La frustrazione di Kvaratskhelia esplode al momento del cambio: reagisce con un gesto di rabbia
È il 68° minuto. Il Napoli è sotto di un gol contro il Barcellona. Il tecnico, Calzona, opta per i cambi dentro Lindstrom e Traoré per Kvaratskhelia e Cajuste. La prima mossa della sua gestione sembra un déjà vu ma questa volta le ripercussioni e le azioni saranno differenti rispetto a quanto avvenne con Garcia. Quando il georgiano vede il suo numero sulla lavagnetta elettronica la prende male. In un gesto c'è tutta la sua frustrazione per quella sostituzione che non gradisce affatto.
Sa di non essere riuscito a incidere, che nel primo tempo s'è smarrito assieme al resto della squadra, che la porta l'ha vista solo da lontano, che non gli è bastato fare i soliti giochetti di passo e qualche finta per uscire dalla morsa dei catalani. È arrabbiato, con se stesso, contro tutti, contro questo momento ‘maledetto' che né lui né gli azzurri sono riusciti (ancora) a togliersi dalle spalle.
Ironia della sorte, qualche minuto dopo, arriverà la rete del pareggio segnata da Victor Osimhen. Kvara, però, non può saperlo. Il presente è tutto in quella reazione con la quale manifesta tutta la propria insoddisfazione. Il georgiano non va direttamente verso la panchina, preferisce abbandonare il campo passando dietro a una delle porte: è in quel momento che dà l'impressione di guardare fisso verso la panchina con occhi spiritati, tira via una delle fascette che ha ai polsi e la scaglia per terra con stizza.
Abbassa la testa poi la alza di nuovo nervosamente, ciondola il capo, borbotta qualcosa, è un vulcano pronto a eruttare ma, a differenza di quanto accaduto con l'ex allenatore francese, si contiene. Ma è visibilmente turbato: lui esce contrariato, Politano (nota stonata per l'infortunio) è costretto ad alzare bandiera bianca per un problema muscolare. Poi Kvara raggiunge i compagni di squadra col sangue ancora caldo… ma nulla che sia assimilabile ai "vaffa" a Garcia. Ci penserà la rete del nigeriano a spazzargli via tutti i cattivi pensieri.
E in effetti ne aveva abbastanza per la testa perché, anche nel suo caso, i numeri non perdonano e sono impietosi (ma non riguardano solo la sua prestazione): zero tiri in porta, appena 35 palloni toccati, zero assist, spazio ed estro soffocati. Niente di niente, annullato dai raddoppi degli avversari, risucchiato nel gorgo di una squadra che contro il Barcellona ha pagato lo scotto di un periodo nero che ha portato all'esonero di Mazzarri e all'arrivo di Calzona.