Juve, bastano 10′ in stile Sarri. La Roma gioca con i singoli ma perde come squadra
La Juventus si riporta in testa alla fine del girone d'andata. La squadra di Sarri vince 2-1 all'Olimpico contro la Roma. I primi dieci minuti bianconeri sono una dichiarazione d'intenti: pressing alto, recuperi decisi, due gol. Poi la Juve si abbassa ma la Roma non accelera se non per spunti individuali. Non convince il possesso negli ultimi trenta metri, rallentato e poco coordinato. Si fanno male Demiral e Zaniolo, che esce in lacrime e non smette di piangere nemmeno quando arriva a Villa Stuart. Gli errori aumentano, anche da parte della Juve che si ammorbidisce e sbaglia appoggi e scelte. Un rigore illude la Roma, ma la Juve controlla spazi e partita.
Il vantaggio immediato della Juve
La Roma conferma lo stesso undici della sconfitta contro il Torino, Sarri insiste con Demiral al centro della difesa insieme a Bonucci. Non c'è il tridente delle meraviglie, ma Ramsey alle spalle di Dybala e Cristiano Ronaldo.
La Juve pressa subito alto su Zaniolo e Pellegrini, due delle principali fonti di gioco della Serie A. CR7 va a sfidare Mancini, che è il difensore più falloso della Serie A. Proprio dal primo calcio di punizione sulla trequarti, passa la Juve. Calcia Dybala, Smalling la sfiora solo e sul secondo palo Kolarov si perde Demiral: il tocco di stinco vale l'1-0.
Dybala arretra e si allarga, come Cristiano Ronaldo
I complessi meccanismi offensivi della Roma prevede che Diawara si abbassi tra i centrali mentre Kolarov e Florenzi salgono, con Zaniolo e Perotti più stretti ad accompagnare le sovrapposizioni. Interessanti gli accoppiamenti individuali: Alex Sandro tiene Florenzi, Dybala gioca largo e va a schermare la linea di passaggio per Perotti. Con CR7 e Dybala, alla Juve servono gli inserimenti di Ramsey e delle mezzali, visto che i due attaccanti allargano i due centrali giallorossi e creano le condizioni perché qualcuno si liberi da dietro. Il meccanismo dell'attacco di Sarri, infatti, funziona con Dybala nella sostanza più trequartista anche di Ramsey. Porta fuori posizione Smalling e soprattutto Kolarov, e nello spazio che si apre sul centro-sinistra si può infilare il gallese o Rabiot.
Fonseca comunque invoca il pressing alto, chiede a Dzeko, Pellegrini o Zaniolo di andare a ostacolare la costruzione dell'azione della Juve. Ma con una squadra così aggressiva negli spazi, è letale l'ingenuità in uscita palla di Veretout. Il francese di fatto non vede Dybala e produce il netto rigore del 2-0 dopo dieci minuti. Lo trasforma Cristiano Ronaldo, ed è un segnale di crescita complessiva della squadra in termini di attenzione e applicazione, nel pressing alto e nell'occupazione degli spazi nelle transizioni.
Gli infortuni a Demiral e Zaniolo
Si fa male Demiral al ginocchio, ricadendo dopo uno stacco di testa: entra De Ligt. La Roma vorrebbe un rigore (che non c'è) per salvataggio di Rabiot su Pellegrini con l'avambraccio attaccato al corpo. L'azione parte con la fuga di Florenzi che traccia un cross basso, respinto da Szczesny sul trequartista giallorosso. La squadra di Fonseca, come si nota anche da questa azione, è indotta a costruire già da dietro verso le fasce. Fa molta più fatica, invece, a portare gli uomini creativi, come Zaniolo o lo stesso Pellegrini, tra le linee nei corridoi tra centrale e terzino avversario. Il doppio immediato vantaggio evidentemente consente alla Juve anche di coprire meglio quelle zone, con più attenzione e un maggiore equilibrio nelle letture preventive.
Zaniolo e Pellegrini non si aiutano nemmeno troppo a crearli o trovarli questi spazi, nonostante un ottimo lavoro di Dzeko che fa abbassare i due centrali della Juve. il segnale della rabbia impotente della Roma è nei 40 metri di scatto solitario di Zaniolo che ritarda la verticalizzazione e viene fermato da dietro di Rabiot. E' l'ultima sua immagine, prima di un pianto dirotto e di un'uscita in barella. Fonseca manda in campo Under, ma alla Roma mancano velocità una volta recuperato il pallone e gioco collettivo negli ultimi trenta metri.
Ripresa: la Roma gioca corto ma il possesso è lento
Prevedibilmente la Roma si alza nel secondo tempo, sempre con i terzini a dare ampiezza. Ma la precipitazione non aiuta nel direzionare i cross dal fondo o nelle conclusioni sporche che i giallorossi ottengono, in una fase in cui la Juve non va ad attaccare il pallone.
La partita rimane bloccata. La Roma non fa girar palla in maniera abbastanza veloce per portare fuori posizione i difensori, aiutati all'occorrenza anche dalla copertura aggiuntiva di Pjanic su Dzeko. La Juve ribalta il gioco solo con iniziative individuali, con le progressioni di Cuadrado e qualche intuizione di Dybala. I bianconeri continuano a difendere stretti e proteggono bene l'area.
La Roma però insiste nel gioco corto, rari i cambi di fronte che potrebbero destabilizzare le linee compatte dei bianconeri. Fa poco, dunque, per mettere la squadra di Sarri in una posizione di svantaggio. E nelle transizioni negative, ovvero le situazioni in cui la Juve recupera palla, la difesa ripiega verso l'area più velocemente del centrocampo andando così ad allargare gli spazi sulla trequarti per i trequartisti bianconeri.
Il rigore di Under illude la Roma
Sono due giocate di Dzeko a far sperare la Roma. Prima prende il palo dopo una combinazione con Veretout e Pellegrini, poi accomoda sul secondo palo per Under nell'occasione del fallo di mano di Alex Sandro giudicato da rigore dopo la review al VAR. Perotti spiazza Sczesny: si è acceso Dzeko, si accende la Roma.
Sarri toglie Dybala per Higuain e Danilo per Ramsey. La Joya è furioso, il tecnico cerca evidentemente di aggiungere un uomo che sappia proteggere palla negli ultimi trenta metri e far salire la squadra. Danilo va a posizionarsi dietro a Cuadrado, a comporre una fascia destra con due terzini d'attacco e formare così il tridente atipico con il Pipita in mezzo e CR7 largo a sinistra. E' una situazione che permette alla Juve di difendere a quattro a centrocampo quando Florenzi supera Cristiano Ronaldo e di disporsi con più ampiezza in fase di non possesso.
Fonseca invece ha aggiunto dinamismo (66′) con Cristante per Veretout, chiedendogli di coprire più campo e inseguire anche un appannato Matuidi nello spazio di mezzo. Ma la Juve, che controlla da dietro come dimostrano gli oltre trenta passaggi scambiati tra Alex Sandro e Bonucci, non corre rischi.