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Kessié racconta Gasperini e Gattuso: “L’uno ti ammazza, l’altro ti dà un pugno”

Franck Kessié racconta cosa significa avere come allenatori due tecnici molto esigenti come Gasperini e Gattuso, che hanno metodi di lavoro duri. “Con Gasp non si scherza… quando torni a casa non hai più la forza di fare niente”. E su ringhio dice: “Ha un modo tutto suo di essere dentro l’allenamento…”.
A cura di Maurizio De Santis
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Ciò che non ti uccide, ti fortifica. È la frase che Franck Kessié ha scolpito dentro di sé. Nel centrocampo del Milan tocca a lui il ruolo di lotta e di governo. In parte gli piace, il furore agonistico è stato (ed è) una delle sue peculiarità. In parte ha imparato a recitare con disciplina tattica il ruolo cucitogli addosso dagli allenatori. Due in particolare: Gian Piero Gasperini, che all'Atalanta ne ha esaltato le qualità di centrocampista che sa affondare il colpo e ripiegare; Gennaro Gattuso, che al Milan ha provato a educarne dinamismo e agonismo con le buone e le cattive maniere. E adesso che è diventato anche un rigorista (quasi) infallibile (10 segnati su 11 tirati in stagione) può permettersi il lusso di voltarsi e sorridere con orgoglio ripensando al proprio passato.

La svolta della carriera arriva all'Atalanta. Il club bergamasco lo preleva dallo Stella Club (Costa d'Avorio) e lo porta in Italia. Lo manda a Cesena a farsi le ossa e, quando lo ritiene pronto, lo consegna alle ‘cure' di Gasperini perché ne faccia un ingranaggio della macchina perfetta che deve essere la ‘dea'. Nell'intervista a SportWeek Kessié racconta cosa significa avere Gasperini come tecnico e quale effetto facciano i suoi metodi di allenamento.

Avevo chiesto al mio procuratore di restare ancora un anno a Cesena – le parole del centrocampista – poi arrivò la telefonata di Gasperini. Mi disse: Ti ho visto giocare, viene in Serie A e vediamo come va…

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Andò bene. E fu un'esperienza formativa importante, sia sotto il profilo della maturità sportiva sia dal punto di vista tattico. Gasp è un martello e, a giudicare dalle parole di Kessié, allenarsi con lui è come prepararsi alla scuola di sopravvivenza.

Con Gasperini lavori tanto, con lui non si scherza. È un lavoro importante però ti ammazza perché quando arrivi a casa sei talmente stanco che non hai la forza di fare più niente.

Da un duro all'altro. Al Milan ha avuto Gattuso, altro allenatore che non fa sconti ai calciatori. Usa bastone e carota, pretende il massimo, dà tanto lui stesso alla squadra e chiede ai giocatori quello scarto di mentalità (di "veleno") fondamentale per competere.

Secondo me urla di più – ha aggiunto Kessié -. È molto vicino ai giocatori e con loro ha un rapporto fisico… ti abbraccia, ti tira un pugno sulla spalla, ti dà uno schiaffo dietro la nuca. Questo è il suo modo di essere dentro all’allenamento. E quando uno sbaglia s'innervosisce ma sono cose che restano sul campo.

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