La FIFA difende i Mondiali in Qatar: “L’Europa dovrebbe scusarsi 3000 anni per ciò che ha fatto”
Come il pugile che incassa in un angolo e, appena trova il momento e lo spiraglio giusti, ne esce con la forza e la precisione dei colpi. Quelli che Gianni Infantino affonda nella conferenza stampa dei Mondiali in Qatar sono in replica alla valanga di critiche che lui (in qualità di presidente) e la Fifa hanno ricevuto sia per l'organizzazione della Coppa in Qatar sia per le vicende avvenute negli ultimi giorni.
"Per quello che noi europei abbiamo fatto in tutto il mondo negli ultimi 3.000 anni, dovremmo scusarci per i prossimi 3.000 anni prima dare lezioni morali alle persone". È solo l'inizio di una riflessione più articolata e molto dura. Sul tavolo ci sono tutte le questioni più spinose: diritti civili, umani e dei lavoratori; reclutamento dei tifosi pagati a mo' di claque e per fare delazione (in caso di eventuali commenti negativi e obiezioni); quell'improvviso dietrofront voluto dal governo del Paese sulla vendita di birra e alcolici negli stadi.
Il numero uno del calcio mondiale le ha prese e le ha incartate in una parola: per lui si stratta solo di ipocrisia e spiega perché facendo esempi molto efficaci, alcuni sono esperienze di vita vissuta, situazioni che lo hanno toccato personalmente.
"Quante di queste aziende europee o occidentali che guadagnano milioni… miliardi facendo affari con il Qatar, quante di loro si sono occupare dei diritti dei lavoratori migranti con le autorità? Quante? Nessuna di loro perché cambiare la legge significa generare meno profitti. Eppure è stato fatto… e la Fifa produce introiti inferiori rispetto a qualsiasi altra di queste società".
Il "sistema kafala" è l'insieme di norme sul lavoro finito nell'occhio del ciclone perché dà potere alle persone o alle imprese del Qatar di confiscare i passaporti dei lavoratori e li obbliga a restare nel Paese – anche a costo di condizioni estreme – fino al compimento dei progetti per i quali sono stati assunti. Altro nervo scoperto, i diritti civili. Infantino dedica un passaggio dell'intervento anche a questo ulteriore argomento molto contestato.
"Oggi mi sento del Qatar, arabo, africano. Oggi mi sento gay, disabile. Oggi mi sento (come) un lavoratore migrante. Certo che non sono del Qatar, né arabo, africano, gay e nemmeno disabile. Ma so cosa vuol dire essere discriminato, essere vittima di bullismo. So cosa vuol dire sentirsi straniero in un paese straniero. Quando ero bambino sono stato bullizzato perché avevo i capelli rossi e le lentiggini. E per il mio accento italiano in Svizzera".
Ecco perché adesso si dice orgoglioso di essere oggi nel Paese arabo e definisce l'evento che sta per iniziare "sarà il più bello spettacolo calcistico mai visto". L'ultima stoccata è riservata a quanti avevano sollevato proteste in seguito al divieto di consumare birra e alcolici nei pressi e all'interno degli impianti dei Mondiali: "Credo si possa anche sopravvivere senza bere birra per tre ore".
A margine della conferenza stampa il direttore della comunicazione della Fifa, Bryan Swanson, ha annunciato simbolicamente si essere gay. Ha fatto coming out sminuendo qualsiasi timore. "Sono seduto qui, in una posizione privilegiata, su un palcoscenico globale, come uomo gay qui in Qatar. Abbiamo ricevuto rassicurazioni che tutti saranno i benvenuti in questa Coppa del mondo. E vi dico che ci sarà rispetto per tutti".