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La ‘dura’ vita di Ronaldinho ai domiciliari in un hotel di lusso: “Qui ho tutti gli agi”

Ronaldinho e il fratello, Roberto Assis, rischiano fino a cinque anni di carcere per una brutta storia di passaporti risultati falsi. L’ex stella brasiliana è attualmente detenuta ai domiciliari in un albergo di lusso ad Asuncion, in Paraguay. “Adesso sono molto tranquillo anche se ho trascorso 60 giorni molto lunghi e duri. Non dimenticherò mai un’esperienza del genere”.
A cura di Maurizio De Santis
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Fa sport, gode di tutti gli agi e i servizi che un albergo di lusso gli può riservare nonostante sia agli arresti domiciliari. Gioca a calcio e ha una palestra a disposizione. Ronaldinho è attualmente ‘detenuto' – anche se la location è tutt'altro che spartana – nell'Hotel Palmaroga di Asuncion (in Paraguay, del gruppo Barcellona) e vi dovrà restare fino a quando il processo a suo carico e del fratello, Roberto Assis, non dirà se entrambi sono innocenti oppure colpevoli per una brutta storia di passaporti risultati falsi. Rischiano una condanna fino a cinque anni per quei documenti forniti loro da un imprenditore brasiliano, Wilmondes Sousa Lira (anche lui in arresto). Quest'ultimo avrebbe scaricato le responsabilità su un’altra imprenditrice, Dalia Lopez, responsabile di aver invitato l’ex fuoriclasse.

Possiamo praticare sport quasi tutti i giorni – ha ammesso Ronaldinho nell'intervista a Mundo Deportivo -. Abbiamo una palestra dove possiamo lavorare e una sala che ci hanno adattato per giocare a calcio. Adesso sono molto tranquillo anche se ho trascorso 60 giorni molto lunghi e duri. Non dimenticherò mai un'esperienza del genere.

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I guai sono iniziati il 6 marzo scorso quando gli agenti li hanno bloccati alla frontiera e poi portati in prigione. Li hanno trascorso più di un mese (32 giorni) dopo la decisione del giudice di negare la libertà su cauzione per timore di fuga. Un mese dopo (il 7 aprile) il trasferimento nell'albergo dietro pagamento di 1.6 milioni di dollari. Perché erano andati in Paraguay? Avrebbero dovuto fare da testimonial a un progetto di assistenza sanitaria gratuita per i bambini ma si ritrovarono dietro le sbarre in un'operazione che ha portato in carcere altre 14 persone.

A Barcellona mi trattano sempre con molto amore e rispetto. I miei ex compagni mi conoscono bene e sanno che non è un momento facile. Tanto sostegno mi è di conforto e mi aiuta a uscire da questa brutta situazione.

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