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La folle storia di Duparchy: subisce due commozioni cerebrali in allenamento, il club lo abbandona

Senza stipendio e “messo in pericolo di vita”: Florent Duparchy, 23enne portiere francese, ha deciso di denunciare il proprio club, lo Stade de Reims a seguito di una storia ai limiti del paradossale. Fatta di traumi subiti e mai curati: “Sono stato abbandonato, il club si finge morto”
A cura di Alessio Pediglieri
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Per Florent Duparchy, 23enne portiere francese, la nuova stagione è iniziata nei peggiori dei modi: il suo passaggio dal Reims al Guingamp è saltato all'ultimo per non aver superato le visite mediche. Colpa dei postumi non di uno ma di ben due commozioni cerebrali pre le quali non è mai stato seguito né curato come avrebbe dovuto. A tal punto che Duparchy ha deciso di trascinare in tribunale la società.

Nessuno lo vuole più: il Guingamp che lo aveva cercato non ha considerato valido l'accordo per mancata idoneità sportiva, lo Stade de Reims lo reputa semplicemente un ex giocatore oramai ceduto, senza pagargli più alcun stipendio né pensando di reinserirlo in rosa. Un incubo a occhi aperti per Florent Duparchy che ha così deciso di raccontare la propria situazione alla stampa e a denunciare il club francese sia alla LFP, la Federazione calcistica transalpina, sia alla giustizia ordinaria, per "averlo messo in pericolo di vita".

Ovviamente, l'incolumità del 23enne non è legata al mancato trasferimento che è il semplice ultimo motivo che ha spinto il portiere a compiere il gesto più estremo, ma alle inadempienze gravissime ed evidenti, a livello medico. Perché proprio di questo si tratta: il Reims non ha compiuto tutto ciò che era necessario – e dovuto – nei confronti di un proprio giocatore che per ben due volte ha manifestato problemi di salute a seguito di colpi sul volto ricevuti durante gli allenamenti.

Florent Duparchy, subito dopo l'operazione alla mascella per il colpo subito in allenamento
Florent Duparchy, subito dopo l'operazione alla mascella per il colpo subito in allenamento

La storia è finita così sulle pagine dell'Equipe che si è fatta volano della denuncia. L'incubo è iniziato nell'agosto del 2022, quando durante un classico allenamento Duparchy riceve una violenta ginocchiata alla mascella che gli fa perdere conoscenza: "Fino al risveglio in ospedale, due giorni dopo, per me resta ancora un buco nero" ricorda il portiere all'Equipe. "Mi hanno operato per fratture multiple e sono dovuto rimanere tre mesi lontano dal calcio per consentire il consolidamento osseo". Davanti ad un infortunio così serio, però, nessun dirigente dello Stade de Reims ha seguito da vicino la situazione mettendo a disposizione lo staff medico della società. "Nessuno se ne è preoccupato, nessuno mi ha seguito, nessuno mi ha parlato di possibili sintomi a cui prestare attenzione, si sono preoccupati solo della mia mandibola e del mio dimagrimento eccessivo, dato che ho dovuto alimentarmi con una cannuccia per un mese, senza poter parlare."

Così, non appena le condizioni fisiche lo permettono, Duparchy torna regolarmente ad allenarsi. Siamo a novembre 2022, a soli tre mesi dal trauma. Ma c'è qualcosa che non va: non appena si sottopone a sforzi, accusa mal di testa improvvisi, che continuano anche in stato di riposo, con male agli occhi e problemi alla vista: "Volevo solamente dormire nella speranza che tutto passasse, una sensazione mai provata prima in vita mia". Il malessere perdura per diversi mesi, senza che non vi siano analisi ulteriori da parte del club: Duparchy si allena, ma continua a stare male, finché riceve un nuovo colpo in testa durante un allenamento. "Sono caduto a terra semisvenuto e quando mi sono rialzato ero completamente stordito, con problemi di vista e luci gialle davanti agli occhi. Per non parlare della nausea".

Malgrado tutto, l'inverosimile: lo staff medico dello Stade de Reims non solo predispone ulteriori immediati controlli ma schiera regolarmente in porta Duparchy in una amichevole del giorno dopo. Finché il portiere non decide di rivolgersi personalmente ad un neurologo che, analizzata tutta la vicenda, emette un chiaro bollettino medico: traumi post commozione cerebrale. Così, lo ferma immediatamente da qualsiasi attività per almeno sei mesi, obbligandolo a sottoporsi ad ulteriori accertamenti.  Un periodo di inattività che di fatto ne ristabilisce l'integrità psicofisica: mal di testa, giramenti e nausea scompaiono, così che tornerà ad allenarsi e a chiudere la stagione in panchina, come secondo.

Davanti al comportamento del proprio club, però, Duparchy decide di cambiare aria e trova un accordo con il Guingamp ma riprendendo ad allenarsi, i sintomi ritornano e un'ulteriore analisi neurologica da parte del suo nuovo club porta all'inevitabile conclusione: precisi sintomi da post commozione cerebrale, non può essere tesserato. Così rientra allo Stade de Reims dove però è considerato già un ex giocatore: niente stipendio, niente reintegro in squadra e così resta nel Limbo, costretto a fare un esposto alla LFP.

È la classica goccia che fa traboccare il vaso: Duparchy prende le vie legali e denuncia la sua società. "Non ho avuto più alcuna notizia dal Reims" sottolinea all'Equipe. "Il mio avvocato ha inviato una lettera, non hanno mai risposto. Il club si finge morto, non mi paga, non adempie al suo dovere medico nei miei confronti. Tutto è ricaduto unicamente come mia responsabilità. Forse pensano che col silenzio alla fine mollerò, mi dimenticherò di loro". Ma è una ipotesi impossibile, perché il 23enne portiere francese sul fronte professionale ha le mani legate: "Legalmente io sono a tutti gli effetti un tesserato del Reims, e non posso né iscrivermi alla disoccupazione né impegnarmi in altre attività come riprendere gli studi, né svolgere un altro lavoro perché sono sotto contratto. Ma nessuno si prende più cura di me, nessuno mi paga".

Una delusione e una denuncia che ha spinto Duparchy anche a pubblicare un lungo post in cui conferma tutta la storia raccontata all'Equipe "Sono stato abbandonato. Il Reims è il club che amo, ecco perché il silenzio e l'indifferenza dei dirigenti mi tocca ancora di più. Vorrei non esserci arrivato ma oggi questo silenzio mi costringe a parlare in pubblico."

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