La Conference League è stata un’idea fantastica, ma l’Italia potrebbe perdere il suo posto
Lo splendido colpo d'occhio offerto dallo stadio Olimpico di Roma spiega in parte perché la Conference League non è stata poi un'idea così malvagia. Non è come la vecchia Coppa delle Coppe, né è giusto (oltre che poco rispettoso) definire il nuovo torneo solo come il trofeo dei "poveri" se messo a confronto con la straricca Champions. Un primo effetto è già palese: la rivoluzione del format dell'Europa League (con la riduzione del numero di squadre partecipanti alla fase a gironi) e il meccanismo delle promozioni/retrocessioni hanno allargato la base di società che sono in lizza e reso sicuramente più interessante (e allettante) la prospettiva di lottare per un "titulo".
Vincerne uno può aiutare a vincere ancora, recita un vecchio adagio, quel gioco di parole che racconta in maniera semplice come si costruisce una mentalità competitiva che non sia esclusivamente mirare ai soldi, alle briciole che scivolano a terra dal tavolo dei club più facoltosi. All'Italia non succedeva dal 2017 di annusare aria di big match, l'ultima volta toccò alla Juventus che a Cardiff arrivò a un passo dall'impresa e venne sconfitta dal Real Madrid (in Champions). E qualche anno più tardi, ma in Europa League (2020), all'Inter contro il Siviglia con esito altrettanto amaro. Si può fare la storia anche così, aggiungendo un mattoncino alla volta nel Ranking e attraverso una politica d'investimenti a lungo termine.
José Mourinho ha scritto un altro capitolo della sua carriera luminosa (19 trofei continentali): grazie alla finale di Tirana contro il Feyenoord, è il primo e unico allenatore a essere arrivato fino in fondo a tutte e tre le attuali competizioni europee con quattro squadre diverse: con Porto (Coppa Uefa e Champions League), Inter (Champions) e Manchester United (Europa League) oltre ai giallorossi.
Euforia e soddisfazione a parte, cosa accadrà alla Roma e all'Italia in caso di successo dei capitolini in Albania? Ironia della sorte, proprio la vittoria del trofeo dei giallorossi – considerando anche i piazzamenti nella classifica del campionato – potrebbe far sparire le italiane dalla prossima edizione della Conference League. Attualmente la gerarchia delle posizioni è tale che le prime 4 vanno in Champions, la quinta e la sesta accedono all'Europa League e la settima alla Conference League. L'articolo 3.08 del regolamento Uefa sul torneo chiarisce perché la Serie A può ritrovarsi senza rappresentanti nel nuovo torneo.
Il detentore del titolo della UEFA Europa Conference League è ammesso alla fase a gironi della UEFA Europa League. Se il detentore del titolo della UEFA Europa Conference League si qualifica per la UEFA Europa Conference League attraverso una delle sue competizioni nazionali, il numero di posti a cui la sua federazione ha diritto nella UEFA Europa Conference League viene ridotto di uno. Il posto vacante creato viene riempito di conseguenza con la priorità per la UEFA Europa Conference League assegnata alle vincitrici delle coppe nazionali (in base alla fase di ingresso come da elenco di accesso).
In buona sostanza, posto che la squadra vincitrice del titolo è ammessa alla fase a gironi di Europa League, se la Roma giungesse settima in campionato (ipotesi ancora plausibile considerato il duello con la Lazio e il distacco minimo con Atalanta e Fiorentina) al suo posto non verrebbe ripescata una connazionale. La casella vuota sarebbe colmata da una delle detentrici delle coppe nazionali di un altro Paese mentre l'Italia si ritroverebbe con un numero maggiore di squadre in Europa League.