano più regole. La Juve, la squadra più blindata d’Italia, dove si vinceva perché lo spogliatoio e la dirigenza erano territori sacri, oggi è un reality show che non fa né ridere né piangere.

Eliminare Allegri è una soluzione, ma la deriva si vede anche nelle parole di Arrivabene. Cacciarlo è una follia perché non ha senso pagare lui e un altro allenatore. Siamo in pratica al “si salvi chi può” e l’anno è appena cominciato.

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