Kakhaber Kaladze, il vincente con un grande dolore dentro il cuore
La Georgia è una terra straordinaria, incastonata com’è tra i monti più aspri del Caucaso e il Mar Nero. I georgiani hanno preso l’asprezza e insieme la dolcezza della loro terra e sono un popolo che riescono a unire anime molto diverse fra di loro. Basta assaggiare un piatto della loro cucina. È quasi sempre una bomba colesterolica da far paura, ma ha anche tocchi delicati e profumati. Nello sport i georgiani eccellono nelle discipline in cui a dominare sono la forza (sollevamento pesi, judo (piccolo inciso: a Tokyo attenzione a Tato Grigashvili, un judoka davvero strepitoso), boxe, lotta). Ma insieme alla grande forza e alla indescrivibile capacità che hanno di resistere, i georgiani sono anche fantasiosi e creativi, facendo diventare il loro atto che dovrebbe essere di pura potenza un fatto quasi d’arte. Questo in parte è stato anche il calcio di Kakhaber Kaladze, difensore forte, potente, arcigno, ma che sapeva anche diventare altro quando l’occasione lo richiedeva.
Pochi sanno che l’anima dell’ultima meravigliosa Dinamo Kiev della storia, quella che vedeva ancora il panchina il Colonello Lobanovskyj e in campo Andriy Shevchenko aveva proprio Kaladze come perno della retroguardia. E infatti quando Sheva arriva al Milan e inizia subito a fare furore e ad avere voce in capitolo anche con la dirigenza, chiede a Galliani di correre a Kiev per prendere questo difensore fortissimo in ogni fondamentale, diventato in poco tempo anche un suo grande amico.
Al Milan poi diventa amico di tutti, in particolare di Rino Gattuso ed è epocale nonché geniale per il suo risvolto psicologico lo scherzo che gli ha fatto pochi giorni prima del suo compleanno. Lo descrive Carlo Ancelotti nel suo libro “Preferisco la Coppa”.
Il compleanno di Rino è il 9 Gennaio. Qualche giorno prima, all'inizio di un allenamento, Kaladze ci ha fermati tutti e ha chiesto la parola: "Mister, scusa ma devo dire una cosa importante".
"Prego Kakha"
"Mancano 3 giorni al compleanno di Gattuso".
Forse gli era saltata qualche rotella, ma abbiamo fatto finta di niente. La sera a cena, di nuovo "Scusate ragazzi devo parlarvi".
"Dicci Kakha".
"Mancano due giorni e quattordici ore al compleanno di Gattuso".
Il mattino seguente stessa scena. Ha alzato la mano e io non l'ho neanche lasciato parlare: "Vai Kakha…"
"Mancano due giorni al compleanno di Rino Gattuso."
I compagni cominciavano a ridere, Rino a incazzarsi. Si sentiva tirato in mezzo. Il conto alla rovescia è diventato un tormentone fino alla notte dell'8 Gennaio:
"Ragazzi mancano 3 ore al compleanno di Gattuso"
Rino ormai non riusciva più a controllarsi. L'avrebbe preso a bastonate. Finalmente poi è arrivato il 9 Gennaio: niente. Zero. Tutti zitti. Il silenzio dei giorni peggiori. Allora sono intervenuto io: "Kakha, non è che per caso hai qualcosa da dire?"
"No mister, e perché mai dovrei parlare?"
"Ma non ti sei dimenticato niente?"
"Direi proprio di no".
Ho guardato Rino con la coda dell'occhio, era carico come una bomba, pronto ad esplodere. Si è trattenuto, pensava di aver vinto lui.
Il 10 gennaio, a colazione, in ritiro, Kaladze si è avvicinato a me con una faccia tristissima. Sembrava che fosse successo qualcosa di grave: perciò mi sono preoccupato e gli ho chiesto: "Ma c'è qualcosa che non va?"
"Sì, mister, mancano 364 giorni al compleanno di Gattuso"
Boato in sala, eravamo di fronte a un genio.
Subito rincorso da Rino, che lo ha raggiunto e gli ha tirato un sacco di mazzate: credo sia lì che Kakha ha iniziato a sentire i primi scricchiolii al ginocchio…”.
Questo aneddoto spiega molto bene quanto era laterale il pensiero di Kaladze. Purtroppo la sua vicenda al Milan non ha avuto sempre momenti esilaranti. Poco tempo dopo essere arrivato nella società rossonera, proprio in Georgia, che soprattutto tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio era terra di bande armate davvero folli e molto pericolose, di cui si aveva una paura matta anche a Mosca, fu rapito suo fratello, Levan. Purtroppo solo nel febbraio del 2006 si verrà poi a sapere che era stato ritrovato il suo corpo. Un dolore che Kakha si porterà sempre dietro.
Da un punto di vista sportivo con i rossoneri vince davvero tanto, tra le altre cose due Champions League, e in patria diventa un vero e proprio mito. Così tanto influente che quando decide di schierarsi politicamente con il partito “Sogno Georgiano” di Bidzina Ivanishvili contribuisce in maniera decisiva alla vittoria e Bidzina lo ricompenserà, affidandogli il Ministero dell’Energia e delle Risorse naturali, un ministero fondamentale in un Paese che sviluppa una grande quantità di energia dalle centrali idroelettriche ma che dipende anche dalla Russia per quanto riguarda i gas naturali, nonché la vicepresidenza. Ha lasciato l’incarico solo perché ha voluto correre per la poltrona di sindaco di Tblisi, venendo ancora una volta eletto con il 51% dei voti al primo scrutinio.
E su queste vittorie politiche in serie, in un’intervista ad Avvenire, Kaladze dice una cosa molto interessante: “Quello che sono oggi lo devo al vostro Paese e al Milan. Quella mentalità vincente che avevamo da calciatori in rossonero, voglio trasportarla in politica. È fondamentale”.
È stato per anni uno di quelle anime magari più nascoste di altre che formano però una grandissima squadra. In allenamento tutti avevano paura di fare troppo i ribaldi con lui, perché capivano che con un georgiano non si può scherzare, così come in campo gli avversari non hanno mai più di tanto cercato “casini” con un calciatore dalla faccia enigmatica. Era però un grande compagno di squadra, un uomo e calciatore affidabile e per anni anche un “creatore di gruppo” grazie anche alle sue quote nel ristorante “Giannino” di Milan, diventato casa dei rossoneri e non solo per un lungo periodo. Oggi è la faccia della Georgia del mondo e, tifosi del Milan e no, non possiamo che esserne contenti.