Juventus-Napoli 3-0 a tavolino, perché? L’analisi della sentenza del Giudice Sportivo
Un documento di circa sei pagine, estremamente dettagliato e pesato nelle parole, ha messo la parola fine sul caso Juventus-Napoli. Almeno sul piano sportivo e per il momento, in attesa del prevedibile (in parte già annunciato) ricorso del Napoli. Il Giudice Sportivo ha deciso per il 3-0 a tavolino con un punto di penalizzazione in classifica per gli azzurri. Tutto come da regolamento, in base alle norme federali previste in caso di mancata presentazione di una squadra. Ma come si è arrivati al verdetto punitivo nei confronti del Napoli?
Il Giudice Sportivo parte con una premessa: "È preclusa ogni valutazione sulla legittimità di atti e provvedimenti delle autorità sanitarie statali e territoriali, nonché delle autorità regionali". Il ruolo delle ASL è espressamente riconosciuto e rispettato e lascia in qualche modo in sospeso l'ambiguità normativa che si è venuta a sviluppare tra le righe del protocollo. Come a dire: ci limitiamo a decidere per quanto riguarda la sfera sportiva, senza sconfinare in altri ambiti.
Il divieto di trasferta dalla ASL al Napoli
Il tema centrale della questione viene subito messo in chiaro nel lungo comunicato: le cause di "forza maggiore", quelle che per il Napoli hanno impedito la partenza per Torino e salverebbero il club dalle sanzioni previste dalle normative FIGC. Dall'analisi del carteggio tra il Napoli e le ASL, secondo il Giudice Sportivo, non sussistono. O meglio, si materializzano soltanto nella giornata di domenica 4 ottobre alle 14:13, con la risposta dell'ASL Napoli 2 alle "ulteriori richieste di chiarimento" da parte del Napoli: è solo a quel punto che si riconosce "connesso l'isolamento domiciliare al divieto di recarsi a Torino", con conseguenti ed "evidenti profili di possibile incompatibilità con la mera applicazione delle regole del protocollo FIGC".
Ma a quel punto, secondo il Giudice Sportivo, "la prestazione sportiva da parte della Soc. Napoli era nel frattempo oggettivamente divenuta di suo impossibile anche sotto il profilo logistico-organizzativo". A sostegno di questa tesi si sottolinea anche come il Napoli avesse provveduto a disdire il viaggio aereo a Torino già dalla serata di sabato 3 ottobre.
Le comunicazioni tra Napoli e ASL prima di domenica
Fino a quel momento, per il Giudice Sportivo, le ASL non avevano impedito in modo esplicito la trasferta al Napoli. Le comunicazioni intercorse tra il club e le autorità sanitarie nelle giornate di venerdì e sabato "delineano un quadro che non appare affatto incompatibile con l'applicazione delle norme specifiche dell'apposito Protocollo sanitario FIGC, e quindi con la possibilità di disputare l'incontro di calcio programmato a Torino". In particolare si fa riferimento alla prima comunicazione, risalente a venerdì 2 ottobre (dopo la positività di Piotr Zielinski) nella quale è la stessa ASL a ricordare al club azzurro come la "la responsabilità nell'attuare i protocolli previsti dalla FIGC per il contenimento dell'epidemia da COVID-19″ fosse "in campo alla Soc. Napoli".
"I primi segnali che giungevano dalle autorità apparivano obiettivamente non ostativi all'applicazione del protocollo e dunque all'effettuazione della trasferta", insiste il Giudice Sportivo. Che spiega, inoltre, come da parte del Napoli sia stata proposta "reiteratamente istanza per il rinvio" della partita. Quasi a voler ribadire la teoria emersa da più di un passaggio del comunicato: la "prestazione" del Napoli, intesa come trasferta a Torino, era stata "da tempo unilateralmente rinunziata e divenuta ormai nei fatti impossibile". Ancor prima del divieto, diventato evidente soltanto nella giornata di domenica, a poche ore dal calcio d'inizio della partita. È questo il quadro che saranno chiamati a ribaltare i legali del club azzurro non appena sarà avviato l'iter del ricorso: il primo step è previsto presso la Corte Sportiva d'appello della FIGC.