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La grande parata di Neuer contro l’Italia spiega la differenza tra un campione e un portiere normale

Barella si chiede ancora come il portiere della Germania abbia fatto a prendere quella palla. Contro quel muro è andata a sbattere la vana speranza dell’Italia di salvare la faccia in una serata da incubo. E per Donnarumma il raffronto è impietoso.
A cura di Maurizio De Santis
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La prodezza di Neuer è da manuale del calcio, uno dei momenti di spicco della gara tra Germania e Italia.
La prodezza di Neuer è da manuale del calcio, uno dei momenti di spicco della gara tra Germania e Italia.

Qual è la differenza tra un portiere campione vero e un calciatore bravo ma ‘normale'? Basta guardare la parata che ha fatto Manuel Neuer martedì sera nella sfida di Nations League che la Germania ha stravinto contro l'Italia. La prima riflessione che nasce spontanea è nel raffronto inevitabile tra i due capitani delle nazionali, entrambi portieri ed entrambe protagonisti: l'uno a 36 anni rende normali anche le cose molto difficili, a Donnarumma (che di anni ne ha 22) invece non riescono più nemmeno le cose semplici e reagisce con arroganza, in maniera permalosa alla domanda della giornalista. Ne deve mangiare di pane duro ancora.

In quell'intervento provvidenziale compiuto dall'estremo difensore tedesco quando il risultato era già di 3-0 per i padroni di casa c'è tutto: elasticità, destrezza, orgoglio, tecnica, condizione fisica, concentrazione massima anche se di fronte a te hai la consapevolezza di avere avversari che ti fanno il solletico e la vittoria in ghiaccio, quel pizzico di fortuna che ti aiuta perché, quando lo meriti, oltre alla tua mano ci mette anche la sua.

Nella serata di Germania-Italia spiccano anche le differenti prestazioni dei portieri, Neuer e Donnarumma.
Nella serata di Germania-Italia spiccano anche le differenti prestazioni dei portieri, Neuer e Donnarumma.

Barella si chiede ancora come Neuer abbia fatto a prendere quella palla. A riempirgli gli occhi è la sagoma del numero uno del Bayern Monaco che un momento prima è fuori causa (o, almeno, così sembra) sul primo tocco dell'interista che poi batte a rete a botta sicura, un momento dopo recupera subito la posizione con un colpo di reni, arpiona la palla e la toglie dalla porta muovendo il braccio a mo' di leva meccanica. La schiaffeggia, l'allontana dalla linea di porta di quel tanto che basta, poi si avventa sulla sfera negando all'avversario anche il tentativo disperato di far gol.

Contro quel muro è andata a sbattere la vana speranza degli Azzurri di salvare la faccia in una serata (l'ennesima) rivelatasi da incubo, un match che ha ridimensionato e spento sul nascere anche il facile entusiasmo alimentato dalla retorica sulla baldanza e sul talento dei giovani. Il crollo emotivo al cospetto di una Germania più forte è stata la logica conseguenza anche di questo ma, per fortuna o purtroppo, c'è anche chi come Gnonto (autore di una delle due reti) a 18 anni ha la testa piantata sulle spalle e l'umiltà di ammettere che non c'è alcuna soddisfazione per quel gol in Azzurro considerata la mortificazione sportiva subita in campo.

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