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La Francia vuole diventare dinastia, con i campioni del 2018 e la pazza idea Benzema

Vinti i Mondiali di Russia 2018, la Francia di Didier Deschamps ha giocato solo quando serviva, dimostrando di avere la rosa più completa e forte di tutte. Ma in un torneo che dura un mese il tecnico sa che bisogna anche avere idee nuove, per scombussolare le contromosse avversarie. Per questo motivo ha convocato per gli Europei Karim Benzema, l’uomo che può dare una diversa spinta alla sua squadra.
A cura di Jvan Sica
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Il nome che tutti fanno, addetti ai lavori nelle conferenze stampa pubbliche e tifosi, quando si parla di favorite, squadra in pole position o semplicemente la squadra migliore di questi Europei è sempre lo stesso. Quella squadra è la Francia campione del mondo in carica e già solo per questo motivo deve essere messa per forza di cose a capo della fila. Lo stesso tecnico francese Didier Deschamps, ha da poco confermato che "La Francia è la più forte, ma l’Italia in scia", dedicando a noi un pensiero che ci riempie di orgoglio dopo aver visto la nostra prima partita contro la Turchia.

In Russia la Francia vinse da squadra matura, capace di gestire ogni partita senza frenesie né paure, adattandosi agli avversari trovati lungo il cammino. In questo l’allenatore e il suo staff sono stati davvero eccezionali. Nel girone i Blues hanno speso davvero poco, giocando a conoscersi, prima ancora che a dimostrare di essere la migliore squadra. Deschamps ha voluto inserire nel blocco del 2016 Pavard, terzino coraggioso e attento anche alla fase difensiva, Lucas Hernández, altro calciatore molto nuovo, bravo nella fase di spinta e di contrasto agli avversari a centrocampo, Varane che agli Europei casalinghi era stato costretto a lasciare il ritiro per colpa di un infortunio e infine Mbappé, l’uomo che nei piani di Deschamps doveva essere la variabile impazzita mancata nel percorso di due anni prima e soprattutto nella finale contro il Portogallo in cui mancò la stella che facesse saltare il banco quando era il momento.

Questa dote di follia controllata fu molto utile già agli ottavi di finale quando la Francia incontrò l’Argentina di Messi. Fu una partita fantastica nel suo disordine tattico e la Francia riuscì comunque a vincerla proprio perché si affidò a quella variabile impazzita che disintegrò la difesa argentina incapace di limitarlo.

“Siamo coscienti di avere grandi mezzi ma le partite non si vincono prima di scendere in campo. Qualità e talento non bastano, serve grande forza mentale, concentrazione, aggressività, determinazione. Tutte cose che abbiamo avuto in Russia nel 2018. Vincere è difficile, farlo una seconda volta ancora di più. L’ambizione non si deve trasformare in eccesso di fiducia” – Didier Deschamps

Contro l’Uruguay ai quarti la partita fu completamente differente, bloccata, sporca, continuamente interrotta, l’Uruguay è molto difficile che ti fa entrare in ritmo. La Francia, senza grossi problemi, si è riadattata vincendo di forza grazie anche a un Griezmann che stava vivendo il suo mese magico. La semifinale con il Belgio e la finale della Croazia sono state addirittura due partite meno complesse, perché ormai la squadra aveva la consapevolezza di fare la partita contro tutti i tipi di avversari, non temendo più nessuna contromossa tattica, che infatti furono quasi inutili sia per Roberto Martínez che per Zlatko Dalić.

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In questi tre anni che ci dividono da quei Mondiali la Francia non si è fermata. Non ha trovato nuove stelline da portare a bordo come era successo con Mbappé, si era cercato di inquadrare subito in prima squadra Eduardo Camavinga, ma il classe 2002 non aveva ancora tutti i riferimenti giusti per poter essere decisivo. Per quanto riguarda i risultati poi nella prima Nations League gli uomini di Deschamps sono stati sorpresi dall’Olanda nella partita di Rotterdam persa per 2-0, nella seconda invece, giocata con maggiore voglia di arrivare alla Final Four, la Francia ha fatto una prova di grande forza in Portogallo, a casa di Cristiano Ronaldo, vincendo per 0-1 e accedendo all’ultima fase da disputare in Italia.

Le qualificazioni europee sono state tutto sommato serene, ma mettendo insieme anche alcune amichevoli giocate da squadra che ormai accelera solo quando la posta è alta e quindi giocate male, Didier Deschamps per le convocazioni ha voluto dare un colpo, una sferzata per far parlare di una nuova Francia, nonostante l’impianto e i calciatori fossero gli stessi dei Mondiali. Non ha scelto un giovanissimo appunto, perché per lui non sono ancora pronti, ma un anziano, Karim Benzema, che aveva giocato l’ultima partita in Nazionale nel 2015, per poi essere sospeso per i famosi fatti di cronaca di cui tanto si è parlato.

“E’ stato fondamentale rivederci e parlare a lungo di quello che era successo e di molte altre cose. Ma quello che ci siamo detti rimane tra noi. Non c’è stato alcun problema con Giroud. Tutti hanno accolto Karim con naturalezza anche perchè se sapevo che ci sarebbero stati problemi non l’avrei chiamato. Non siamo meno forti senza di lui ma ero cosciente che saremmo stati più forti con lui. E’ un giocatore che ci dà alternative diverse in attacco, fa segnare e fa gol. Pian piano si sta inserendo nel gruppo e c’è già mola sintonia con i compagni” – Didier Deschamps su Karim Benzema

La scelta di Benzema sembra davvero una sorta di sveglia da dare alla squadra. Il centravanti del Real Madrid è di sicuro il migliore attaccante francese in circolazione e Deschamps lo ha portato in primo luogo per questo, ma l’idea è anche ridefinire alcuni elementi di gioco, dare nuovi compiti ad alcuni calciatori nella fase offensiva e togliere pressione dalle spalle soprattutto di Kylian Mbappé, il quale gioca per adesso con una disinvoltura diversa quando è percepito, forse in primo luogo da se stesso, il secondo violino della squadra. Benzema per Deschamps è l’uomo di cui parlare durante questo mese, perché sulle sue spalle larghe può contare mentre gli altri possono fare questo viaggio con maggiore serenità.

Di fronte a questa Francia così forte, completa ed equilibrata nasce una domanda. Vincesse questo Europeo e con il Mondiale prossimo così cronologicamente vicino, può diventare una grande dinastia calcistica? L’ultima in ordine temporale è stata la Spagna, che però si fondava su premesse differenti. Aveva grandi calciatori ma soprattutto due idee, quella del gioco guardiolano che veniva da Barcellona e quella del suprematismo assoluto che veniva da Madrid, capaci per una volta di ben unirsi e creare una Nazionale meravigliosa e vincente.

“Lui appartiene già alla categoria di Messi e Ronaldo. Ed è più giovane: potrà esprimersi a questi livelli anche in futuro” – Didier Deschamps su Kylian Mbappé

Questa Francia vuole diventare la squadra degli anni ’20 perché sa miscelare alcuni dei migliori calciatori al mondo in un inquadramento tattico che gli dà libertà ma anche pochi ma fondamentali compiti, e che si basa su un umore di squadra positivo e capace di smussare caratteri forti e contrasti ovvi che si vanno a creare. Mentre la Spagna è stata la dinastia delle idee di calcio, questa Francia può essere la dinastia delle pratiche di campo, ovvero della capacità dell’allenatore in primo luogo di creare un gruppo unito e abile nell’esaltare i talenti individuali che sono senza dubbio i migliori in circolazione. Sarà questo Europeo a dirci se la strada sarà percorsa per intero.

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