La frase che ha “condannato” Manolas, Spalletti lo ha lasciato ancora in panchina
"Siamo fortissimi". La gioia palesata da Kostas Manolas dopo la vittoria del Napoli contro la Juventus rientra nel novero delle ultime parole famose. Da allora il difensore greco ha perso il posto di titolare, complice un errore clamoroso che permise ad Alvaro Morata di realizzare la rete del momentaneo vantaggio. Ma non è stata l'unica pecca rilevata in un rendimento al di sotto delle attese. Ecco perché nel cuore della difesa azzurra il tecnico ha preferito associare Amir Rrahmani a Koulibaly.
L'ennesima esclusione dalla formazione di partenza contro la Sampdoria (terza panchina) conferma come Luciano Spalletti abbia sovvertito le gerarchie in base a un concetto semplice, semplice: gioca chi dà maggiore affidamento. E soprattutto, al di là delle belle parole, conta il campo. "Siamo quello che si fa, non quello che si dice": messaggio molto chiaro che vale una tirata d'orecchie all'ex romanista (e non solo). E quello che si fa almeno per adesso ha premiato l'ex centrale del Verona, in campo in Europa League a Leicester e in gol a Udine in campionato.
La panchina di Manolas fa scoppiare un caso nel Napoli? Presto per dirlo. Ma il percorso fatto dal calciatore negli ultimi mesi è stato tutt'altro che sereno. Nell'ultima sessione di mercato il nome del difensore greco era inserito nella lista delle cessioni messe in cantiere per risparmiare su ingaggi e incassare risorse preziose per il bilancio. L'ex giallorosso ha un contratto fino al 2024 e percepisce uno stipendio da 4.2 milioni di euro netti a stagione, stipendio che avrebbe spalmato volentieri pur di accettare l'offerta dell'Olympiacos che gli avrebbe permesso di tornare in patria. Perché l'affare non s'è chiuso? I greci non sono riusciti a trovare un accordo economico con il club partenopeo che chiedevano una cifra compresa tra i 15 e 10 milioni di euro per la cessione così da non subire una minusvalenza.