Kvaratskhelia e il primo giorno per le strade di Napoli: “Non posso farcela, è impossibile”
Sono giorni caldissimi per Khvicha Kvaratskhelia, impegnato stasera con la sua Georgia nella partita di esordio agli Europei contro la Turchia, ma anche alle prese con un'inattesa crisi nei rapporti col Napoli dopo le dichiarazioni dell'agente e del padre che lasciano pochi dubbi di interpretazione: "Vogliamo andare via per giocare la Champions". Il PSG offre al 23enne attaccante un ingaggio principesco, ma il club azzurro ha subito stoppato qualsiasi scenario di cessione: "Non è sul mercato, fine della storia". Salvo ribaltoni, con un lungo contratto ancora in essere, Kvaratskhelia resterà nella città cui ha appena dedicato bellissime parole in una lunga lettera scritta di suo pugno e chiaramente antecedente alle ultime vicende di mercato.
Kvaratskhelia: "Non posso guidare qui. Non posso farcela, è impossibile"
Sulle pagine di ‘The Players' Tribune', Khvicha ha raccontato il suo primo giorno a Napoli, assolutamente stordente per più di un motivo: "Stavo andando in taxi al campo di allenamento, perché era il primo giorno e non avevo ancora una macchina. Poi, quando ho visto come guidano là, mi sono detto: ‘Non posso guidare qui. Non posso farcela, è impossibile'. Poi però sono arrivato in hotel… e il paesaggio… oh mio Dio. Era la cosa più bella che avessi mai visto in vita mia, davvero".
L'accoglienza riservatagli è stata meravigliosa, Kvaratskhelia ha potuto toccare con mano cos'è il calcio a Napoli, una religione pagana che viene osservata 24 ore al giorno e che ha le sue divinità. In quel momento ha capito di essere diventato anche lui oggetto di culto: "Dopo l'albergo sono andato a fare una passeggiata in giro per la città e anche le persone anziane mi conoscevano già. Ancora prima che mettessi piede in campo. Le persone mi fermavano: ‘Ma tu sei Kvaratskhelia!'. Rispondevo: ‘Sì, sono io!'. Sono un ragazzo giovane, arrivo dalla Dinamo Batumi. E ho un nome abbastanza complicato. Eppure le nonne, i nonni, tutti mi conoscevano già".
"Maradona a Napoli è Dio, è ovunque"
Il georgiano ha peraltro capito subito che nel pantheon delle divinità venerate sul Golfo ce n'è una che sta in una dimensione a parte, è tutt'uno con l'aria che si respira in città, negli occhi, nei racconti, nei cuori: "Ricordo i miei primi giorni a Napoli: dovunque guardassi, vedevo Maradona. Maradona, Maradona, Maradona. Maradona a Napoli è Dio. L'ho detto subito a mio padre. E lui mi ha risposto: ‘Portami lì prima che puoi!'".
Il papà di Khvicha ha sempre avuto un'adorazione per il compianto campione argentino ed è stato decisivo per l'approdo del calciatore in azzurro: "Venire a Napoli è stato tutto merito di Badri. Sto parlando di mio padre. Il suo idolo era Maradona. Quando ero bambino, mio padre parlava sempre di Maradona come se fosse un Dio. Perciò quando il mio agente mi ha detto dell'interesse del Napoli, non stavo nella pelle dalla gioia. Ero così felice. Ma mio padre? Incredibile. Mio padre urlò: ‘Non puoi dire di no al Napoli. Non puoi dire di no al club di Maradona!. Quindi non abbiamo dovuto pensare gran che. Non c'era niente da discutere. ‘Devi andare'. Non posso nemmeno descrivere le sensazioni. Ho detto: ‘Andiamo. Subito. Devo andare lì'".
Per il Napoli è incedibile, niente PSG
Sono passati due anni da allora, Napoli resta sempre Napoli, città con una bellezza e un'anima come poche al mondo, ma adesso deve fronteggiare la concorrenza di Parigi. Anzi, del Qatar: è da lì che arrivano le palate di milioni messi sul tavolo di Kvaratskhelia e del suo agente. Per ora, per volere assoluto di Antonio Conte in primis, non c'è alcuna possibilità che Khvicha venga lasciato libero di decidere da solo dove giocare l'anno prossimo.
"Ai miei amici georgiani dico sempre: ‘Dovete venire a mangiare la pizza e la pasta a Napoli'. L'altra cosa che dico sempre? ‘Dovete venire a vedere una partita allo Stadio Maradona' – ha scritto ancora Kvaratskhelia – I tifosi del Napoli sono davvero speciali. Nell'anno in cui abbiamo vinto lo Scudetto, dopo la partita in trasferta contro la Juventus siamo rientrati all'aeroporto di Napoli e stavamo cercando di tornare a casa con il pullman della squadra, ma i tifosi hanno tirato fuori questi… non so cosa siano… fuochi artificiali, ma tutti colorati. In Italia credo li chiamino fumogeni, bengala. E a quel punto non vedevamo più niente. Anche dentro al pullman, facevamo fatica a respirare. Abbiamo detto all'autista: ‘Hey, accendi l'aria condizionata'. Ma anche con l'aria condizionata, respiravamo a malapena. Era tutto blu e bianco. E fumo, tanto fumo. Però le persone erano così felici. Una città intera, in festa. Tutti, davvero tutti… E ovviamente anche io. Sono davvero molto, molto felice di giocare per il club di Maradona".