Kim già comanda lo spogliatoio del Bayern: lo hanno ammesso nel ristretto club dei senatori
Tre partite da titolare in Bundesliga. Thomas Tuchel non ha avuto alcun dubbio nell'assegnare la maglia da titolare a Kim min-jae. Ci ha messo la mano sul fuoco certo che il difensore coreano, per quanto visto a Napoli, non avrebbe tradito la fiducia. Là dietro, accanto a Upamecano, aveva bisogno di un calciatore come lui che non ha eguali per stazza, qualità tecniche, intelligenza tattica, capacità di lettura dei movimenti, solidità e forza fisica, velocità e senso della posizione, occhi buttati al futuro (come sapere già dove andrà a finire la palla) e tempismo.
Un saggio di quel che sa fare lo aveva dato nel pre-campionato, basta riavvolgere il nastro dell'amichevole disputata col Liverpool e fissare l'attenzione su recupero e chiusura lampo effettuata su Salah. Lasciò a bocca aperta Klopp anche in Champions: nella scorsa edizione della Coppa quell'intercetto al volo, in semi sforbiciata, col piede destro suscitò la meraviglia della Kop.
I video della stagione in azzurro fanno venire il magone ai tifosi partenopei, in Germania se lo godono dal vivo e quasi non ci credono che sia in grado di fare quelle cose con una semplicità disarmante. I bavaresi lo hanno preso una cinquantina di milioni, pagando una clausola che è di valore nettamente inferiore rispetto a quanto può costare oggi un calciatore di tal fatta, che sa interpretare il ruolo di centrale nel pacchetto arretrato guardando al futuro.
Non è paradossale definire un difensore moderno già ‘vecchio' a confronto con Kim che a Monaco di Baviera è arrivato in punta di piedi e s'è ritagliato un posto speciale all'interno dello spogliatoio mettendo al servizio della squadra esperienza, empatia, disponibilità ad ascoltare i compagni e a fare gruppo, rappresentare una sorta di fratello maggiore per giovani come Jamal Musiala (ne parla il quotidiano tedesco Bild, che sottolinea questo particolare). In un gruppo in cui Harry Kane, Müller e Kimmich sono l'asse portante del consiglio di squadra c'è anche la figura del coreano che ha voce in capitolo.
E se Nagelsmann era un fan di Matthijs de Ligt, da quando è arrivato Tuchel le cose sono cambiate drasticamente per l'ex juventino. Il nuovo allenatore lo considera lento e macchinoso nella costruzione per la serie di passaggi laterali che fa. Inficia la manovra che nella testa dell'ex di Borussia e Chelsea deve essere verticale, rapida, capace di trasformare il campo libero in una sorta di riserva di caccia. E Kim è perfetto per calarsi in questa parte. Nel giro di un paio di mesi s'è preso tutto quel che serve davvero: stima e autorevolezza nella ristretta cerchia dei senatori.
I numeri di questa prima parte confermano la supremazia del coreano e sono impietosi nei confronti dell'olandese: l'ex azzurro è partito titolare nelle tre partite di Bundesliga finora disputate per un totale di 240 minuti giocati, a de Ligt sono toccate le briciole (32′). In due occasioni è subentrato al compagno a partita in corso, in un'altra addirittura Tuchel lo ha quasi umiliato mandandolo in campo per un minuto al posto di Kane e a risultato chiuso.