La favola di Darboe alla Roma continua: “Mio padre ora lo adotterà”
Le immagini di Ebrima Darboe in lacrime al termine di Roma-Manchester United hanno toccato il cuore. Dietro la voce incerta di quel 19enne che aveva appena esordito in Europa League dopo averlo fatto qualche giorno prima in Serie A, si potevano intravedere le sofferenze passate per arrivare davanti a quel microfono.
La fuga dal Gambia in cerca di un futuro, l'inferno in un campo profughi in Libia gestito da trafficanti di esseri umani, poi il viaggio della speranza su un barcone che approda in Sicilia. Da lì risale la penisola e va a vivere e Rieti ed inizia a giocare a calcio, finché nella sua vita non entra la giovane donna ringraziata in diretta giovedì sera: "In Italia mi hanno raccolto in una casa famiglia e poi ho conosciuto Miriam Peruzzi, una talent scout che mi ha cambiato la vita e mi ha reso parte della loro famiglia".
Quest'ultima frase potrebbe ora assumere un significato ancora più profondo, come spiega a ‘Grand Hotel Calciomercato' la stessa Miriam, figlia di Giulio Peruzzi, un tattico che ha lavorato tra gli altri con Paolo Indiani e Roberto Breda: "Ora diventerà uno della mia famiglia. Ma davvero. Proprio così, mio papà a breve lo adotterà".
La giovane scout racconta come è andata con ‘Ibra', come lo chiama affettuosamente: "È una favola, credetemi. Tre anni fa ero a Rieti, nella giuria della Scopigno Cup. Durante quei giorni, erano venuti a parlarmi due ragazzini, uno dei quali era Ibra. Mi avevano chiesto con grande insistenza di vederli, di poterli valutare. Ma giocavano nello Young Rieti, una squadra amatoriale che partecipava a un torneo di zona. Io guardavo Palmeiras, Roma… Avevo davvero la testa altrove. Ma poi mi sono detta che con tutti i sacrifici che ho dovuto fare io per farmi notare, non avrei potuto negare a loro, che per giorni mi hanno chiesto di visionarli, questa possibilità. E quindi sono andata".
Lì è scattata la scintilla: "Ebrima era molto magro, esile, ma aveva una visione superiore alla media. Prima di proporlo alla Roma ci ho pensato bene. Ma lì c'era Massara, che con Massimo Tarantino ha notato subito le qualità del ragazzo. Io con loro ero stata chiara: fisicità e tecnica migliorano anno dopo anno, ma l'intelligenza o c'è o manca. E Ibra ne ha tantissima. Tre anni fa, Darboe era solo un ragazzino, ora è un uomo, che ha le potenzialità di fare bene ad altissimi livelli".
Il resto ce lo ha messo e ce lo metterà la famiglia Peruzzi: "A casa mia si parla di tattica e calcio, una cosa da diventare matti. Ibra aveva bisogno anche di questo: il padre non c'è più da nove anni, la mamma è rimasta in Gambia. Ha due sorelle e un fratello più piccolo. A Roma, in un contesto come quello, poteva sentirsi spaesato".
A volte succede, ed è bello raccontarlo.