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La guardia del corpo di Messi si sfoga, è pronto al sacrificio estremo: “Non esiterò a dare la vita”

La guardia del corpo di Messi, Yassine Cheuko, si è sfogato per quanto accaduto a Panama in occasione dell’ultima amichevole dell’Inter Miami e ha giurato di essere pronto a dare tutto per la sua missione: “Anche dare la vita, se dovrò farlo”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Yassine Cheuko ha un concetto altissimo del suo lavoro, che chiama "missione": fare la guardia del corpo di Leo Messi ha trasformato il nerboruto e velocissimo praticante di arti marziali in una celebrità planetaria, con una sovraesposizione inevitabile visto che i video dei suoi ‘salvataggi' del campione argentino (si tratta per lo più di placcaggi di innocui invasori di campo a caccia di selfie col calciatore dell'Inter Miami) sono stati visti da milioni di persone sui social. Il bodyguard recentemente ha conosciuto per la prima volta la ‘sconfitta', ovvero non è riuscito ad evitare che qualcuno riuscisse a entrare in contatto con Messi: durante una delle amichevoli prestagionali della squadra allenata da Mascherano, giocata a Panama, un invasore lo ha mandato gambe all'aria con una scivolata, quel tanto che è bastato per fargli perdere un paio di secondi decisivi. Niente di grave ovviamente, visto che poi il tifoso ha semplicemente salutato l'otto volte Pallone d'Oro, prima di essere portato via. La vicenda ha tuttavia provocato lo sfogo via social di Cheuko, che è arrivato a dire di essere pronto "a dare la vita".

La guardia del corpo di Messi ‘battuta' a Panama, lo sfogo contro il personale della sicurezza locale

Il bodyguard di Messi ha ovviamente accusato il colpo per quanto avvenuto a Panama – sul campo dello Sporting San Miguelito, dove l'Inter Miami ha vinto 3-1 lo scorso 2 febbraio – incolpando implicitamente gli organizzatori per quanto accaduto. Lo si evince dagli elogi fatti invece al personale di sicurezza di Perù e Honduras, sedi di altri due amichevoli giocate dalla squadra di Major League: a Lima contro l'Universitario il 30 gennaio (0-0) e a San Pedro Sula contro l'Olimpia domenica scorsa (vittoria per 5-0).

"Desidero esprimere la mia sincera gratitudine alle squadre di sicurezza dello stadio in Honduras e Perù per la professionalità e l'assistenza che mi sono state davvero preziose – attacca Cheuko in un lungo post su Instagram – Non è il mio ruolo catturare i tifosi che invadono il campo. Questa è responsabilità dello staff della sicurezza dello stadio. Ma siamo onesti: la maggior parte – e sottolineo la maggior parte, senza generalizzare – non è pienamente concentrata sui propri doveri. Invece di garantire la sicurezza, sono più occupati a guardare la partita o a scattare foto e video. E siccome non prestano attenzione, ho preso la decisione di mia iniziativa di intervenire e gestire la situazione in caso di intrusione".

"Signori del personale della sicurezza, vi chiedo con tutto il rispetto e la serietà che merita: state vigili. Fate il lavoro per cui siete pagati – continua l'uomo che non chiede mai (il permesso prima di intervenire) – La sicurezza dello stadio, dei giocatori e dei tifosi dipende da voi. Sarò sempre lì a sostenervi, sempre pronto ad intervenire quando serve. Ma se non fate la vostra parte, questa missione diventa molto difficile da gestire da solo".

Il bodyguard pronto a dare la vita per Messi: "Se un giorno dovrò farlo, lo farò senza esitare"

Poi arriva la parte più intima, sofferta e orgogliosa del post della guardia del corpo di Messi, che si ricollega a quanto è successo a Panama e diventato virale sui social: "Non sono una celebrità e non ho ego. Non guadagno 3 milioni di dollari all'anno, come alcuni media potrebbero affermare. Sono semplicemente un lavoratore, come milioni di altri, do il meglio di me ogni giorno per compiere la mia missione con dedizione e onore. Il mio ruolo è garantire la sicurezza delle persone con cui lavoro e non danneggiare nessun tifoso e per questo sono pronto a fare tutto il necessario. Sono pronto a correre attraverso il campo con le scarpe da ginnastica. Cadere a faccia in giù davanti a migliaia di persone. Essere placcato, spinto, umiliato se necessario".

Un senso del dovere, una dedizione alla causa che può arrivare fino all'estremo sacrificio, giura Cheuko: "Niente di tutto questo mi importa. Perché la mia immagine non conta, conta solo la mia missione. E se un giorno dovrò dare la mia vita per compiere il mio dovere, lo farò senza esitare. Perché al di là di ciò che pensano gli altri, oltre le lotte, oltre i sacrifici, ciò che veramente mi definisce è il mio impegno. Il mio scopo. Grazie a tutti. Statemi bene. Dio vi benedica e vi protegga, perché Lui è il vero protettore".

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