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La frecciata di Buffon a Thiago Motta: “Bisogna conoscere la storia del posto in cui si va”

I capitani a rotazione di Thiago Motta non sono piaciuti a Buffon che lo bacchetta: “Alla Juve entri nello spogliatoio e ci sono le foto dei capitani, dei 100 anni di storia”
A cura di Ada Cotugno
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Igor Tudor sta mettendo in ordine i tasselli della Juventus per cercare di centrare la missione Champions League. Il primo tempo della partita contro la Roma ha dato segnali molto incoraggianti e ha mostrato gli sprazzi del suo gioco, sciogliendo la squadra dal torpore in cui era finita con la gestione di Thiago Motta. Tra le iniziative prese dal nuovo allenatore c'è stata anche l'assegnazione della fascia da capitano a Manuel Locatelli, una scelta che Gigi Buffon ha apprezzato e che va a braccetto con la storia bianconera.

Motta aveva provato a ruotare, assegnando i gradi a diversi giocatori senza mai dare un punto di riferimento al suo gruppo. Una scelta insolita per la Juventus che non ha mai agito in questo modo: negli studi di DAZN l'ex portiere si è lasciato andare a una riflessione con la quale ha criticato le scelte del vecchio allenatore, completamente in controtendenza rispetto al contesto in cui si trovava.

Buffon contro le scelte di Thiago Motta

In questa stagione la Juventus ha avuto diversi capitani e soltanto con l'arrivo di Tudor è stato nominato ufficialmente Locatelli. Una sorta di stabilizzazione che Buffon ha accolto molto volentieri: il nuovo allenatore conosce bene l'ambiente, sa cosa vuol dire giocare in bianconero e qual è la mentalità della squadra, concetti che secondo l'ex portiere forse Motta non aveva ben chiari.

Per questo avere tanti capitani sembrava quasi un'assurdità: "Sicuramente è una cosa inusuale. La prima cosa che bisogna fare è conoscere la storia di dove si va, alla Juve entri nello spogliatoio e ci sono le foto dei capitani, dei 100 anni di storia. Questa cosa ti deve far pensare che un capitano va trovato. Perché un capitano è quello che, nei momenti delicati o quando c’è da portare il messaggio dell’allenatore, non deve essere depotenziato. Anzi, deve essere supportato e si deve sentire il punto nevralgico della squadra".

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