Juventus, zero tiri in porta a Lione: il manifesto di un fallimento
Per disamorarsi basta un'ora. Un'ora di palleggio supponente condanna la Juventus alla sconfitta a Lione. I bianconeri chiudono senza tiri in porta, e in Champions non succedeva dal 2014. La sconfitta ha il volto di Rabiot, lento, svagato, impreciso nonostante i complimenti della vigilia di Sarri. Ha la poca aggressività di un Bentancur amletico nelle occasioni che decidono la partita. Il 4-3-3 slega Cristiano Ronaldo e Dybala, che svuota l'area senza nessuno che approfitti dello spazio e riempia il vuoto.
Il Lione copre bene, aggredisce riparte veloce. Vince 1-0, corre più e meglio nel primo tempo e nel secondo aspetta che passi l'onda. La Juve finalmente si scuote, entrano Higuain e Ramsey e il gioco fluisce veloce quanto più disperato. I bianconeri aspettano troppo per superare il limite che trasforma le paure in motivazioni. Il doppio dei passaggi, le quattro occasioni in più, i 92 palloni che ha distribuito Bonucci, i 24 che Dybala ha diretto nella trequarti offensiva aumentano i rimpianti. Non incidono i 55 passaggi tra Bonucci e Alex Sandro, e i 46 tra il centrale azzurro e De Ligt. La Juve è frenata troppo a lungo, e quando scioglie le trecce ai cavalli è troppo tardi.
Le formazioni
Sarri promuove Rabiot mezzala con Bentancur nel 4-3-3 cangiante, anche se il francese brucia la prima transizione pericolosa della Juve, ispirata da Dybala, con una "pallaccia" per Danilo libero a destra.
Rudi Garcia difende il 3-5-2 con Aouar all'inizio stretto sulla linea di centrocampo e non da trequartista. La Juve, in blu, cerca di aggirare il centrocampo dei francesi, una linea a cinque con due '96, due '97 e un '98: la gioventù al potere. Gioventù che vuol dire possibilità di ispirazione se il gioco si infiamma, ma anche discontinuità, la stessa che ha prodotto le nove sconfitte in campionato nonostante il terzo attacco della Ligue 1 e solo due gol subiti in più del PSG.
Il Lione aspetta, Rabiot è troppo lento
Dybala, "nove falso" e verissimo leader dell'attacco, fa guadagnare tempi di gioco ai bianconeri nei ribaltamenti. Il Lione teme il centravanti che non dà punti di riferimento e difende con un 5-4-1 compatto, chiusissimo: tutti sotto la linea della palla e che sarà sarà.
La speranza dei francesi, a cui Garcia non ha dato un'identità chiara dopo il suo arrivo in panchina per l'esonerato Sylvinho, sta in Ekambi e Dembelé: il primo per la velocità, il secondo per la qualità sotto porta. Per il resto, l'OL aspetta la Juve. Dybala si allarga sul centro-destra, svuota l'area e lascia più campo e libertà a Cristiano Ronaldo. Bentancur sembra più pronto di Rabiot negli inserimenti senza palla nei corridoi che si aprono quando il portoghese taglia verso l'area. Ma la Juve fatica ad aggirare lo schieramento dell'OL, con Bruno Guimaraes e Tousart che si abbassano molto e Aouar si trova costretto ad arretrare o a rimanere più staccato al momento di risalire il campo.
Bentancur distratto e poco aggressivo
Il possesso bianconero è insistito ma piuttosto lento, scolastico. E la prima occasione è per il Lione. Di nuovo emergono le passività di cui Sarri ha parlato tante volte. Si vede nella marcatura a zona su calcio d'angolo. Contro Ekanbi che arretra per farsi spazio sul primo palo, Bentancur esce lentamente dalla sua posizione e si fa anticipare: la torsione rimbalza sulla traversa. La difesa a zona funziona se chi difende cerca la palla e non la aspetta. Il principio varrebbe anche in attacco. Chiedere sempre a Bentancur che segue con un attimo di ritardo sul cross sul secondo palo di Cristiano Ronaldo, che torna alle origini, dribbla, punta l'uomo e cerca il fondo a sinistra.
C'è sempre lui a chiudere su Tousart, che porta il Lione in vantaggio alla mezz'ora. De Ligt è fuori dal campo con la tempia che sanguina, al primo ribaltamento Danilo deve improvvisarsi centrale ma l'errore non è di posizionamento. Ancora una volta è il livello di aggressione che scende sotto il livello di guardia. In area la Juve non marca, Bentancur di nuovo guarda ma si fa anticipare da Tousart che la prende anche male ma la mette sotto l'incrocio.
Juve, fraseggio armonico ma sterile
Oltre a Bentancur, anche Cuadrado difetta nel passaggio dalla teoria alla pratica. Disperde troppi palloni con la Juve in uscita. Una Juve che soffre, che raramente tenta i cambi di gioco sul lato debole ma preferisce le percussioni di Alex Sandro con Cristiano Ronaldo che segue in traccia interna e Dybala ad aprire la difesa francese a destra. O almeno a provarci. Il problema è che le linee rimangono strette nelle transizioni negative, quando è il Lione a recuperare il possesso e puntare la porta. Così i bianconeri faticano a scivolare da un lato all'altro e ripiegano verso l'area. Ma con una difesa passiva, è un pericolo in più e non una protezione per Szczesny. Non troppo coinvolto, né particolarmente incisivo nella fase di possesso, Pjanic: un altro fattore che complica la partita della Juve.
Entrano Ramsey e Higuain, la Juve si sveglia tardi
Anche nel secondo tempo la Juve gira intorno all'area di rigore, gli attaccanti si muovono all'indietro, portano fuori i difensori ma poi non c'è chi da dietro si inserisca negli spazi. Così, Sarri dopo un quarto d'ora di infruttuoso traccheggiare contro un Lione che tiene la linea a tre bloccata, arretrata ma non troppo, toglie Pjanic per Ramsey. Porta Bentancur regista basso, al gallese chiede di aumentare la presenza negli ultimi trenta metri, negli spazi di mezzo, in caso di ripartenza veloce. La Juve in questo modo tende più naturalmente al recupero in avanti del pallone, il gallese facilita la circolazione alta. Ne beneficiano Alex Sandro e Cuadrado, Dybala si libera per una volta dal complesso del "falso nove" e al 69′ si butta dentro da centravanti vero su cross da sinistra: è l'occasione migliore per la Juve, palla fuori.
Sarri cambia ancora, dentro Higuain per Cuadrado. Si gioca col tridente "pesante" e Dybala largo a destra con Ramsey mezzala a supporto. La Juve finisce bene, in una sorta di 4-2-3-1 dopo l'ingresso anche di Bernardeschi. Nelle ultime occasioni, sui cross dalle fasce, sono tante le maglie blu. Ma la Juve continua a concludere male. CR7 chiede un rigore, con poche ragioni. Ne vorrebbe uno Dybala, con molte più ragioni. La Joya si vede giustamente annullare un gol per fuorigioco, ma è palpabile la preoccupazione della difesa del Lione contro una Juve più alta, aggressiva, veloce. E' palpabile anche una domanda, sospesa tra il Rodano e la Saona: perché questa Juve si è vista solo per l'ultima mezz'ora?