Krasic oggi, la Furia Serba spiega cosa non ha funzionato alla Juve: è durissimo con se stesso
Milos Krasic ha solo 39 anni, ma sembra passata un'epoca da quando il veloce esterno offensivo faceva sognare i tifosi della Juventus, arrivando a farlo soprannominare ‘Furia Serba' con l'auspicio che la sua zazzera bionda si traducesse in una somiglianza anche tecnica sul campo con l'amatissimo Pavel Nedved. Il ceco si era ritirato l'anno prima dell'approdo a Torino di Krasic, avvenuto nell'estate del 2010. Un acquisto costato 15 milioni di euro e carico di aspettative, alla luce delle mirabilie mostrate dal devastante Milos con la maglia del CSKA Mosca. Attese che sarebbero state vanificate dal rendimento via via disastroso del giocatore, al punto che viene classificato come una meteora bianconera. Oggi Krasic non ha un lavoro nel calcio e si gode la sua pensione dorata dopo essersi ritirato nel 2018 in assenza di offerte, al termine del suo contratto con i polacchi del Lechia Danzica: non aveva ancora 34 anni.
Krasic era arrivato con un grande hype nella Juve non indimenticabile di Delneri, che si sarebbe classificata settima in campionato. Pochi mesi prima era stato nominato calciatore serbo dell'anno e la sua partenza fu da sogno: alla quinta giornata mise a segno una tripletta contro il Cagliari. Ma fu un fuoco di paglia, come il colore dei suoi capelli. La seconda parte di stagione lo vide crollare e una squalifica di due giornate per simulazione – inflittagli con l'utilizzo della prova TV – gli mise anche addosso il marchio di tuffatore.
L'anno dopo con Conte andò ancora peggio, complice il cambio di modulo: dal 4-4-2 di Delneri si passò al 3-5-2 del leccese, che voleva un esterno a tutta fascia con altre caratteristiche, sicuramente con più acume tattico e fase di non possesso. Krasic giocò pochissimo nella stagione 2010/11, ma a fine anno si mise in bacheca lo Scudetto, che sarebbe stato il primo dei nove di fila per la Juventus. Poi salutò Torino e si trasferì al Fenerbahce (con in mezzo un prestito al Bastia), poi – dopo un anno da fuori rosa col club turco – firmò per il Lechia l'ultimo contratto della sua carriera, ormai a picco.
Oggi se si volta indietro, il fulmineo esterno serbo vede tanti rimpianti, ma anche un palmarès ricchissimo: oltre allo Scudetto vinto con la Juve, ci sono i tantissimi titoli portati a casa col CSKA Mosca (due campionati, quattro coppe nazionali, una Coppa UEFA). Si può bene dire che il trasferimento in bianconero è stato la pietra tombale sulla sua carriera ad appena 26 anni. Un fallimento di cui peraltro Krasic incolpa soprattutto se stesso.
"Ho giocato per il CSKA per sei anni meravigliosi e posso dire che è stata la parte migliore della mia carriera – ha detto ai media russi qualche mese fa a margine di un'amichevole cui ha preso parte a Mosca – Se avessi potuto, sarei rimasto lì per il resto della mia carriera, ma ad un certo punto è arrivato il momento di fare un passo più in alto e passare ad un altro campionato. È un peccato non essere riuscito a impormi alla Juventus".
"Non darò la colpa all'allenatore e alla società, ho sbagliato anch'io… avrei dovuto lavorare di più! – ha ammesso con grande autocritica Krasic, che tuttavia rifarebbe la stessa scelta – Mi rammarico di non essere rimasto a Torino almeno ancora per qualche anno. Ho iniziato alla grande e ho fatto una buona prima stagione, ma poi le cose sono peggiorate. Ecco perché il club ha deciso di separarsi da me. Manchester City e Bayern avevano fatto offerte, ma io ho scelto la Juventus. Non mi pento di essermi trasferito in un club italiano. Sono felice di aver giocato per una delle migliori squadre al mondo".