La caccia al milanista a Verona sotto gli occhi della polizia: “Aspettavano con le cinghie in mano”
Anno 2022 e ancora in Italia si chiude un occhio, se non a volte tutti e due, su quello che accade all'esterno di alcuni stadi, concessi come ‘aree franche' a sedicenti tifosi – in realtà criminali – perché diano sfogo ai loro istinti bestiali in spregio a qualsiasi legge o sentimento del vivere comune. Quanto accaduto domenica scorsa a Verona, e testimoniato da diversi racconti di tifosi del Milan che hanno vissuto momenti di assoluto terrore, dovrebbe far riflettere da un lato chi si chiede perché il calcio italiano non sia un prodotto al livello delle eccellenze europee e dall'altro chi permette che vengano perpetrati questi comportamenti senza che le forze dell'ordine intervengano, pur assistendo spesso alla guerriglia o agli agguati.
Che la trasferta dei tifosi rossoneri a Verona, a margine del match vinto dagli uomini di Pioli per 3-1, fosse a forte rischio, lo si era capito dal messaggio di ‘avvertimento' postato dai ‘Guerrieri di Verona' sul proprio profilo Instagram alla vigilia della partita: "Si ricorda ai tifosi occasionali del Milan che il settore a loro dedicato è la Curva Nord. È fortemente sconsigliato acquistare biglietti nei settori centrali, anche per il fatto che questi non sono settori neutrali, ma con una forte presenza di abbonati e tifosi dell’Hellas. Chi si presenterà con vessilli rossoneri può essere oggetto di bersaglio di insulti senza distinzione di sesso, età, razza o religione. Si raccomanda quindi di usare il cervello e di acquistare il biglietto nel settore ospiti oppure di restare a casa sul divano. Sono finite le gite a Verona".
Messaggio cui aveva fatto seguito una storia Instagram ancora più minacciosa: "Verona zona di guerra", con tanto di teschio. Altro che partita di calcio…
Ma la caccia al milanista che si è scatenata prima e dopo la partita del Bentegodi è andata ben oltre la presenza di qualche sostenitore rossonero in altri settori dello stadio. Le testimonianze raccolte da Panorama sono da bridivi e desolanti allo stesso tempo. Il tifoso colpito con un pugno in faccia che aveva postato la foto del suo labbro spaccato poche ore dopo la trasferta aggiunge ora ulteriori particolari raccapriccianti: "Nascondevo la maglietta rossonera sotto una felpa con la zip proprio per evitare problemi. Arrivati nelle vicinanze dello stadio, quando stavamo cercando l'ingresso del nostro settore che era la Tribuna Est, ci siamo fermati a mangiare un panino a un chiosco. Faceva caldo e mi sono slacciato la zip. Non ho fatto tempo e una persona ha cominciato ad insultarmi a distanza, poi dopo un attimo me la sono ritrovata a un metro, continuava a insultarmi e a dirmi che dovevo togliermi la maglia. Ho fatto per allacciarmi la zip, ma si sono avvicinati altri due e uno dei due mi ha colpito con un forte pugno in faccia. Mi ha preso il labbro aprendomelo internamente. Mi sono allontanato senza reagire perché potevo causare altri problemi e non volevo mettere di mezzo le persone che erano con me. Ma intorno non si è mosso nessuno, tutti fermi".
Neanche i tifosi più piccoli sono stati risparmiati: "Dentro lo stadio non abbiamo avuto problemi, alla fine però il clima è nuovamente cambiato. È entrato un gruppo di una quindicina di persone e ha cominciato a minacciare e insultare. Non si sono fermati nemmeno davanti ai bambini, anzi. Uno di loro ha gettato contro un bambino un bicchiere di plastica pieno di birra mentre cercavamo di uscire per andarcene. Ha insultato il padre, lo ha preso a male parole, e ha gettato la birra sul figlio. C'erano alcuni steward, ma non sono intervenuti".
Nello sfollare dal Bentegodi è accaduto quello che il tifoso milanista chiama "l'assurdo", qualcosa che forse fa ancora più male del cazzotto isolato, ovvero la presenza indifferente delle forze dell'ordine: "Io mi ero tolto tutto, avevo la mia felpa con sotto niente, la maglia messa nello zaino, proprio perché non ci fosse alcun problema. Sotto la felpa ero nudo. Ce ne siamo andati a testa bassa facendo finta di essere tifosi delusi del Verona, ma intorno a noi c'erano persone con in mano le cinghie che aspettavano il nostro passaggio e di scoprire qualcuno che avesse addosso i colori rossoneri per picchiarlo. Davanti alla polizia, che era presente. Loro camminavano con in mano le cinture e cercavano quelli con segni del Milan. Poi finalmente siamo arrivati alla macchina e siamo tornati a casa…".
Molto simile anche il racconto di un altro tifoso rossonero: "Quando ha segnato il Verona è successo di tutto. Un gruppo di facinorosi è venuto da noi a insultarci e minacciarci e lo stesso è accaduto alla fine della partita: ci hanno aspettato all'uscita dei cancelli e tutti quelli che non avevano sciarpe o altro del Verona veniva insultato. E non si sono fermati agli insulti: un ragazzo che usciva dallo stadio da solo è stato preso a calci. A fianco a me c'era una famiglia con tre bambini. La piccola ha pianto per tutta la partita davanti alle scene di energumeni che minacciavano e sbraitavano. Non c'era nessuna protezione. C'erano camionette delle forze dell'ordine, ma erano tutte concentrate nella zona del settore ospiti. Tutti gli altri, ed eravamo migliaia, siamo stati abbandonati a noi stessi e ci siamo sentiti in pericolo. Se anche avessimo voluto chiedere aiuto, non ci sarebbe stato nessuno. L'unica speranza era che nelle vicinanze ci fossero altri milanisti pronti a intervenire". Un bollettino di guerra che con lo sport davvero non ha nulla a che fare.