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La confessione di Nani sulla sua infanzia: “Vivevo in una stanza piena di topi, senza cibo”

Nani in una lunga intervista rilasciata a The Players Tribune ha svelato alcuni retroscena della sua infanzia e una serie di coincidenze che lo hanno portato a diventare un giocatore: “Le cose della vita che ho vissuto sono state dure, ma nessuna è stata più difficile dell’avere fame. Una signora ci disse che aveva un amico che poteva aiutarci e così fu”.
A cura di Vito Lamorte
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"La mia storia è iniziata con il fatto che stavamo morendo di fame". Luís Carlos Almeida da Cunha, meglio noto come Nani, non si è risparmiato nella lunga ed interessante intervista rilasciata a The Players Tribune e ha rivelato retroscena e storie che non aveva mai accennato prima. Il calciatore portoghese, che attualmente milita nell’Orlando City, si è soffermato molto sulla sua difficile infanzia e su una serie di coincidenze che lo hanno portato a diventare un giocatore. L'ex Manchester United, Lazio, Fenerbahçe, Valencia e Sporting, che si è laureato campione d'Europa nel 2016, ha affermato:

Quando ero bambino, mi sono reso conto che Dio ha scelto per me il mio percorso affinché io aiutassi la mia famiglia. Ho vissuto con mia madre e otto fratelli e sorelle in una casa con una sola camera da letto. C’erano buchi nel pavimento dai quali uscivano costantemente ratti e lucertole. Questi animali correvano per la casa tutto il tempo. Non avevamo nulla da mangiare e abbiamo davvero combattuto per sopravvivere. Giuro. Le cose della vita che ho vissuto sono state dure, ma nessuna è stata più difficile dell’avere fame. Questa sensazione di un qualcosa che ti svuota dentro l’ho vissuta spesso. L’unico vantaggio della fame è che ti fa cercare soluzioni.

Nani: Una signora disse che aveva un amico che poteva aiutarci

L'esterno offensivo lusitano ha parlato delle soluzioni che lui e il fratello hanno cercato per non restare senza cibo e di come una signora della zona ricca di Lisbona li abbia messi in contatto con Marco Aurelio dello Sporting:

Un giorno, mio ​​fratello Paulo Roberto ebbe un’idea. Credo che avessi circa 10 anni. A cinque anni mio fratello prese praticamente il posto di mio padre e disse ‘Perché non andiamo nella ricca zona di Lisbona e chiediamo cibo?’. Così facemmo. La gente ci ha dato pane, zuppa e biscotti. Un giorno ci trovammo davanti ad un pizza Hut e chiedemmo qualcosa. Nessuno ci voleva dare nulla quando all’improvviso una donna ci chiamò e ci disse di attendere. Due minuti dopo ecco una pizza. Buonissima. Davvero. E poi ci chiese ‘cosa stavate facendo qui?’. Noi rispondemmo che stavamo giocando a calcio. Credo che questa nostra sincerità le sia piaciuta perché poi lei ci disse che aveva un amico da presentarci e che poteva aiutarci. Il suo amico era Marco Aurelio (Cunha dos Santos, giocatore dello Sporting Lisbona).

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