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Guerra in Ucraina

La fuga dall’Ucraina dei giocatori del Chornomorets, il racconto: “Mai sentito spari simili”

I giocatori del Chornomorets hanno raccontato la loro fuga dall’Ucraina dopo i primi bombardamenti da parte della Russia.
A cura di Vito Lamorte
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Cresce sempre di più la paura e l'apprensione per la guerra che la Russia ha dichiarato all'Ucraina. L'aggressione da parte dei soldati russi va avanti da tante ore e la capitale Kiev è sotto assedio, con tank russi nel distretto di Obolon a nord della città. Il presidente ucraino Zelensky poco fa ha parlato ai suoi concittadini e al mondo intero con un messaggio sui social: "Il nostro destino si decide stanotte. Pronto a parlare di cessate il fuoco e pace".

Tutti i principali centri ucraini sembrano in procinto di cadere nelle mani dei russi e cresce l'ansia anche da parte di chi si trova in Ucraina per lavoro, come i calciatori stranieri. Dopo la vicenda dei cinque calciatori brasiliani bloccati a Kharkiv, poche ore fa è arrivata la testimonianza di due giocatori del Chernomorets Odessa che sono scappati dall'Ucraina per approdare a Ruse, in Bulgaria, dopo essere passati per la Moldavia e la Romania.

Si tratta di Martin Petkov e Borislav Tsonev, che appena sono iniziati i bombardamenti da parte dei militari russi si sono messi in contatto con la società e hanno deciso di lasciare l'Ucraina nel più breve tempo possibile.

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A raccontare la loro esperienza è stato Tsonev, che ha parlato a Darik Radio durante la breve permanenza in Romania: “Ora mi sento più tranquillo perché i miei parenti erano preoccupati per me. Ci siamo dovuti affrettare a scappare perché stavano chiudendo i confini dopo che alle cinque del mattino erano iniziati i primi bombardamenti. Non avevo mai sentito spari simili e non credevo che mi sarebbe mai successo, nessuno sa come comportarsi in questi momenti".

Infine il calciatore bulgaro ha raccontato come il sentimento dominante di tutto il viaggio sia stato la paura: "Il club ci ha detto che non era sicuro restare in hotel, ma ci ha detto anche di arrangiarci da soli e così abbiamo organizzato rapidamente un modo di andarcene assieme a Petkov e al suo manager che ci ha aiutato molto. Non sapevamo come saremmo arrivati in Moldova, né se saremmo riusciti ad arrivare in Romania. Eravamo anche pronti a dormire per strada, ma non è successo. La paura è stata davvero grande”.

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