La figlia di Giuliani, il portiere del Napoli morto di Aids: “Lo hanno dimenticato, è devastante”
Giuliano Giuliani è un nome importante del calcio italiano, ha partecipato all'epopea del grande Napoli di Maradona a fine anni '90, difendendo i pali azzurri nelle stagioni della Coppa UEFA vinta nel 1989 e del secondo scudetto del 1990. Ma su di lui è caduto un oblio che è doloroso per chi gli ha voluto bene e gliene vuole ancora, a distanza di quasi 30 anni dalla sua morte per Aids, avvenuta il 14 novembre del 1996 quando il portiere romano cresciuto ad Arezzo aveva appena compiuto 38 anni. Le parole della figlia Gessica raccontano oggi di una ferita che non si rimargina.
Giuliani è stato il primo calciatore morto di Aids, quando il solo associare a qualcuno il nome della malattia causata dal virus HIV era motivo di marchio sociale. Non è un caso che la scomparsa del portiere che nel Napoli prese il posto di Garella, arrivando anche lui dal Verona nel 1988, sia stata inizialmente ‘coperta' con un'altra causa di morte, come non era raro avvenisse in quegli anni. La vicenda viene oggi rivissuta con gli occhi di allora – quelli di una bambina di 7 anni che non doveva per nessun motivo sapere la verità – dalla figlia Gessica.
"Ho un ricordo preciso di quei giorni, piangevo come una pazza, a scuola la maestra mi ha tenuto seduta accanto a lei alla cattedra per mesi", ricorda la donna, oggi 34enne, al Resto del Carlino. Papà Giuliano morì lo stesso giorno in cui la mattina aveva accompagnato Gessica a scuola, spirando nel reparto di malattie infettive del Policlinico Sant'Orsola a Bologna. Da avere un padre al dolore più grande che si possa immaginare, in un attimo.
La ragazza avrebbe saputo la verità solo tanti anni dopo, visto che sulla vicenda di Giuliani era stato fatto calare un velo mai più strappato, una volontà di cancellarlo che peraltro risaliva a prima della morte, a quando probabilmente le voci sulla sua malattia già giravano. Al suo funerale il Napoli mando solo un vessillo e pochi furono i giocatori presenti, tra cui Altobelli e Graziani.
"Venivo tenuta in una bolla di vetro, al punto che ho scoperto da sola la sua malattia a 18 anni, facendo una ricerca per il diploma al liceo linguistico. Mi avevano sempre detto che era morto per un tumore ai polmoni. E conoscere la verità in quel modo è stato orrendo – racconta Gessica – È devastante il pensiero che mio padre sia stato dimenticato. Non lo meritava. Sento di non aver superato mai la sua morte, anche per questo ho fatto tanti errori con i miei fidanzati, ma oggi sono orgogliosa che mia figlia abbia il nome di papà, Giuliana".