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Mondiali in Qatar 2022

La Fifa ammette “violazioni dei diritti dei lavoratori in Qatar” a pochi mesi dai Mondiali

Il report di Amnesty sulle condizioni dei lavoratori in Qatar getta ombre sui Mondiali. Per l’Arab Cup, la Fifa riconosce il mancato rispetto degli standard.
A cura di Benedetto Giardina
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I diritti dei lavoratori in Qatar non sono rispettati. A pochi mesi dai Mondiali, è la Fifa a doverlo ammettere, sebbene la sua risposta al nuovo report di Amnesty International non riguardi le condizioni di operai e guardie di sicurezza al lavoro per l’organizzazione del torneo in programma quest’inverno. L’ammissione arriva in relazione a quanto avvenuto nel corso della Coppa Araba, disputata tra novembre e dicembre 2021 sempre in Qatar. Una sorte di preparazione al Mondiale, per il paese del Golfo. Nel bene e nel male, perché le violazioni ravvisate in quell’occasione sono le stesse denunciate da Amnesty da anni.

Le violazioni dei diritti dei lavoratori per la Coppa Araba

Per la Coppa Araba, la Fifa ha agito in collaborazione con il Comitato Supremo e col governo qatariota, riscontrando in alcuni casi il mancato rispetto delle norme previste: «Durante la Fifa Arab Cup, un team di 36 esperti dei team integrati di welfare dei lavoratori SC/Q22 ha preso parte al programma con un totale di 2047 interviste ai lavoratori condotte in diversi settori. Attraverso le ispezioni, Fifa, Q22 e SC hanno identificato gli appaltatori che non hanno rispettato gli standard sul benessere dei lavoratori e hanno affrontato problemi, ad esempio per quanto riguarda l’orario di lavoro, il ritardo nel pagamento degli stipendi, nonché in relazione alla fornitura di cibo adeguato. Ove possibile, le problematiche sono state affrontate in loco durante il concorso, con ulteriori approfondimenti dopo il concorso, anche attraverso la collaborazione con il Ministero del Lavoro».

Il presidente della Fifa Infantino in Qatar per l'Arab Cup
Il presidente della Fifa Infantino in Qatar per l'Arab Cup

Il programma implementato nel corso della Coppa Araba è stato il primo del suo genere per verificare le condizioni a cui sono sottoposti i lavoratori. «Una media del 25% degli appaltatori non ha superato le valutazioni sul benessere dei lavoratori durante la fase di gara, comportando la loro esclusione dal processo». Nonostante ciò, si sono registrate violazioni dei diritti nell’organizzazione del torneo svolto negli ultimi mesi del 2021. Per quanto riguarda il Mondiale del 2022, invece, «è stata istituita una nuova unità sul benessere dei lavoratori […] per garantire che il rispetto dei diritti del lavoro sia integrato in tutte le aree dell’organizzazione del torneo». Il programma è soggetto al monitoraggio indipendente di Impactt Ltd.

Le accuse di Amnesty sulle condizioni dei lavoratori in Qatar

Nell’ultimo report di Amnesty International sul Qatar, They think we’re machines, sono state documentate le esperienze di 34 dipendenti (attuali e non) di otto compagnie di sicurezza, tutti lavoratori migranti, che hanno descritto le loro condizioni di lavoro: dodici ore al giorno, sette giorni su sette, per mesi o anni senza avere un giorno libero (previsto settimanalmente dalla legge del Qatar), con detrazioni salariali per chi decidesse di prenderselo comunque. La legge prevede un massimo di 60 ore lavorative a settimana, contro le 84 testimoniate da 29 dei 34 lavoratori intervistati. Nel 2017, ricorda Amnesty, il Qatar ha avviato un percorso di riforme che prevede, tra le altre cose, un salario minimo e miglioramenti nell’accesso alla giustizia, abrogando diversi aspetti del precedente sistema, l’istituto della kafala.

Un lavoratore durante la costruzione degli stadi per i Mondiali in Qatar
Un lavoratore durante la costruzione degli stadi per i Mondiali in Qatar

Le interviste condotte da Amnesty International riguardano il periodo che va da aprile 2021 a febbraio 2022, basato su ricerche che partono dal 2017. Alcuni denunciano difformità nei pagamenti in base alla nazionalità («se sei africano puoi lavorare 12 ore»), altri di non avere avuto giorni di riposo per tre anni, dal 2018 al 2021, oppure di non avere nemmeno la pausa pranzo. Le società per cui lavorano (o lavoravano) i dipendenti oggetto del report hanno fornito servizi per ministeri governativi e stadi di calcio, oltre che per altri progetti infrastrutturali collegati al Mondiale del 2022, come hotel, trasporti e altri impianti. Sempre secondo Amnesty, almeno tre delle otto società in questione hanno fornito guardie di sicurezza per il Mondiale per Club del 2020 e la Coppa Araba del 2021.

Due società escluse dagli appalti per il Mondiale in Qatar

Il Comitato Supremo ha esaminato nel dettaglio i casi delle tre società. Una di queste, a seguito di uno sciopero, è stata oggetto di ispezioni che hanno portato alla luce tutte le violazioni per le quali Amnesty muove le proprie accuse, tra cui: orario di lavoro oltre i limiti legali, nessun giorno di riposo, alloggi non conformi, sottrazione dei passaporti, impossibilità di verificare i pagamenti, mancanza di assistenza sanitaria. Il Comitato Supremo dichiara di essersi assicurato di non intrattenere ulteriori rapporti con questa società durante la Coppa Araba e per il Mondiale 2022, a meno di «miglioramenti significativi». Un’altra compagnia è stata esclusa dagli appalti relativi al Mondiale a causa delle condizioni degli alloggi dei propri lavoratori e, successivamente, da quelli per la Coppa Araba. Una terza società di sicurezza, con cui è stato siglato un accordo riguardante tutti gli otto stadi e i centri di allenamento, «ha dimostrato livelli ragionevoli di conformità durante tutto il suo impegno e pertanto continuerà a essere impiegata fintanto che sarà conforme». Sia durante il Mondiale per Club, sia durante la Coppa Araba, «sono state rilevate e segnalate al Ministero del Lavoro non conformità relative alla conservazione dei passaporti e all’eccessivo orario di lavoro».

Uno degli stadi costruiti per i Mondiali in Qatar
Uno degli stadi costruiti per i Mondiali in Qatar

Il Ministero del Lavoro, in una lettera di risposta ad Amnesty International, ribadisce un approccio di «tolleranza zero» da parte del Qatar nei confronti delle «compagnie che violano la legge». Inoltre, il dipartimento prevede il monitoraggio «sui limiti legali delle ore lavorative», con piena autorità concessa agli ispettori per condurre le proprie indagini: «Nel dicembre 2021 sono state effettuate dal Ministero oltre 2.900 ispezioni e 38 aziende sono state sospese per violazione del diritto del lavoro». In merito alle denunce dei lavoratori intervistati da Amnesty, il Ministero esorta la stessa «a convincere i dipendenti con cui è in contatto a presentare reclami al Ministero del Lavoro in modo che possano essere aperti i fascicoli del caso». Intanto, il Mondiale si avvicina. E sulle condizioni dei lavoratori in Qatar, le ombre restano.

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