Koulibaly spiega la scelta dell’Arabia, c’è un motivo nobile: i 30 milioni all’anno gli serviranno
Da un paio di giorni Kalidou Koulibaly è ufficialmente un giocatore dell'Al Hilal, che lo ha presentato a Riad. Il 32enne difensore senegalese approda in Arabia Saudita dopo solo un anno trascorso al Chelsea, che lo aveva acquistato dal Napoli per 38 milioni di euro. Adesso sono poco più di 20 quelli pagati dal club arabo ai Blues, mentre l'offerta al calciatore è di quelle irrinunciabili, sulla scia di quelle accettate dai vari Ronaldo, Benzema, Kanté e Ruben Neves, quest'ultimo strappato al Wolverhampton proprio dalla nuova squadra di Koulibaly, dove entrambi potrebbero trovare in panchina Rino Gattuso.
Kalidou andrà a guadagnare circa 30 milioni netti all'anno all'Al Hilal fino al 2026, una cifra davvero enorme, che appartiene a tutt'altro ordine di grandezze rispetto a quelle cui era abituato (e si consideri che al Chelsea il difensore percepiva comunque 10 milioni). Koulibaly non è un'ipocrita e spiega con grande onestà come i soldi abbiano contato tanto nella sua scelta di trasferirsi in un calcio così meno competitivo rispetto a quello europeo.
"Sono felice perché sono musulmano e arrivo nel Paese giusto. E sono entusiasta di essere uno dei primi a sbarcare in un campionato in evoluzione: spero di aiutare l'Arabia Saudita e l'Al-Hilal a scrivere una nuova storia sportiva – premette al Corriere dello Sport, prima di andare al sodo – E poi c'è questo contratto molto importante".
Tanto denaro che assicurerà benessere prima di tutto ai suoi cari, fino ad arrivare a parenti più lontani di grado: "Potrò aiutare tutta la mia famiglia a vivere bene, dai miei genitori ai miei cugini". Ma Koulibaly è da sempre molto impegnato nel sociale e già in passato ha fatto tantissimo per il suo Senegal, stanziando parte dei suoi lauti ingaggi per dare una mano a chi è stato meno fortunato di lui. Adesso questa pioggia di denaro gli consentirà di fare ancora di più per dotare di infrastrutture tanti villaggi del Paese africano.
"Potrò soprattutto sostenere le attività sociali della mia associazione in Senegal, ‘Capitane du Coeur' – spiega Kalidou – abbiamo cominciato con la costruzione di una clinica pediatrica nel villaggio dove i miei genitori sono nati e si sono sposati. Si chiama Ngano. Io e i miei fratelli abbiamo coronato un sogno: la scorsa settimana siamo andati a Dakar e ci siamo messi in cammino. E abbiamo posato la prima pietra: aiuterà almeno una quindicina di villaggi, tante persone che al momento se hanno bisogno di un ospedale devono fare 50 minuti di strada. Ora lo Stato deve sostenerci con i medici, ma ho tante altre idee. Investiremo molto per il Senegal e poi per l'Africa dell'Ovest. Aiuteremo i giovani: sono loro il futuro del Paese e del mondo".