Kulusevski è un caso nella Juventus: regala un gol e non incide mai
E' durata 71 minuti la partita di Dejan Kulusevski contro il Torino per un derby assolutamente da dimenticare per l'esterno bianconero classe 2000, incappato in una giornata a dir poco negativa. Suo l'errore imperdonabile in occasione del pareggio dei granata con un retropassaggio (ancora una volta) sbagliato su cui so è avventato Sanabria che ha ringraziato e segnato. Un errore che è costato moltissimo alla Juventus di Andrea Pirlo in piena crisi tra assenze importanti e convocati in pessime condizioni psicofisiche.
L'ex Parma è la fotografia della Juventus di questo momento: spaesato, potenzialmente in grado di fare la differenza ma che si perde al primo momento delicato in cui serve mostrare classe, equilibrio e forza sia fisica che mentale. Tutto ciò che non è stato Kulusevski nel derby e che manca da un po' di tempo a questa parte alla squadra di Pirlo. Che vive delle estemporanee giocate dei singoli, da Chiesa a Cristiano Ronaldo e Morata, ma che paga una mancanza di coesione di squadra che si riverbera soprattutto sugli ultimi arrivati.
Per Kulusevski è arrivata l'ennesima bocciatura di una stagione nata in sordina e che rischia di concludersi nel baratro di chi ad oggi andrebbe dritto ad arricchire il gruppo dei ‘bidoni' o delle mancate promesse. Ingeneroso verso un ragazzo che a soli 20 anni è riuscito a bruciare le tappe, arrivando in Italia grazie all'Atalanta, nel 2018, poi passato in prestito al Parma e quindi alla Juventus. Un giocatore che tra Bergamo e l'Emilia aveva dimostrato più di una occasione di meritare il salto di qualità, confermando la bontà dell'intuizione bianconera.
Ma perché Kulusevski in questa Juventus sembra sempre più un elemento estraneo? La verità è che Kulusevski è capitato nella Juventus in un anno più che particolare, una stagione tempestata da eventi contingenti, come l'avvento del progetto Pirlo, di per sè già una scommessa ricca di fascino ma anche di tanti lati oscuri, o come la difficile gestione di una rosa (come le altre) coinvolta nel vortice dei contagi. Difficile per chi mastica bianconero da tempo, figurarsi per un giovane che ha l'obbligo di imporsi e non sbagliare.
Senza dimenticare che il nazionale svedese da tempo gioca in una posizione non naturalmente sua, assai differente di come scendeva in campo con il Parma e l'Atalanta e che lo sta costringendo a riabituarsi all'interno dello scacchiere bianconero scelto da Pirlo. Una situazione non ottimale che l'esterno aveva già sottolineato qualche giorno fa mostrando più di un semplice disagio: "Cambio ad ogni partita, non è facile. Ho solo 20 anni" aveva detto "più di altri sto imparando in fretta ad adattarmi".