La favola senza tempo della Sampdoria di Mantovani, capace di far tremare il Barcellona
Il 19 maggio 1991 la Sampdoria fa festa per il raggiungimento di un obiettivo che Paolo Mantovani ormai aveva nel mirino da anni. La Samp di Vujadin Boskov vince lo scudetto battendo il Lecce a Marassi. Passa un anno e un giorno, il 20 maggio 1992 la Samp vuole salire un altro gradino nella scala della gloria, è in finale di Coppa dei Campioni 1991-1992 contro il Barcellona allenato da Johan Cruijff.
“Alla Sampdoria non c'è limite al meglio perciò non c’è apprezzamento per i risultati intermedi” – Paolo Mantovani
L’uomo che ha creato una squadra bella, vincente e indimenticabile è Paolo Mantovani, il Presidente più amato, che ha preso in mano la squadra blucerchiata il 3 luglio 1979. In quel momento esatto la squadra aveva terminato al nono posto la serie B vinta dall’Udinese. Mantovani capì subito che nella piazza di Genova, sponda blucerchiata, non mancava passione, attaccamento, tifosi e desiderio di vincere, ma servivano i giocatori, quelli che cambiano la storia di una società. Dopo un paio di stagioni di apprendistato, Mantovani decise di accelerare e nella stagione 1981-82 riuscì a riportare in A la Samp, che raggiunse anche la semifinale di Coppa Italia persa contro il Torino.
Per la serie A il presidente decise di iniziare quell’opera di costruzione a medio-lungo termine che sarebbe servita per consolidare la Samp ai vertici. Comprò Trevor Francis dal Manchester City, non un calciatore qualunque se solo tre anni prima aveva deciso con un suo gol la finale di Coppa dei Campioni con il Nottingham Forest, Liam Brady dalla Juventus, altro calciatore che aveva dato uno scudetto alla Juve grazie a un rigore a Catanzaro e Roberto Mancini. Questo è il colpo che mette davvero sulla mappa Mantovani e la Samp, dandogli un valore del tutto nuovo. Mancini aveva fatto già grandi cose da ragazzino con il Bologna al suo esordio l’anno precedente e su di lui c’erano tutti i club italiani, Juve compresa. Il fatto di averlo strappato a tutti per 4 miliardi, fa strabuzzare gli occhi dei tifosi blucerchiati.
“Mancini? Per non vederlo più alla Sampdoria deve succedere qualcosa: o muore; o smetto io; o smette lui” – Paolo Mantovani
Dal quel momento in poi iniziano ad arrivare e giocare altri elementi che in quei dieci anni costruiranno la Samp più bella di sempre, come Fausto Pari, Pietro Vierchowod, strappato alla Roma scudettata, Moreno Mannini, Luca Pellegrini e nel 1984-85 dalla Cremonese arriva un altro giovane e fortissimo attaccante, Gianluca Vialli. La squadra nel 1990-91 arriva all’inizio del campionato con tre Coppe Italia vinte, una vittoria in Coppa delle Coppe contro l’Anderlecht e una finale sempre di Coppa Coppe persa contro il Barcellona. La stagione parte subito alla grande, l’Inter tiene fino allo scontro diretto a San Siro dove un grande Vialli fa involare i blucerchiati verso lo scudetto.
“Eravamo specialisti in sofferenze, da tanti anni ormai alla Sampdoria. Ora cerchiamo di specializzarci in gioie” – Paolo Mantovani
La Coppa dei Campioni 1991-92 è una competizione ponte verso quella che sarà poi la Champions League con tutte le sue caratteristiche distintive rispetto alla Coppa dei Campioni come l’avevamo conosciuta fino a quel momento. Si iniziò con un primo turno a eliminazione diretta classico, e la Sampdoria che si sbarazza dei norvegesi del Rosenborg con un punteggio aggregato di 7-1. Anche il secondo turno prevede scontri a eliminazione diretta e l’avversario è già più probante, l’Honvéd di Budapest. Non era la squadra che tremar il mondo faceva negli anni ’50, ma in casa vinse 2-1. Ci volle un grande Vialli al ritorno che con una doppietta riuscì a far vincere i suoi per 3-1. Da questo momento in poi si inizia a testare il nuovo che verrà e nello specifico i gironi. Se ne formarono due e la Samp prese i belgi dell’Anderlecht, la Stella Rossa Belgrado e il Panathinaikos.
“Non vi prometto nulla, ma vi dico: preparate i passaporti!” – Paolo Mantovani
Chi vinceva il girone andava direttamente in finale. Si partì subito forte con un 2-0 alla Stella Rossa campione in carica. Le partite successive però furono giocate male e si arrivò alla partita decisiva da giocare sempre contro la Stella Rossa di Belgrado, al Balgarska Armiya Stadium di Sofia, perché intanto in Jugoslavia era ormai iniziata la Guerra dei Balcani. Quella Stella Rossa aveva Miodrag Belodedici, Siniša Mihajlović, Vladimir Jugović, Dejan Savićević e segnava a raffica Darko Pančev. Eppure la Samp sfrontata di Boskov riuscì a vincere per 3-1 e ipotecare la finale di Wembley contro il Barcellona che aveva superato Sparta Praga, Dinamo Kiev e Benfica.
“Quando ho preso la Sampdoria ho assunto anche tre impegni. Uno di carattere personale; il secondo non sentire più i tifosi urlare "Serie A"; il terzo riempire lo stadio. Credo di averli onorati tutti e tre” – Paolo Mantovani
Quel giorno a Wembley c’erano migliaia e migliaia di tifosi blucerchiati e speravano, come tutti gli italiani (tranne i genoani forse), di poter battere la squadra di Cruijff. Era il Barcellona di Ronald Koeman, Michael Laudrup, Hristo Stoichkov e Pep Guardiola. Era una grande squadra che stava anche cambiando il calcio con la disposizione a tre della linea difensiva. Quella sera nel gioco dominò il Barcellona, ma colpirono solo un palo con Stoichkov. La Samp di rimessa ebbe almeno due enormi occasioni da gol, purtroppo buttate al vento da Vialli. Al 112’ Ronald Koeman calciò una punizione con una violenza mai vista e Pagliuca riuscì a tuffarsi ma non a prendere quel pallone.
“I tifosi della Sampdoria hanno perso a Wembley e hanno cantato, hanno visto andare via Vialli e hanno cantato. Finché i tifosi della Sampdoria canteranno non ci saranno problemi per il futuro” – Paolo Mantovani
Nei due anni successivi andarono via Vujadin Boskov, lo zio Vuja che tutti rispettavano e seguivano, Gianluca Vialli, che passò alla Juve, Fausto Pari, Toninho Cerezo, Giuseppe Dossena. Ma ad andare via fu soprattutto la sensazione di crescita costante a cui la squadra aveva abituato tutti in quei dieci meravigliosi anni. La Samp piano piano farà un passo indietro alla volta, anche perché Paolo Mantovani morirà il 14 ottobre 1993 e niente sarà più come prima. Nascerà poi un’altra storia, ma quella Samp, come raccontano oggi Vialli e Mancini nel libro appena uscito “La bella stagione”, non tornerà mai più.
ps: oggi Vialli e Mancini sono insieme sulla panchina della Nazionale italiana che sta per giocarsi gli Europei.