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La confessione shock di Alderweireld, un male oscuro lo tormenta: “Penso di avere un infarto e morire”

L’ex difensore, colonna del Belgio, oggi ha 35 anni e gioca nell’Anversa. In una trasmissione ha raccontato senza filtri cosa gli è successo in questo ultimo anno e mezzo. “Ho passato momenti molto brutti”.
A cura di Maurizio De Santis
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Stress, forti attacchi di panico. Notti insonni e cuore che fa ‘tum tum ta' all'impazzata, quasi schizza fuori dal petto. Toby Alderweireld ha confessato quali sono le sue condizioni di salute. L'ultimo anno e mezzo è stato forse il peggiore della sua vita a giudicare dal quel che ha raccontato nel programma The House. L'ex difensore centrale Belgio oggi ha 35 anni e gioca nell'Anversa, scampoli di carriera dopo la lunga esperienza all'Ajax e avventure con Atletico Madrid e Tottenham. Della nazionale è stato una colonna almeno fino a quando non s'è visto costretto a dire basta perché non ce la faceva più. Avvertiva strani, preoccupanti sintomi che in testa gli hanno messo cattivi pensieri. I peggiori che potesse fare.

"A un certo punto ho sentito il cuore che batteva a mille all'ora. In quel momento ho pensato: sto per avere un infarto. È finita non rivedrò mai più i miei figli". Alderweireld ha eseguito tutti gli esami consigliati e scoperto che quel malessere non dipende da alcuna disfunzione cardiaca o altro problema patologico: è tutta una questione di testa (come si dice in gergo).

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Nel racconto che fa spiega passo dopo passo cosa gli è accaduto: ha iniziato ad avvertire quell'anomalia dopo la sconfitta in coppa del Belgio contro l'Union St. Gilloise. "Avvertivo in tale senso di frustrazione da non riuscire e a dormire. Al mattino pensai di recarmi presto al centro sportivo dell'Anversa per sottopormi a una prova da sforzo. Prima di uscire di casa presi una pillola di caffeina e mentre ero in auto il mio cuore è andato fuori giri. Ho fermato la macchina, camminato per un po' e poi chiesto aiuto in un negozio".

Alderweireld è finito al Pronto Soccorso per ben due volte, al secondo ricovero d'urgenza i medici gli dissero che soffriva per uno stato d'ansia angosciante con inevitabili riflessi sul ritmo cardiaco. "Un attacco di panico mi fece battere il cuore ancora più forte. Mi sembrava d'impazzire e ho pensato che sarei morto". È stata questa la motivazione principale che lo ha indotto a non indossare più la maglia della nazionale. "Ho passato momenti molto brutti, ecco perché ho detto basta ai ‘diavoli rossi'. Adesso soffro ancora, anche se di meno. Ma posso ancora spiegarlo".

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I timori per la salute sono stati solo un aspetto della vicenda personale, l'altro era rappresentato da un pensiero fisso: abbandonare il calcio giocato così da mettere un punto a tutto. Magari avrebbe ritrovato la serenità perduta. "In carriera ci ho pensato più volte", ha ammesso. Il contratto con l'Anversa scadrà a fine stagione e forse quella sarà la volta buona per fare quel passo che finora ha sempre trattenuto: appendere le scarpette al chiodo e riprendersi una vita normale. Una strada davanti a sé c'è già: in occasione di Belgio-Italia di Nations League ha commentato da opinionista il match.

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