La fascia di capitano di Koulibaly ha un valore speciale: “Il mio gol per Diop e Ischia”
Koulibaly era lì dove doveva essere, nel cuore dell'area dell'Ecuador. Il capitano del Senegal s'era lanciato all'assalto all'arma bianca per strappare una qualificazione agli ottavi di finale che era sembrata compromessa dopo il pareggio dell'Ecuador. Il Leone della Teranga ha ruggito, graffiato, affondato le fauci nella difesa avversaria: suo il tiro al volo di destro dopo un rimpallo che ha consegnato gli ottavi di finale alla selezione africana. Suo il guizzo decisivo in una fase delicata del match.
"Sono davvero felice per il mio primo gol in Nazionale – ha ammesso il calciatore del Chelsea -. È un momento emozionante, abbiamo lottato e siamo riusciti a vincere". Senza Sadio Mané, uno dei calciatori più rappresentativi, il Senegal è riuscito nell'impresa che era divenuta una missione impossibile per l'infortunio dell'attaccante del Bayern Monaco.
Un episodio che ha reso il gruppo più compatto nelle difficoltà. "Ci abbiamo sempre creduto, questo ha fatto la differenza Siamo un gruppo, siamo una squadra, siamo fratelli". Ed è quest'ultima parola che spiega bene qual è il legame molto forte che c'è in seno alla nazionale africana e dà un senso (anche) a quella fascia speciale che Koulibaly ha messo al braccio in occasione del match contro l'Ecuador.
Il numero 19 scritto con un pennarello non poteva passare inosservato. Non era un semplice numero ma un omaggio di grade valore affettivo, era dedicato a Papa Bouba Diop: l'ex nazionale senegalese morto il 29 novembre del 2020 all'età di 42 anni dopo aver lottato a lungo contro una malattia gravissima: la "stronza", come l'aveva ribattezzata Borgonovo. Quella SLA che s'abbatte implacabile sul corpo e lo smonta un pezzo alla volta. Fino al collasso. "Riposa in pace fratello maggiore. Ci mancherai leone", le parole di cordoglio e di affetto che Koulibaly pronunciò in onore dell'ex giocatore.
All'ex Fulham è legato uno dei ricordi più belli ed esaltanti dei Leoni della Teranga ai Mondiali: fu lui nel 2002 a segnare in spaccata il gol contro la Francia campione del mondo, ne realizzò altri due nella fase a gironi (all'Uruguay) e spinse il Senegal agli ottavi di finale. Il golden gol di Camara mise la ciliegina sulla torta di un'edizione storica: Svezia sconfitta e qualificazione ai quarti dove il ko di misura con la Turchia mise fine al sogno iridato.
"Questa vittoria e il premio di man of the match sono per la famiglia di Papa Bouba Diop – ha aggiunto Koulibaly in conferenza stampa -. Volevamo commemorare il grande giocatore che era. È una leggenda del calcio senegalese, ha fatto sognare tutti noi".
Impossibile dimenticarlo, ecco perché sugli spati è comparso anche uno striscione che recava una scritta eloquente e molti tifosi avevano addosso la casacca numero 19 dell'ex calciatore. "Il vero leone non muore mai", lo slogan scelto per ricordare il campione morto prematuramente. In campo c'era anche il suo spirito guerriero ad accompagnare i "fratelli" del Senegal verso il passaggio del turno.
Un pensiero di KK è andato anche alla popolazione di Casamicciola dopo la sciagura di domenica scorsa: "Ho saputo cosa è successo, i morti che ci sono stati. Ci tenevo a dire forza al popolo di Ischia e di Napoli, la mia seconda casa".