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Mondiali di calcio femminile 2023

Katia Serra spiega il flop dell’Italia femminile: “Scelte ingiustificabili di una CT da cambiare”

Katia Serra, ex calciatrice della Nazionale femminile e opinionista per Rai Sport, ha analizzato la disfatta delle azzurre ai Mondiali di calcio in un’intervista esclusiva: “Squadra improvvisata, incomprensibili i tagli di Galli, Bergamaschi e Piemonte”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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L'Italia è fuori dai Mondiali di calcio femminile. La Nazionale azzurra allenata dal Ct Milena Bertolini è uscita anzitempo dalla competizione a seguito della sconfitta per 3-2 contro il Sudafrica. Un ko inaspettato contro un avversario che sulla carta era assolutamente alla portata dalle azzurre che invece si sono fatte schiacciare dalle avversarie. Katia Serra, ex calciatrice e commentatrice Rai, in un'intervista a Fanpage.it, ha analizzato il disastro della Nazionale italiana femminile.

Dal clamoroso autogol della Orsi passando per i diversi errori in fase di impostazione, le azzurre sono uscite con le ossa rotte dalla sfida contro il Sudafrica e Bertolini di certo non si è nascosta: "Oggi l’avversario principale non era il Sudafrica ma noi stesse – ha spiegato la CT -. I 5 gol subiti contro lo Svezia ci hanno tolto certezze". Serra però ha criticato soprattutto alcune scelte nelle convocazioni, come ad esempio quella di tenere fuori Galli, Bergamaschi e Piemonte: "Per me questi tre tagli sono stati ingiustificabili". L'ex calciatrice attribuisce anche alla Federazione alcune responsabilità dopo questo fallimento ai Mondiali: "Il movimento si è rallentato molto nell'ultimo anno e dopo il disastro agli Europei andava cambiata la guida tecnica".

Katia, la disfatta dell’Italia ai Mondiali ti ha sorpreso o avevi qualche presentimento?
"Non mi ha sorpreso. Dall'inizio sostengo che non si può improvvisare una squadra un mese prima del Mondiale. Il ringiovanimento doveva avvenire prima, non all'inizio del torneo. Infatti in campo non c'era intesa, si vedeva".

Cosa è andato storto?
"Il lavoro deve sempre fare la differenza ed è questo che non è andato: è stato tardivo e non idoneo".

Che idea ti sei fatta sulla scelta del CT Bertolini? Sono state molto discusse sia le convocazioni che le formazioni.
"Penso che dopo il disastroso Europeo di un anno ci fosse bisogno di un cambio di guida tecnica, per dare il via a un nuovo progetto. La Federazione non l'ha voluto fare, navigando un po' a vista. Puntare su un gruppo giovane può rappresentare un'esperienza formativa, ma contro il Sudafrica serviva mettere in campo più esperienza dal primo minuto. Si sapeva che sarebbe stata complicata sotto tutti i punti di vista. La mancanza di elasticità è stato un fattore negativo".

Alla luce di quanto visto in campo: è stato un errore tenere Sara Gama fuori dai Mondiali?
"No, piuttosto sono mancate Galli, Bergamaschi e Piemonte. Per le loro caratteristiche e per l'età sono state tre esclusioni che non mi spiego. Galli ci avrebbe fatto comodo a metà campo perché in quella zona non abbiamo fisicità. La stessa Piemonte viene dalla sua miglior stagione. A destra poi la giocatrice più internazionale e più pronta è Valentina Bergamaschi. Per me questi tagli sono ingiustificabili perché parliamo di ragazze giovani e nel pieno della maturità, rispetto ad altre in parabola discendente.".

Ti è piaciuta la gestione di Girelli? È stata ai margini nonostante si sia rivelata il nostro attaccante più efficace.
"Cristiana è una giocatrice che ha nel colpo di testa una qualità speciale. Se la schieri devi fare un gioco che ne esalti la sua specialità. A livello internazionale i ritmi di gioco a volte sono molto alti in relazione al suo potenziale atletico. Credo che sia un limite della sua carriera. Ma per le sue doti indiscutibili, a cui abbina la capacità tattica di adattarsi a più modi di stare in campo le avrei dato più minutaggio, sì, ma ci stava che giocasse da subentrata".

Bertolini ha già lasciato intendere di essere pronta ad assumersi tutte le responsabilità: dove è mancata di più la mano della selezionatrice?
"Nel non mettere in discussione le proprie idee, l'errore più grande. La forza dell'allenatore invece è quella di avere elasticità rispetto al momento. È stata sbagliata l'ostinazione sulla marcatura a zona sulle palle inattive. A causa di questa scelta abbiamo fatto figuracce, la Svezia è stata solo l'ultima di una lunga serie".

Da chi dovrà ripartire questa Nazionale?
"Da un gruppo che necessariamente andrà ringiovanito, anche se gran parte delle ragazze di questo Mondiale faranno parte del nuovo corso".

Quali sono – se ci sono – le responsabilità della Federazione dopo questa uscita di scena dai Mondiali?
"Iniziare il torneo con Bertolini in scadenza è una responsabilità. Dopo il disastroso Europeo e le due gare di settembre era il momento di cambiare, bisognava ripartire con un nuovo CT e un nuovo gruppo".

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La sensazione è che a certi livelli siamo ancora lontanissimi dagli altri. Perché siamo così indietro?
"Noi siamo di terza fascia a livello mondiale perché siamo partiti in gravissimo ritardo nel tentativo di far crescere il movimento. Dopo un'accelerata, da quasi un anno purtroppo ci siamo fermati e questo non aiuta. Anche a livello di selezioni giovanili bisognerà capire su quali criteri basarsi, se quello tecnico o quello fisico. Le cose non si improvvisano, sono aspetti indispensabili per decidere in quale direzione andare".

Perché oggi in Italia per una bambina è ancora troppo difficile iniziare a giocare a calcio?
"Su questo ci sono stati dei passi in avanti, lo si vede dal fatto che diverse famiglie hanno abbattuto un po' di resistenze nel portare le bambine a scuola calcio e dal fatto che le stesse chiedono sempre più spesso di giocare a calcio. Il nostro rimane comunque un paese molto eterogeneo e quindi non sempre alla richiesta di pratica corrisponde l'opportunità. Su questo bisognerà lavorare".

Oggi si è chiuso un ciclo: cosa bisogna fare affinché il lavoro di questi anni, su un movimento ancora in fase di lancio, non vada perso?
"Bisogna mettere al posto giusto le persone giuste, che abbiano a cuore il movimento e le competenze per farne parte. Non conta solo sotto l'aspetto tecnico, ma è un discorso a 360°, dalle scelte politiche fino a quelle mediatiche".

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