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La fine di Nasri, chiude col calcio nel modo peggiore: “Un episodio ha cambiato tutto”

Samir Nasri lascia il calcio a soli 34 anni. Il francese da giovane era stato paragonato nientemeno che a Zidane. La carriera di Nasri è stata buona, ha giocato anche con Arsenal e Manchester City, ma poteva essere sicuramente migliore. Nel momento dell’addio ha spiegato che il suo rapporto con il calcio è cambiato dopo la squalifica per doping: “Un episodio mi ha ferito e ha cambiato il mio rapporto con il calcio è stata la mia squalifica. La trovai più che ingiusta perché non avevo preso alcun prodotto dopante. Era solo un’iniezione di vitamine perché stavo male. Mi ha tagliato fuori”.
A cura di Alessio Morra
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A 34 anni Samir Nasri ha deciso di lasciare il calcio giocato. Quando è arrivato sulla grande scena internazionale la Francia pensava di aver trovato l'erede di Zidane, tanto da affibbiargli il nomignolo di ‘Petit Zizou', il ‘Piccolo Zizou' (Zizou è il soprannome di Zidane). Nasri ha avuto sicuramente una buona carriera ha giocato tanti anni in Premier League principalmente con Arsenal e Manchester City, ha vinto trofei, e ha giocato grandi manifestazioni con la Francia, ma senz'altro poteva fare di più. Tanti piccoli problemi personali extra campo non lo hanno aiutato e ora ha detto basta. Nel momento in cui ha annunciato il ritiro il francese si è tolto qualche sassolino dalla scarpa e ha ricordato la squalifica per doping, che a distanza di anni giudica ancora ingiusta.

Origini algerini, nato a Marsiglia, esattamente come Zidane, e come l'illustre connazionale è nato anche nell'ultima decade di giugno. Ma l'eredità non si tramanda solo per questo. Nasri ha giocato con Marsiglia, Arsenal, Manchester City, Siviglia e West Ham, ma anche con l'Antalyaspor e l'Anderlecht. Ha vinto sei trofei. Insomma per un calciatore senza tante attese sarebbe stata una carriera importante, ma invece il bilancio forse è un po' deludente per Nasri che a verbale mette anche una squalifica per doping. Sei mesi di sospensione rifilatigli dalla Uefa. Quella sanzione non gli è andata giù e nel giorno in cui ha annunciato il suo ritiro dall'attività (e l'ingresso nel mondo della tv, come talent) è tornato a parlare di quella vicenda:

Un episodio mi ha ferito e ha cambiato il mio rapporto con il calcio è stata la mia squalifica. La trovai più che ingiusta perché non avevo preso alcun prodotto dopante. Era solo un'iniezione di vitamine perché stavo male. Mi ha tagliato fuori.

Scontata la squalifica ci ha riprovato dicendo di si a persone di cui si fidava: "Sono tornato al West Ham con un allenatore che conoscevo (Manuel Pellegrini, ndr.), è stato perfetto, ma mi sono infortunato tre volte di fila". Dopo l'addio agli Hammers ha firmato per l'Anderlecht che in panchina aveva Vincent Kompany, suo grande amico:  "Vincent mi chiama per venire all'Anderlecht. C'era l'idea di essere un giocatore ma di far parte anche dello staff. Non è andata come previsto, con il campionato che è stato fermato a causa del Covid".

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