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La crisi infinita del Torino: Cairo sceglie la linea dura e ordina il ritiro punitivo

Dopo la deludente stagione dello scorso anno, nella quale si è salvato a stento, il Torino è oggi penultimo in classifica con soli 6 punti in 11 partite. Di fronte ad un ruolino di marcia da retrocessione, il presidente ha però nuovamente confermato Giampaolo e obbligato la squadra ad andare in ritiro in vista dei prossimi delicati impegni.
A cura di Alberto Pucci
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Sono passati dieci mesi dall'esonero di Walter Mazzarri e da quel 4 febbraio scorso nulla è cambiato al Torino. Dopo l'euforia per il preliminare di Europa League dell'agosto 2019, i granata sono infatti lentamente scivolati in un lungo tunnel dal quale non riescono ancora a vedere l'uscita. Archiviata la parentesi del traghettatore Longo, neanche l'arrivo del ‘maestro' Giampaolo è servito per ridare gioco e dignità ad una squadra con evidenti problemi fisici, psicologici e tecnici, e la conferma è arrivata in questi primi mesi di campionato.

Le sette sconfitte e i tre pareggi messi a referto in undici giornate (l'unica vittoria è arrivata il 4 novembre con il Genoa), hanno infatti certificato la crisi del Toro, oggi al penultimo posto in classifica e ad una sola lunghezza dal fanalino di coda Crotone, e surriscaldato la panchina del nuovo allenatore e l'intero spogliatoio del Filadelfia. Di fronte ad un ruolino di marcia da retrocessione e a pochi giorni dalla prima dura contestazione della tifoseria, Urbano Cairo ha così preso di petto la situazione e ordinato il ritiro punitivo.

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L'ultima spiaggia di Giampaolo

Il ko contro l'Udinese, la paura della Serie B ma soprattutto i prossimi impegni ravvicinati con Roma, Bologna e Napoli, hanno dunque consigliato al patron di provare a scuotere i giocatori con le maniere forti. Anche lui non esente da colpe (la rosa granata è di fatto la stessa che si è salvata a stento nello scorso torneo), il presidente granata si è quindi giocato la carta del ritiro con l'obiettivo di riaccendere il fuoco sacro dentro i propri giocatori e generare quella reazione che, fino ad oggi, non si è ancora vista.

Al di là delle difficoltà di Giampaolo, già messe in mostra nell'esperienza con il Milan, Cairo deve però fare i conti con una squadra demotivata, con poco carattere e qualità e quasi rassegnata ad una stagione di bocconi amari e di sfide salvezza. Escluso il capitano Belotti, l'unico che combatte, corre e segna, il resto della rosa sembra ormai non aver più nulla da dare alla causa granata. Di questo e altro Cairo ne ha già parlato con il responsabile dell'area tecnica Davide Vagnati e con lo stesso Giampaolo: al momento confermato ma obbligato a fare punti al più presto, per evitare un altro clamoroso esonero.

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