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La difesa della Figc: “Festa sul bus scoperto chiesta dai giocatori e condivisa da istituzioni”

La FIGC ha risposto al Prefetto di Roma che questa mattina ha parlato di accordi non rispettati tra la Federazione e le istituzioni per non avevano autorizzato la sfilata della squadra a bordo di un bus scoperto per le strade della Capitale. Il presidente Gabriele Gravina ha invece sottolineato: “È stata una scelta condivisa”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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L'Italia ha vinto gli Europei e la grande festa per le strade di Roma da parte degli azzurri è diventata un caso. Da questa mattina, dopo la denuncia del Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, sulle pagine del Corriere della Sera, il corteo della nazionale di Mancini a bordo del pullman scoperto, ha creato diversi malumori. Piantedosi ha infatti parlato di accordi non rispettati tra la FIGC e le istituzioni: "I patti non sono stati rispettati. La FIGC chiedeva di consentire agli atleti della Nazionale di fare un giro per Roma su un autobus scoperto, ma è stato spiegato chiaramente che non era possibile. Abbiamo detto che non potevamo autorizzarli". Ecco perché è arrivata pochi minuti fa la replica da parte della stessa FIGC, attraverso le parole del presidente, Gabriele Gravina, che ha voluto rispondere alle accuse:

"La Federazione è sempre stata responsabile e rispettose nei confronti delle istituzioni e degli italiani – si legge nel comunicato diramato dalla FIGCLa scelta di adoperare un pullman scoperto per un breve tragitto è stata condivisa dalle istituzioni". Gravina non ci sta e ricostruisce la lunga giornata di Roma che ha visto l'Italia ospite al Quirinale e a Palazzo Chigi dopo il gradito invito da parte del Capo dello Stato, Sergio Mattarella e del Presidente del Consiglio, Mario Draghi. Nella nota della Federazione si legge: "Abbiamo sempre avanzato proposte nel rispetto di tutte le prescrizioni del momento per una cerimonia in tutta sicurezza – aggiunge – Ma ci è sempre stata negata l'autorizzazione".

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Gravina spiega punto per punto quanto accaduto a Roma

Gravina ribadisce come la FIGC, nei giorni precedenti alla finale, immaginando un eventuale successo azzurro, avesse avanzato proposte alle istituzioni per pensare ad una cerimonia festosa con il popolo italiano. "Avevamo individuando diverse location (tra cui Piazza del Popolo) dove si potesse svolgere con numeri contingentati e nel rispetto di tutte le prescrizioni del momento una cerimonia in tutta sicurezza". Ecco perché il presidente Gravina non ci sta e ribadisce che la delegazione azzurra avesse accettato la decisione delle istituzioni non avendo alternative percorribili: "La FIGC ha organizzato il ritorno della squadra a Firenze presso il Centro Tecnico di Coverciano per l’immediato scioglimento della delegazione – si legge – Il rientro su Roma è stato previsto solo dopo aver ricevuto i graditi inviti da parte del Capo dello Stato e del Presidente del Consiglio dei Ministri".

A quel punto però in tanti si sono trovati spiazzati dal continuo aumentare della folla nel percorso del pullman della squadra fino a Palazzo Chigi: "Su richiesta della squadra è stata reiterata l’istanza per poter utilizzare il bus scoperto, preparato preventivamente per ogni evenienza – aggiunge Gravina – al fine di condividere l’immensa felicità per un successo sportivo di questa portata con le migliaia di persone già ammassate per le strade". Gravina nella nota ribadisce comunque che il bus coperto che trasportava la squadra è stato ripetutamente rallentato e poi letteralmente bloccato dall'effetto della gente, sottolineando: "Che comunque non indossava strumenti di protezione individuale (cosiddette ‘mascherine’)". A questo punto il presidente della Federcalcio rivela come la decisione di optare per una breve sfilata dei calciatori su un bus scoperto nelle strade di Roma fosse stata condivisa dalle istituzioni. A tal proposito la FIGC ha anche voluto ringraziare le Forze dell'Ordine per il lavoro svolto.

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